Sulla legge d’iniziativa popolare in difesa del territorio e del paesaggio sottoscritta da oltre 5000 marchigiani
Ancona - Ancora una volta il Consiglio regionale ha evitato di discutere la legge d’iniziativa popolare in difesa del territorio e del paesaggio sottoscritta da oltre 5000 marchigiani.
Una legge che ha il suo cardine nella salvaguardia del territorio come bene comune indisponibile alla speculazione e che individua nel controllo democratico dal basso lo strumento di indirizzo e di programmazione.
Aldilà delle “furberie” di fine legislatura, si tratta di un chiaro segnale della volontà di avere mano libera su promesse e patti trasversali. L’inequivocabile conferma dell’impermeabilità di questa politica alle istanze di partecipazione e di protagonismo sociale che sono gli unici e ultimi anticorpi alla deriva del populismo becero sapientemente utilizzato per distruggere i presidi democratici del Paese, con un’ offensiva dall’ alto, con le cosiddette “riforme” che sfregiano la Costituzione, e dal “basso” con le leggi che distruggono i diritti sociali e del lavoro.
In questa supponenza ed arroganza dove il Partito Democratico, in tutte le sue sfumature, e Spacca recitano la stessa parte in commedia, identici e indistinguibili, c’è tutta la miseria della politica politicante autistica e incapace di confrontarsi con la vivacità sociale e subalterna ai poteri forti ed al “pensiero unico” che idolatra mercato, profitto e competitività.
Sostenere le ragioni di quella legge e continuarne la battaglia è un nostro impegno.