Macerata - Troppa gente vuole ascoltare Pietro Marcolini. La “piccola” Aula Verde non basta e così tocca trasferirsi nella più ampia Aula magna dell’Abbazia di Fiastra. Seconda tappa, ieri sera, del tour del candidato alle Primarie del centrosinistra per la presidenza della Regione Marche. Marcolini giocava in casa e si è visto subito dalla grande affluenza: circa 400 persone.
La serata ha tenuto anche a battesimo l’avvio operativo del gruppo di sostenitori di Marcolini. La provincia di Macerata ha quasi completato la raccolta di firme per la presentazione della candidatura. Un ultimo sforzo si concentrerà in questo fine settimana. Prima dell’intervento di Marcolini hanno portato la loro testimonianza Maria Paola Scialdone, Enrico Marcolini, Giovanna Salvucci, Marco Blunno, Cesare Carlucci e Margherita Ricciardi.
Tanti i temi trattati durante l’alternarsi degli interventi: istruzione e formazione, solidarietà e fiducia, cultura, turismo e valorizzazione del territorio, lavoro e crisi aziendali, sanità e merito.
Proprio
sulla sanità, Marcolini ha incentrato una parte del suo intervento.
“Dobbiamo avviare un rapporto diverso tra cura e prevenzione. I
tempi che viviamo, con la prospettiva di un aumento della longevità,
c’impongono un nuovo modello che punti sul territorio,
sull’integrazione socio-sanitaria e sulla sussidiarietà.
Se noi
sottraiamo all’ospedale un anziano cronico, responsabilizzando le
famiglie e i soggetti sociali facciamo una cosa buona, che grava di
meno sulla finanza regionale, aiuta l’integrazione del reddito
delle famiglie, l’affermarsi di nuove professionalità e la qualità
della vita dell’assistito. La cura della persona è un capitolo
cruciale della spesa regionale. Incide sui 3/4 del bilancio. Di
contro il dibattito è fermo alla creazione di nuovi ospedali. Chi
promette 400milioni per nuovi ospedali dice una cosa senza senso. La
sfida della sanità oggi è qualificare i servizi, investire in
tecnologie e valorizzare il personale”.
Insomma, programmare per tagliare gli sprechi e concentrare le risorse verso le priorità. “Penso al dissesto idrogeologico del nostro territorio - ha aggiunto Marcolini -. Se riusciamo a investire in prevenzione quello che abbiamo speso in emergenza, nel giro di 10 anni saremmo in vantaggio rispetto alle problematiche. La Regione è un Ente di programmazione, di scelte, non di gestione o di distribuzione a pioggia delle poche risorse disponibili”.
Guidare
i processi, dunque. Come quelli che andrebbero ad eliminare gli
sprechi. “Una Regione con 1,5 milioni di abitanti - ha proseguito
Marcolini - deve cercare di federare i quattro Atenei universitari,
valorizzando le specificità e le identità, ma evitando corsi
doppione e condizioni di accesso differenti.
Lo stesso possiamo dire
dei trasporti e degli efficientamenti possibili, aziendali e nei
servizi, che potrebbero produrre risparmi importanti. La macchina
regionale che in questi anni si è asciugata in termini di numero di
dirigenti e personale e che ha un rapporto dipendenti/abitanti del
tutto sobrio, ha bisogno di rimettere al centro la cultura
dell’organizzazione e la valorizzazione del merito per semplificare
e velocizzare il proprio modo di agire”.
Un’azione
per la quale serve quello che Marcolini chiama “un ottimismo tenace
e paziente verso la ripresa. Presto il Pd nazionale inizierà a
parlare delle aggregazioni interregionali. Penso che lo si debba fare
tirando fuori dal cassetto un tema che il federalismo in salsa padana
ci ha fatto dimenticare.
Serve un federalismo responsabile. Con lo
Stato a definire i livelli essenziali di assistenza e ogni comunità
regionale che decide come modulare la tassazione per avere più o
meno più servizi rispetto a quelli standard. Altrimenti, con i tagli
lineari, le Regioni rigorose come la nostra rischiano di essere
penalizzate ulteriormente. La nostra sarà una collaborazione leale
con il Governo delle riforme”.