«Pensiamo innanzitutto che tale progetto dovrebbe essere inserito nel contesto indispensabile di un PRG che inquadri coerentemente la realizzazione nell’ambito dell’esistente tessuto urbano e delle politiche urbanistiche che nella città vorranno essere attuate.
In tal senso aspettiamo, da molto tempo a dire il vero, che l’amministrazione presenti in modo chiaro e non equivocabile il PRG più volte promesso, auspicando che contenga l’integrazione organica del progetto sull’area ex Carbon.
Pensiamo altresì che realisticamente dovremmo ripartire dagli interlocutori che già sono presenti in qualità di proprietari della stessa area, coinvolgendoli in nuovo percorso, da effettuare in tempi brevissimi , che preveda la rivisitazione dell’ultimo progetto presentato, piegandolo maggiormente alle esigenze strategiche di sviluppo e di crescita futura della città, seppur preservando i legittimi interessi di chi ha deciso di immettere proprio capitale di rischio nella costruzione del progetto.
Va sensibilmente diminuita la cubatura residenziale espressa nel progetto “Area 21” e l’idea di fondo è quella di convergere verso le proporzioni di destinazione a suo tempo definite nel protocollo d’intesa del 19/2/2007 in cui si fissavano gli obiettivi della riconversione, destinando all’insediamento di un Polo scientifico-tecnologico, alle realizzazione di un parco urbano-fluviale e alla parte di edificazione residenziale proporzioni uguali, con la pre-condizione della bonifica dell’area.
L’inserimento di un Polo Agroalimentare, affiancato e complementare a quello Tecnologico, fornirebbe la possibilità di accedere in modo cospicuo ai finanziamenti FSE 2014-2020, veicolati tramite il rapporto preferenziale con la Regione Marche, permettendo in tal modo la sostenibilità economico-finanziaria del progetto pur considerando la riduzione residenziale desiderata.
La parte commerciale a nostro avviso dovrà essere destinata a vetrina delle eccellenze territoriali (enogastronomia di qualità, artigianato, prodotti di nicchia) e non a scopi di realizzazione di un ennesimo ed impersonale centro commerciale che svuoterebbe di ricchezza e di valore aggiunto il centro storico della città già martoriato dalla crisi e da precedenti ed insensate scelte amministrative.
Pensiamo anche che si potrebbero fare sforzi molto interessanti nella modifica di parti sostanziali del progetto per accogliere altre opere di interesse pubblico, quali il nuovo stadio di calcio e tutte le strutture complementari ad esso, che dovrebbero essere di proprietà della società di calcio e generare reddito a sostegno della stessa sul modello di molte società calcistiche europee.
Un’ipotesi sulla quale ci piacerebbe confrontarci per capire se praticabile e se gradita agli attori coinvolti e soprattutto ai cittadini. In tal caso sarebbe auspicabile l’ingresso nel consorzio di proprietà dell’area di nuovi soci interessati a completare organicamente il progetto
La bonifica deve essere colta come occasione di sviluppo e occupazionale per la città stessa. Sappiamo bene che non sarebbe un “lavoro per la vita” ma perché non creare delle figure specializzate in opere di questo tipo che potremmo “esportare” oltre i confini della Provincia e della Regione?
Si è molto parlato di una possibile causa alla ex proprietaria dell’area, l’Sgl Carbon.
Un’eventualità condivisibile se non fosse che una causa avrebbe tempi lunghissimi che Ascoli e gli ascolani non possono permettersi.
Ma ciò che più ci pone dubbiosi nei confronti di questa ipotesi è il fatto che quell’area ha iniziato a subire inquinamento dai primi anni del ‘900.
In essa si sono registrati passaggi di proprietà che renderebbero a nostra avviso estremamente difficile risalire ad un colpevole unico.
Un “intrigo giudiziario” dal quale con estrema difficoltà e forse in tempi lunghissimi riusciremmo a venire fuori, se mai ciò possa accadere.
Crediamo che la città debba avere risposte visibili a breve tempo. Per non precludere il futuro di almeno 3 se non 4 generazioni, visto che soprattutto quell’area al momento appare l’occasione di rilancio e di sviluppo di una nuova economia che possa sopperire alla crisi che ha falcidiato la nostra, un tempo fervida, zona industriale».