Ancona - Domenica 1
febbraio il Partito della Rifondazione Comunista delle Marche ha
celebrato il suo congresso straordinario al termine di un percorso di
mesi che ha visto impegnati i circoli e le federazioni e al quale hanno
partecipato un altissima percentuale di iscritti, in alcuni casi, come
nella federazione di Ancona, vicina al 50%.
Un risultato e una
percentuale di partecipazione, la più significativa dei congressi
regionali del partito, che testimonia la volontà di tante e tanti di
rilanciare l’azione di Rifondazione nelle Marche dopo un lungo periodo
di difficoltà e di assenza di direzione e di progetto supplita solo
dalla vitalità e dall’impegno di alcuni territori, dei circoli
territoriali e dei suoi militanti.
Al termine dei lavori il nuovo Comitato Politico regionale ha eletto come segretario regionale Massimo Rossi, figura la cui storia politica nella regione è già nota, che ha accettato l’incarico come impegno, in un arco di tempo limitato ma intenso, di riorganizzare il partito come un collettivo capace di mettere a disposizione la ricchezza della sue militanze e un patrimonio politico importante, nella costruzione di una più vasta soggettività sociale e politica che raccolga nella nostra regione la voglia di alternativa e di sinistra.
Dichiarazione di Massimo Rossi: "Ho accettato dopo tanta incertezza la proposta di guidare la segreteria di Rifondazione Comunista delle Marche per una fase ben definita.
Una fase di riorganizzazione volta a ridare utilità ed efficacia ad un patrimonio politico ed umano costituito dalla generosità di centinaia di compagne e compagni, da tempo frustrati e resi immobili da sterili conflitti interni.
Una fase transitoria che prepari un forte rinnovamento anche dei volti e dei dati anagrafici dei protagonisti.
Una fase cruciale per la costruzione di una nuova soggettività politica antiliberista capace di proporsi come alternativa di governo nelle Marche e nel Paese. Una soggettività plurale e partecipativa che, sulla scia delle positive esperienze europee, sia capace di includere a pieno titolo tutte quelle espressioni collettive e soggettive della società, in rotta con le distruttive e barbare logiche di mercato che ispirano ogni azione del sistema di potere vigente.
Una fase in cui i dirigenti delle forze politiche debbono a mio parere fare un bel passo indietro per dare spazio nei luoghi della rappresentanza ai testimoni diretti delle piccole e grandi vertenze sociali e nel conflitto di classe, che animano i nostri territori.
Per me si tratta di un nuovo impegno, tutto volontaristico e molto gravoso, da rendere a fatica compatibile con i miei impegni familiari e con lo stupendo lavoro di insegnante in un professionale.
Mi hanno indotto ad accettare il senso del dovere ed una sorta di senso di colpa generazionale per quanto non siamo riusciti a fare per arginare lo scempio in atto di diritti e di democrazia, dopo aver ricevuto in dono dai nostri padri un Paese civile e pieno di speranza.
Mi ha convinto la solidarietà delle compagne e dei compagni di Rifondazione marchigiane/i che dopo avermi chiesto di assume l’impegno si sono prontamente offerti per condividere appieno questa esperienza in modo assolutamente partecipativo. ...L’unica modalità con cui da sempre riesco a lavorare".