Ascoli - Brucia nel Pd la sconfitta elettorale ad Ascoli Piceno. Non tanto
per la sconfitta in sé che si poteva prevedere, quanto per la
percentuale che vede il Pd al 13 e rotti per cento. Una lettura dei
numeri che rispetto al 45% del dato regionale e del 35% di quello
della provincia di Ascoli suona come un “fallimento”.
E
allora nei giorni che hanno preceduto l'assemblea comunale, che si è
tenuta giovedì notte e si è conclusa intorno all'una, con tanto di
presenza del segretario regionale del partito, Francesco Comi, le
esternazioni contrapposte hanno riempito le colonne dei giornali:
accuse reciproche che hanno riportato l'orologio al tempo della
frattura mai “ridotta” del 2009, allorché il candidato sindaco
Antonio Canzian aveva perso per una manciata di voti (Castelli
14.700
contro Canzian 14.273).
Nell'assemblea
comunale si è analizzato un fallimento.
I Giovani democratici hanno seguito una via pragmatica e calcistica:
la squadra perde, cambiamo l'allenatore. E così per i Giovani D. il
capro espiatorio è la segretaria comunale Carla Rossi che guida
l'unione comunale da novembre del 2013. Sarebbe lei l'artefice di
tutti i mali a giudicare dalle dimissioni chieste con tanto di
documento. In sette mesi costei avrebbe annichilito il Pd di Ascoli?
Poco credibile anche per un profano.
Lei vorrebbe fare comunque un
gesto di stile, dove ci pare che lo stile sia l'ultima cosa alla
quale si badi. C'è però chi dice subito che in realtà nessuno ha
chiesto le sue dimissioni, quando Carla Rossi vuole rimettere il suo
mandato. Si dice tutto e il contrario di tutto.
Ci sono interventi
conciliativi che mirano alla ricostruzione del Pd cittadino e che non
tengono conto delle procedure calcistiche. C'è chi analizza il voto
più in profondità e valuta che in realtà in una città dove il
clientelismo (come in campagna elettorale ha detto più di un esponente del Pd), che ha portato alla organizzazione di 9 liste civiche
nel centrodestra, faceva presagire così chiaramente come sarebbe
andata a finire la tornata elettorale che in più di uno, per non
macchiarsi il “blasone” di candidato, s'è guardato bene dal
mettersi in lista per la causa.
Poi
però, a bocce ferme, se ti capita l'occasione di parlare della
questione con colei che è nel mirino di “rottamatori” ad
orologeria, per sedersi sulla sua sedia traballante, Carla Rossi
appunto, trovi che il suo è un ragionamento politico lineare e non
soltanto strategico.
E
a questo punto il termine di fallimento utilizzato all'inizio si
offre ad un parallelismo coerente.
Quando
un'azienda fallisce, è un concetto molto elementare negli Stati
Uniti e nei paesi anglosassoni, fa il massimo atto di trasparenza:
porta i libri in tribunale spiegando che per determinati motivi la
società non ce l'ha fatta a sostenere il mercato, così decide di
chiudere l'attività per non creare per sé e per gli altri guai
maggiori.
Che
c'entra la storia di un partito politico? Beh, c'entra se l'idea del
segretario comunale Carla Rossi è poi quella di puntare alla massima
trasparenza per ricostruire il Pd cittadino dalle fondamenta. In che
modo? Andare al congresso in autunno.
In buona sostanza il congresso
diventa un po' come il Tribunale.
E' il momento per analizzare e
correggere ogni errore ponendo basi più salde alla casa che si
vorrebbe edificare, forti delle esperienze del passato.
E già,
non c'è nulla di calcistico, anche se per curiosa coincidenza
temporale c'è l'esempio del fallimento dell'Ascoli Calcio dove non
si disperdono energie e storia e si riparte per un'avventura più
solida.
Forse questa parte della procedura calcistica è un po'
indigesta ai Giovani Democratici?