La politica nell'era dei click

La politica nell'era dei click

Caciotto:"E' finita la pazienza"

Ascoli - Una società sempre più veloce e liquida, un mondo dominato da smartphone e social network, un’epoca in cui la carta stampata riesce a stento a rimanere a galla con il web, qual è il posto della politica?
Si può organizzare ancora un’efficace campagna elettorale secondo gli antichi modelli istituzionali?

Di questo e molto altro si è trattato nel workshop, tenutosi ieri al Forte Malatesta in occasione del convegno “Forme della comunicazione politica 2014”, che dallo scorso giovedì ha visto un calendario ricco di appuntamenti, conferenze e dibattiti sulla comunicazione politica e istituzionale.
A confrontarsi con il delicato tema dei “Consigli per la definizione dei messaggi chiave e della realizzazione di piani operativi e di comunicazione, in vista delle elezioni regionali del 2015”, il Prof. Marco Cacciotto dell’Università di Milano che ha spiegato come il cambiamento del contesto sociale comporti una diversa attuazione del marketing politico.
Ciò che deve essere chiaro è che la politica, termine dal greco polis cioè città, ma utilizzato per indicare le modalità di governo, non può e non deve essere separata dalla collettività che la circonda. Se il mondo attuale è in balia della celerità anche la politica deve adeguarsi al suo passo.
Cosa allora ha comportato questo cambiamento?
Le nuove tecnologie, che hanno avuto una grande influenza sulle campagne elettorali e sugli stimoli forniti per decifrare gli avvenimenti. “Ciò che ha davvero trasformato il modo di vivere e vedere le cose è la pazienza - afferma il Dott. Cacciotto -  Se negli anni precedenti le persone erano disposte a concedere maggiori possibilità ai politici e alle loro manovre, oggi ilmotto è “tutto e subito”.  Non si è più disposti ad attendere mesi interi per l’approvazione di una legge, ma si vogliono risultati concreti nell’immediatezza, altrimenti ciò che si genera è la rabbia. Qualsiasi azienda o politico che ignori queste trasformazioni è destinato a fallire; ne consegue che per aver successo in questo contesto, fazioni e candidati hanno la responsabilità di dover cambiare approccio verso la comunicazione".

Da qui la necessità di condurre le campagne attraverso quattro schermi, quegli stessi mezzi di cui oggi sembra non poter più fare a meno: smartphone, tablet, computer, televisione.
Dato ancor più sconcertante è che l’elettore medio dedica circa 4m alla settimana della propria vita alla politica; questo dimostra che se da un lato si vive in un cosmo globalizzato, dall’altro non bastano solo poche semplici mosse su Facebook o Twitter per avere la certezza che il messaggio sia arrivato a tutti i votanti. Per la maggior parte della popolazione la politica è un’immagine di un telegiornale o il vano ricordodi un titolo letto su qualche rivista. Ciò che fa la differenza, allora, è la strategia e la personalizzazione della stessa.
Una efficiente campagna comunicativa dovrebbe avere un buon piano e analizzare il contesto socio-economico di un’epoca che si potrebbe definire “dell’ansia”, in cui la rabbia e la paura sembrano fare dapadrone. Allora si dia il via a campagne non convenzionali e a veri piani che siano vicini alle autentiche problematiche delle persone perché ricordate: “tutti hanno un piano finchè non si prende un pugno in bocca”.