Ancona - Pietro Marcolini saluta Ancona nel penultimo giorno di campagna elettorale delle Primarie del centrosinistra in un Auditorium della Fiera della Pesca pieno di persone. Amministratori, volontari dei comitati, cittadini, membri di associazione. Proprio le persone, così importanti nel pensiero di Marcolini per “ossigenare il partito e rifiutare la logica del “meno siamo, meglio stiamo” sono venute ad ascoltarlo e supportarlo quasi al termine della cavalcata in vista del voto del primo marzo.
“La
gente – ha detto Marcolini - non vuole soltanto la denuncia. Vuole
qualcuno che abbia la pazienza di prendersi anche delle accuse. Anche
per il lavoro che la politica non ha fatto. Vuole qualcuno che si
intesti la volontà di risolvere i problemi. In questa ultima
settimana c'è stato l'accentuarsi di una preoccupazione, modesta a
dire il vero, di imputare tutto quello che non va al proprio
competitore, di descrivere la Regione come un campo di macerie
attraverso cui camminare guardinghi perché piena di trappole.
Dobbiamo riconoscere ciò che di buono è stato fatto da ciò che
deve essere corretto e migliorato. Se non facciamo dei distinguo, se
diciamo che tutto è andato male, sarà difficile dire agli elettori
di confermarci la fiducia dopo le Primarie. Il confronto deve tornare
sui programmi. Anche se per qualcuno può essere impegnativo”.
L’intervento di Marcolini è stato incentrato a lungo sull’economia. Vincere la sfida è possibile per le Marche anche se si parla di una “crisi molto più vasta e approfondita di quello che sembra. Io ho presentato quattro progetti: aree interne, sviluppo ambientale e sostenibile, lavoro giovani e imprese , riordino e riorientamento della sanità e della assistenza”.
Un programma discusso con collaboratori, esperti, docenti universitari che hanno affiancato Marcolini in quest’ultimo periodo. Scuola e cultura sono pilastri di una infrastruttura più complessa e articolata. Le sempre minori risorse alla scuola devono condurre a prendere impegni e attivare strategie. Bisogna anche pensare ad un coinvolgimento di tutta la popolazione per un programma di istruzione permanente.
Istruzione
come avamposto del Made in Italy, aperta alla comunità in orario
prolungato coinvolgendo anche gli anziani che ci possono dare una
mano nella gestione delle nostre biblioteche, i nostri musei e i
nostri beni culturali. Il primo progetto che attuerei come
presidente?
Ho elaborato con Marco Pacetti un progetto di banda larga
in tutte le scuole delle Marche che parte con circa 100 sedi sino ad
arrivare a 160. Un segnale di attenzione per gli eroi che insegnano
nella scuola. Per effettuare quel salto cognitivo che dia la
possibilità ai nativi digitali di correre sulla stessa lunghezza
d'onda di chi vive a Parigi Londra o New York”.
E
poi, università con l’armonizzazione didattica dei quattro atenei
evitando doppi corsi e sprechi amministrativi, salvaguardando le
specificità e la storia; diritto allo studio come diritto più
importante da preservare da ogni attacco della crisi con “più
risorse per la scuola anche attraverso il fondo sociale europeo
perché è la struttura fondamentale per lo sviluppo della nostra
società.
La cultura ci consente di intercettare i percorsi di
sviluppo che sono nella nostra regione. L'editoria, il cinema, la
comunicazione.
L’effetto della spesa di un euro, anche differita
nel tempo, torna sempre indietro accresciuta con rendimenti immediati
certi. Con l'investimento nella scuola e nella cultura si
contribuisce a determinare quella riconversione del sistema
produttivo nella parte più delicata dell’agricoltura e del
biologico, nei servizi avanzati, nelle imprese”.
Il
futuro dunque passa dai giovani “da occupare, catturando le risorse
europee basandosi sulle competenze delle università, dei
professionisti. Voglio bene a questa terra, voglio bene a le persone
che la vivono è la amano. Non possiamo permetterci che i prossimi
cinque anni siano come quelli che sono appena trascorsi. Dobbiamo
avere la speranza di migliorare e migliorarci” ha concluso
Marcolini tra gli applausi e gli in bocca al lupo.