Appignano del Tronto - La lettera di Nazzarena Agostini, sindaco di Appignano del Tronto ai seguenti indirizzi: Alle 662 amministrazioni pubbliche che hanno ottenuto i finanziamenti per l’edilizia scolastica previsti dall’art. 18 ,commi 8- sexies, del decreto legge n. 69 del 2013, c.d. decreto del Fare e Al Presidente Del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, Al Ministro dell’Istruzione Università e Ricerca Stefania Giannini, al Dirigente del Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca, Simona Montesarchio, al Ministro dell’ Economia e Finanze Pier Carlo Padoan, al Ministro degli Affari Regionali ed Autonomie Maria Carmela Lanzetta, al Presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca, all’Assessore regionale all’edilizia Scolastica Antonio Canzian e All’UPI
"OGGETTO: Segnalazione gravissima situazione finanziamenti per l’edilizia scolastica (art. 18, commi 8-sexies, del decreto legge n. 69 del 2013, c.d. decreto del Fare).
Nella mia qualità di Sindaco ho avvertito l’impellente necessità di rendere pubblica questa lettera di denuncia per portare a conoscenza degli altri amministratori del territorio nazionale e, più in generale, dell’opinione pubblica tutta, l’assurda e grottesca situazione che si sta determinando in merito al programma di finanziamento dell’edilizia scolastica previsto dal c.d. decreto del Fare che, se verrà attuato nelle modalità annunciate, porterebbe tutti gli enti beneficiari dei finanziamenti ad una gravissima situazione di disavanzo finanziario. Come noto, con il decreto numero 906 del 5 novembre 2013 (pubblicato nella gazzetta ufficiale n. 289 del 10 dicembre 2013), 662 enti locali italiani sono risultati assegnatari dei finanziamenti per l’edilizia scolastica per importi stabiliti dalle regioni e riportati nella tabella 1 allegata al decreto. Va sottolineato che il suddetto decreto imponeva, pena la revoca del finanziamento stesso, l’affidamento dei lavori entro il 28 febbraio 2014. Nel caso del comune che amministro, a fronte di 293mila Euro previsti nel progetto, i fondi effettivamente assegnati dal finanziamento governativo sono risultati essere di poco superiori ai 291mila Euro, in grado dunque di coprire la quasi totalità dei lavori e delle somme preventivate (Iva, spese tecniche ecc.), ad esclusione degli imprevisti. Per dare seguito alle prescrizioni del decreto, l’ufficio tecnico del Comune, composto da una sola persona, ha espletato una regolare gara d’appalto, affidato incarichi professionali, stipulato un contratto e disposto l’esecuzione dei lavori che, dovendo la scuola riaprire il primo settembre, sono in via di ultimazione. Non ricevendo l’erogazione del contributo all’affidamento dei lavori, così come previsto dall’art. 3 del DM 906/2013, il 24 luglio, il tecnico comunale ha contattato telefonicamente l’Ufficio di gabinetto del MIUR. A seguito di tale colloquio il Comune ha ricevuto una comunicazione, via PEC, nella quale venivano richieste alcune informazioni tra le quali l’ammontare del ribasso della gara d’appalto, l’importo di aggiudicazione e l’importo contrattuale comprensivo degli oneri per la sicurezza. Non comprendendo le finalità di tale richiesta, in quanto il decreto finanziava, oltre ai lavori, anche le somme a disposizione previste nel quadro economico, il tecnico comunale ha nuovamente contattato l’ufficio di gabinetto del MIUR. La risposta ricevuta è stata per noi sconcertante perché, oltre che violare tutte le norme che fino ad oggi hanno regolato le erogazioni dei contributi attraverso bandi pubblici, stravolge qualsiasi principio base di uno stato di diritto. Per farla breve, il funzionario del MIUR ha dichiarato che verrà erogato agli enti beneficiari solo l’importo contrattuale comprensivo degli oneri per la sicurezza, escludendo l’Iva e tutte le altre somme a disposizione previste nel progetto esecutivo a base del finanziamento. Nel caso del mio Comune questa scelta determina un disavanzo di bilancio pari a circa 130mila Euro. Prima del 28 febbraio, data imposta per l’affidamento dei lavori pena l’esclusione dal finanziamento, non c’è stata nessuna comunicazione da parte del Ministero che smentisse o revocasse quanto stabilito dal decreto 906, nessun decreto o provvedimento amministrativo. Dal 28 febbraio ad oggi abbiamo ricevuto solo una richiesta di informazioni. Mi auguro che le notizie che ci sono state annunciate, e di cui abbiamo chiesto più volte conferma, possano essere frutto di un fraintendimento o di scelte errate tuttavia ancora rimediabili ma, qualora corrispondessero alla realtà, le prime vittime di questa scelta scellerata sarebbero le imprese ed i professionisti che, già provati dalla crisi economica, vedrebbero la loro posizione ulteriormente peggiorata, questa volta per responsabilità del governo. Scrivo questa lettera oggi perché il MIUR ha ancora tutto il tempo di rivedere questa assurda presa di posizione che porterebbe in disavanzo molti enti locali (gettandoli in una situazione ancora più grave di quella che, finanziariamente, stanno vivendo), che metterebbe in difficoltà diverse aziende, che produrrebbe moltissimi e motivati ricorsi amministrativi. Affinché tutto questo possa essere scongiurato, invito i Sindaci ed i Presidenti di Provincia a far sentire alta la loro voce al fine di indurre il MIUR ed il Presidente del Consiglio a rivedere le loro scelte. Gli enti beneficiari hanno diritto a vedersi erogata la somma finanziata nella sua interezza, come stabilito dallo stesso decreto del governo. Sono il Sindaco di un Comune virtuoso, che paga i propri fornitori in trenta, massimo quaranta giorni, che non ha in corso contenzioni giudiziari, che ha un bilancio solido e sano, che non ha mai dichiarato debiti fuori bilancio, che ha uffici competenti che lavorano duramente per ottenere i finanziamenti, che non ha cellulari o macchine di servizio, che non ha spese di rappresentanza, che è governato da amministratori che non ricevono rimborsi di nessuna natura, che ha sempre lavorato duramente prestando la massima attenzione anche al singolo centesimo di denaro pubblico speso. Il denaro amministrato è il denaro di tutti. I miei convincimenti morali ed il mio modo di amministrare non mi consentirebbero di accettare – in nessun caso – che il comune che amministro, il Comune di Appignano del Tronto, finisca in disavanzo per scelte scellerate compiute, non da me, ma dal governo. Per questa ragione, qualora dovessi ritrovarmi, contro la mia volontà, in questa situazione, restituirei la fascia da sindaco nelle mani del Presidente del Consiglio. In quel caso toccherà al “Sindaco Renzi” guardare negli occhi il titolare e i dipendenti delle aziende che hanno, con professionalità ed impegno, realizzato lavori di pubblica utilità, il direttore dei lavori ed il coordinatore per la sicurezza, per comunicare loro che, nonostante contratti stipulati sulla base di un decreto ministeriale, non potranno essere pagati."