Invece accade che dal 13 ottobre scorso si sono svolti
solo 5 consigli provinciali (31 ott, 21 nov, 29 nov, 23 dic, 10 gen).
Molto poco per un organo di indirizzo e controllo, con specifiche
attribuzioni di carattere propositivo e deliberativo. Le prerogative
dei consiglieri provinciali, tra l’altro, non sempre sono state
adeguatamente garantite.
Si pensi ai tempi di produzione di alcuni
specifici documenti necessari per delle adeguate disamine prima di
esprimere la manifestazione di voto (cfr. pareri del collegio dei
revisori sempre qualche secondo prima dell’inizio della discussione
dell’ordine del giorno). Purtroppo a tutt’oggi mancano
fondamentali informazioni per poter tentare di consigliare, di
indirizzare, di dare alcune soluzioni a criticità manifeste o
elaborare delle concrete strategie, magari in condivisione.
Ad oggi manca un quadro veritiero del contesto economico/finanziario in cui versa questo Ente. L’approvazione dell’assestamento del bilancio è avvenuta con un parere non favorevole da parte del Collegio dei Revisori; la Corte dei Conti, rispetto al piano di riequilibrio finanziario pluriennale, accerta il mancato conseguimento degli obiettivi intermedi fissati con precipuo riguardo al previsto ripiano del disavanzo di amministrazione ed al cronoprogramma delle alienazioni immobiliari; pare che la verifica amministrativa contabile alla quale è stata sottoposta la nostra Provincia da parte del MEF e la formulazione delle controdeduzioni effettuate da esperti dell’Amministrazione non sono state totalmente accolte.
Si apprende attraverso la stampa che
abbiamo una nuova macrostruttura dell’ente.
Nessun indirizzo ci è
stato chiesto sul piano delle politiche del personale, così come
nessun piano e di qualsiasi genere è stato condiviso con i
consiglieri provinciali. Si ha l’impressione di trovarci davanti ad
una gestione commissariale e il tema più gettonato che si continua a
proporre ai media è quello degli autovelox.
Nelle more dell’adozione del nuovo
Statuto e relativi regolamenti attuativi, non si è trovato del tempo
utile per concordare un modus operandi del nostro agire, del nostro
procedere al fine di garantire la partecipazione più ampia e la più
ampia responsabilizzazione di tutte le parti in causa.
Qualcuno
probabilmente a ritenuto opportuno per tutti di non costituire
conferenze dei capigruppo o commissioni tematiche di approfondimento,
con la scusa dell’approvazione di un nuovo Statuto che tarda ad
arrivare.
Il consiglio provinciale avrebbe dovuto
svolgere entro il 31 dicembre 2014 le funzioni relative alla
predisposizione di atti preparatori e alle modifiche statutarie
conseguenti alla legge Delrio. Ebbene, al momento nulla di tutto ciò.
C’è stato un incontro di presentazione di una bozza (scritta pure
male) il 7 gennaio scorso per poi andare in consiglio provinciale il
10 successivo per rinviare il tutto per maggiori approfondimenti.
Nell’arco di 24/48 ore ho rappresentato qualche emendamento (più
di 100 per la verità) ma ha tutt’oggi nessuna risposta.
Con lo
spirito di leale collaborazione che spero possa contraddistinguermi
come pubblico amministratore manifesto sin da ora e pubblicamente al
Presidente Paolo D’Erasmo la mia piena disponibilità a collaborare
e presiedere i specifici incontri al fine di elaborare celermente la
proposta di Statuto.
Segnalo infine che, a tutt’oggi, non si è sentita l’esigenza di convocare l’Assemblea dei Sindaci, organo rappresentativo con poteri propositivi e consultivi. Eppure sino ad oggi siamo stati rassicurati che i sindaci avrebbero vissuto una stagione di protagonismo.
Senza mettere in discussione l’impegno
quotidiano sinora profuso dal Presidente, dopo 100 giorni di
attività, chiediamo a D’Erasmo di serrare le fila, di garantire
maggiore partecipazione e trasparenza anche attraverso il sito
istituzionale, di “promuovere una gestione collettiva e collegiale
della macchina amministrativa ed istituzionale provinciale,
coinvolgendo nelle questioni specifiche i consiglieri per quanto
possibile e consentito dalla normativa e mettendo a frutto al meglio
i talenti, le attitudini e le professionalità di ciascuno nella
gestione dei vari settori di competenza”.
Chiediamo di garantire
“la piena volontà di un confronto aperto ed un dialogo continuo
sulle tante problematiche del Piceno”.
E’ evidente che al presidente D’Erasmo non possiamo rimproverare il caos dell’attuale contesto normativo e finanziario in cui versa questa Provincia ma è anche altrettanto chiaro, nell’interesse primario di questa Provincia, che è ora di aprire una chiara vertenza politica nei confronti di coloro che ci hanno messo in queste condizioni, a partire dal suo partito che ha una grande responsabilità su tutto ciò che sta accadendo.
Dunque, dopo 100 giorni, ci aspettiamo un cambio di passo. Domani è già tardi, ma è meglio tardi che mai…".
Dice la sua anche Massimo Rossi. " C'è una situazione disastrosa dal punto di vista generale. Coalizione di forze, il Pd, hanno fatto grandi annunci e suggestioni di risanamento improbabile. D'Erasmo ha dichiarato testualmente alla stampa: “Come prima cosa andremo a verificare i conti nelle prime due settimane avvalendoci di esperti esterni di livello regionale e nazionale e della Corte dei Conti. La verifica non durerà più di due settimane poi saranno prese le decisioni, anche dolorose, per salvare la Provincia”. Questi erano il tono e gli annunci del presidente.
Dopo 100 giorni non ci sono azioni di risanamento, ma non c'è un quadro della situazione.
O quelli che sono stati eletti non sono riusciti ad avere il polso della situazione e quindi non ci hanno capito ancora niente, oppure vogliono gestire in maniera discutibile e irregolare questa situazione finanziaria, e per questo non la rappresentano, o, terza questione, vogliono coprire delle responsabilità pesantissime della loro parte politica che è artefice di questo disastro per ragioni di carattere demagogico.
Lungi da noi utilizzare i toni e la
strumentalità che il Pd utilizzava come opposizione ad ogni parere
contrario dei revisori dei conti. La politica per noi è affrontare i
problemi.
Questo modo di gestire la situazione denuncia
probabilmente, da parte del Presidente e dei suoi, l'esigenza di
occupare piccole postazioni di potere per un eventuale posizionamento
nell'ambito del ceto politico".