Ancona – Sold out per Pietro
Marcolini al ridotto delle “Muse” nell'avvio delle Primarie
regionali del Pd. Pubblico in piedi, molti gli applausi che hanno
segnato passi incisivi di un Marcolini che mostra una personalità
politica forgiata da competenza e realismo.
Il candidato alla
presidenza della Regione Marche non teme gli slogan. Frantuma il
puzzle della rottamazione.
“Discontinuità e rinnovamento –
dice Marcolini - non sono valori ideologici. Una battuta
sull'anagrafe che pure ha un peso e suggerisce un ricambio. Non penso
che nei confronti Fassino o Chiamparino, si possano elevare problemi
anagrafici o di innovazione eppure hanno 4-5 anni più di me, così
come il presidente della Calabria o della Toscana: c'è un problema
di sostanza, di merito e di metodo.
Meglio un rinnovamento di
accompagnamento, che faccia da traino a un rinnovamento più largo -
ha detto fra gli applausi - che un rinnovamento nominale circondato
da vecchi conservatori.
Le primarie non possono essere un
regolamento di conti del congresso del Pd, ma un'occasione per
parlare alla comunità di progetti, idee”.
“La mia è una
candidatura non divisiva, - aggiunge Marcolini - ma di accoglienza e
ascolto, non ipotecata da conflitti interni al Pd e storie
ventennali. La vera novità sono io. E la società civile può essere
tentata di “compromettersi” in una piattaforma
politico-programmatica realista e ottimista”.
Ottimismo e
realismo che necessariamente però non si astengono dalla critica del
modello marchigiano passato al setaccio da una crisi che non
perdona.
“Le Marche, secondo uno slogan di Symbola, devono
tornare a fare le Marche. - dice l'assessore regionale a Bilancio e Cultura - Occorre guardare la realtà in faccia: è
cambiato un mondo, quello che è rimasto in piedi è lo straordinario
dinamismo e vitalità della nostra comunità imprenditoriale: 170
mila imprenditori che possono, sanno approntare uomini, mezzi e
capitali per affrontare sfide e opportunità diverse.
La
situazione è molto pesante e ha intaccato profondamente la natura,
la struttura dell'apparato produttivo. “Merlonia” sta
scomparendo, ma noi non siamo catastrofisti, ci sono tutte le
condizioni per rispondere alla durezza della crisi imboccando
percorsi nuovi sul versante della ristrutturazione e della
riconversione dell'apparato produttivo tradizionale che non è stato
liquidato”.
Poi Marcolini ci tiene a dare a Cesare
quel che è di Cesare sulla sanità marchigiana, premiata per quattro
anni consecutivi, secondo giudizi della Corte dei Conti sul piano
nazionale, quindi terzi, per la sua efficienza.
Al candidato
presidente non piace neppure l'icona del “sindaco delle Marche”.
“Non possiamo pensare alle Regioni come 20 staterelli. - continua
Marcolini – In parlamento c'è un approccio di revisione e di reset
del programma dell'istituto regionale che non è un grande comune,
un'idea che appartiene al passato, all'inizio delle Regioni”.
Occorre «un federalismo responsabile» e un accorpamento delle Regioni. “Io vedo un'alleanza con Umbria, Toscana e Emilia , - dice Pietro Marcolini - ma non un rapporto di subordinazione all'Emilia Romagna, di smembramento della nostra regione, senza civettare posizione subordinate con l'Emilia Romagna, ma affermando un'unità orgogliosa».
Sul piano delle alleanze per Marcolini
“nessuna pregiudiziale: insieme al Pd ragioneremo di contenuti e
programma”.
Non manca la toccata a Gian Mario Spacca, il
presidente uscente che ha fondato Marche 2020. Marcolini ribadisce
che il vincolo del tetto dei dieci anni di mandato è nello statuto
del Pd. Ma c'è una considerazione politica. “ Abbiamo condizionamenti soltanto di carattere politico e programmatico, abbiamo la necessità di avere un programma serio - dichiara Marcolini - che ci eviti convulsioni oppure manovre inspiegabili come quelle che si sono avvicendate nell'ultima tornata: rimpasti che hanno riguardato accordi misteriosi di governo che sono emerse alla luce con improbabili rappresentanze. E anche la nettezza di un ragionamento politico che riguarda la correttezza e la lealtà fra le forze politiche che lo costituiscono . C'è stato un punto di svolta con un'analisi politica diversa dove c'è stata una discontinuità con il Presidente: sono le elezioni politiche del 2013 quando Spacca si è spostato a sostegno
di un partito che non lo aveva eletto (Scelta Civica ndr). Lì si è celebrato uno strappo che ha generato difficoltà di governo”.
«Diverso – dice Marcolini - è il rapporto con una forza politica, evitando però giochi tattici, logiche infettate da personalismi, trappole e imboscate».
In prima fila i supporter del candidato Pietro Marcolini: da Alessia Morani a Piergiorgio Carrescia, dagli assessori Antonio Canzian, Marco Luchetti, Almerino Mezzolani al consigliere regionale Gianluca Busilacchi.