Le Marche cambiano verso

Le Marche cambiano verso

Non temiamo chi, in barba alla democrazia, ha cercato di boicottare i congressi per poi rivendicare la democrazia stessa imponendo il candidato

San Benedetto - Non ci sorprende il fatto che i nodi arrivino al pettine e le vere anime vengano allo scoperto. Come a Roma, così nelle Marche. Tutti invocano e sostengono il CAMBIA VERSO della politica che Renzi sta portando avanti, ma, quando questo avviene concretamente, gli stessi lo combattono con tutti i mezzi.

Un passo indietro: il congresso regionale (a cui ha partecipato lo stesso numero di votanti dei congressi provinciali di tutte le Marche, se non erro circa 15.000), pur fra mille polemiche, ha eletto l’Assemblea Regionale del Partito Democratico, organo sovrano del Partito, composto da 160 dirigenti, ed il segretario Francesco Comi.

Una fetta importante del PD marchigiano non ha partecipato alle votazioni. Alla luce dei numeri una rispettabile minoranza, considerandola in rapporto ai congressi provinciali, agli altri congressi regionali italiani e ai dati dell’ultimo tesseramento. Questa minoranza oggi ritiene ancora di dover dirigere il PD, esautorando nella sostanza l’Assemblea e la Direzione Regionale, in cui sono adeguatamente rappresentati.

Alla luce di tutto ciò stigmatizziamo gli ultimatum comparsi sulla stampa e certe dichiarazioni irrispettose nei confronti degli organi sovrani del partito, ma soprattutto delle persone che li compongono.

Bisogna prendere atto dello sforzo che il PD Marche sta facendo per CAMBIARE VERSO. Si è cercato di ridare ai territori il ruolo della centralità politica: migliaia i cittadini coinvolti con le campagne di ascolto, decine i tavoli aperti per la stesura del programma.
Nei congressi il PD è cambiato: chi frena questa inarrestabile ondata è fuori dal tempo e dalla politica.
Un nuovo modo di fare politica, sostenuta dal Circolo Nord del PD e da tutta l’Associazione “Adesso! San Benedetto del Tronto”, è stata portata avanti dall’attuale classe dirigente del PD Regionale a partire dal Segretario Comi, ed in questa novità noi ci rispecchiamo e non temiamo chi, in barba alla democrazia, ha cercato di boicottare i congressi per poi rivendicare la democrazia stessa imponendo il candidato.

Far sentire la voce dei circa 220 membri dell’assemblea e della Direzione regionale è compito del Segretario e del Presidente del PD, come previsto dallo Statuto. Sarà l’assemblea di domenica prossima a dire l’ultima parola; il resto è solo caos, fomentato proprio da quelli che lo denunciano.

Ci piace chiudere con una frase della prima campagna elettorale di Renzi, quella con Bersani avversario: “il vento non si ferma con le mani”. Il cambiamento è stato avviato e sarà inarrestabile, qualunque sia la decisione finale dell’Assemblea Regionale del PD, compresa l’eventualità delle primarie.