Ascoli - Il Presidente D'Erasmo suona la grancassa e comunica al mondo la buona novella del recupero di una somma importante, ben 2.840.000 euro, derivante da economie del "vecchio" patto per l'agricoltura e la pesca.
Il Presidente tuttavia si scorda di aggiungere qualche piccolo dettaglio e cioè che a salvare dalla perenzione quei fondi, lo scorso luglio, fu il sottoscritto. All'inizio dell'estate 2014 appresi da fonti ministeriali che un somma di poco inferiore ai tre milioni giaceva nelle casse romane del dicastero a causa dell'avvenuta messa in liquidazione della società "Piceno Sviluppo". Andai al Ministero e convenni con l'Ing. Martini che il Comune di Ascoli Piceno si dichiarava disponibile a curare la gestione del Patto in luogo della società in liquidazione, potendo ottenere contestualmente la disponibilità dei tre milioni che avremmo potuto utilizzare per opere infrastrutturali di interesse pubblico.
I soldi, in questo modo, sono stati salvati ma D'Erasmo - appena insediato - già nell'ottobre scorso intervenne a "gamba tesa" sulla procedura estromettendo il comune di Ascoli Piceno e sottraendo al nostro territorio la disponibilità di una somma che, nei miei intendimenti, poteva essere destinata al completamento del polo universitario, o alla la definitiva realizzazione della pista ciclopedonale Ascoli/San Benedetto.
Decisi di non polemizzare con D'Erasmo, anche perché - conoscendo le condizioni finanziarie dell'ente - ritenni preferibile mantenere un atteggiamento prudente e non farmi condizionare dal pregiudizio politico nei confronti del Presidente PD. Ora le cose sono cambiate e dopo quasi sei mesi posso dire che quel primo "sgarbo" ha tutte le caratteristiche per essere considerato una prima tessera di un mosaico anti - ascolano che si va componendo con sempre maggiore chiarezza.
Mi sbaglio ? Me lo auguro ma Agata Christie non sarebbe di questo avviso. Diceva infatti la scrittrice che “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova". I tre milioni del patto tolti ad Ascoli, il mancato pagamento di più di due milioni di debiti verso l'Arengo, il golpe alla Start con il ritorno in organico del vecchio direttore, il veto ingiustificato sulla sesta vasca con la discriminazione di Ascoli nella distribuzione del traffico di rifiuti verso la Geta sono le evidenze più chiare che documentano il riflesso anti-ascolano di Palazzo San Filippo.
Temo che D'Erasmo, se non sarà capace di cambiare rotta optando per una condotta più pragmatica, razionale ed istituzionale, rischi di portare la provincia in testa coda, o forse in bancarotta. Di questi tempi, dopo la riforma Delrio, è impossibile governare una provincia contro il capoluogo, un capoluogo che non può essere ridotto a bancomat di Palazzo San Filippo a causa degli autovelox distribuiti come tagliole sulle strade ascolane. Ecco le strade, per esempio la strada provinciale più importante, la Salaria che da giorni è interrotta con grande pregiudizio per tutti. Quell'interruzione è figlia della politica antiascolana di D'Erasmo ?
Non lo so, non credo ma c'è un solo modo di dimostrarlo. Toglierla alla svelta e ridare una dimensione civile al transito lungo la Salaria. I soldi ci sono, sono proprio quei residui recuperati dal sottoscritto e requisiti da D'Erasmo. Potrebbe essere una prima tangibile risposta ai dubbi di Agata Christie.