Francesco Bellini è un imprenditore ascolano che si è affermato con successo in Canada ed è tornato proprio per salvare un grande patrimonio cittadino, l'Ascoli Calcio, dal fallimento.
Senza Bellini, una delle realtà più care a tutti noi ascolani sarebbe sparita, a causa sia della gestione fallimentare della società che dell'assenza di alternative imprenditoriali locali capaci di intervenire per rilevare quello che è da sempre il nostro orgoglio locale.
Proprio come Bellini, ogni anno decine di ascolani lasciano la città e si stabiliscono nelle in altre località italiane, europee e mondiali per realizzare le proprie aspirazioni professionali ed esistenziali, in fuga da un territorio che non offre possibilità d'impiego al di fuori di pochi settori tradizionali come il turismo o l'edilizia.
Questo fenomeno si è acutizzato negli ultimi anni, da quando la crisi globale ha messo a nudo le debolezze di un territorio i cui amministratori non hanno saputo elaborare piani di sviluppo né definirne la vocazione economica. La zona industriale si è andata spopolando, mentre le multinazionali che avevano investito nel nostro territorio se ne sono andate altrove ad usufruire di un migliore clima d'affari.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: operai licenziati, famiglie in difficoltà, un'economia che affanna e centinaia di ascolani che da anni ormai si sono trasferiti nel resto del Paese o all'estero per cercare un lavoro.
Tutto questo non è il frutto di un processo inesorabile che si colloca ben al di là delle possibilità d'intervento delle amministrazioni locali che si sono succedute negli ultimi quindici anni ad Ascoli Piceno.
No, tutto questo è il risultato di quindici anni di politiche clientelari e di breve termine che non hanno saputo offrire un piano di sviluppo alla città in grado di attirare investimenti e di rilanciare l'economia del territorio. Invece di intervenire, ad esempio, per agevolare la nascita di un distretto industriale in settori legati all'innovazione e alla ricerca, come già avvenuto con successo in altre realtà locali italiane ed europee, l'amministrazione comunale ha sbandierato posizioni demagogiche completamente incapaci di frenare la fuga di capitali dalla nostra zona industriale o si è limitata a sostenere quell'economia di rendita legata alla speculazione edilizia e agli appalti pubblici pilotati che è incapace di generare opportunità di lavoro e crescita per il nostro territorio.
Molti giovani ascolani sono costretti a rimanere 'esiliati' all'estero o in altre città italiane, o persino della stessa regione Marche, che offrono maggiori possibilità lavorative e assicurano loro un futuro che ad Ascoli avrebbero potuto solo sognare. Non si tratta di una scelta, ma di una costrizione.
I giovani non possono scegliere di vivere nella propria città natale e portare le proprie competenze altamente qualificate nel territorio che li ha visti crescere e formare. Noi, che da anni viviamo fuori Ascoli per motivi di lavoro, crediamo che questa situazione non sia inevitabile e che il declino economico del territorio possa essere contrastato con una azione amministrativa di ampio respiro.
Per questo motivo, crediamo che sia importante tornare a votare alle prossime elezioni comunali e ad impegnarsi affinché un progetto di discontinuità e di alternativa agli ultimi quindici anni di politiche clientelari e miopi del centro-destra ascolano, possa finalmente adoperarsi per invertire il declino economico del territorio.
Pur non avendo tessere di partito individuiamo nel progetto di Sinistr[AP]erta / SEL per Rita Forlini il nostro naturale interlocutore politico proprio perché in grado di rappresentare un'opportunità di innovazione e discontinuità, in grado di accogliere la sfida di questi anni.
Ascoli non ha bisogno di mediocri amministratori ma di un disegno di riforma radicale dei metodi amministrativi, in una prospettiva volta alla redistribuzione solidale dei fondi e degli interventi pubblici che dovranno essere tutti mirati a una prospettiva di sviluppo di una nuova economia locale fondata sul lavoro qualificato e sulla sinergia tra intervento pubblico, università e impresa.
Chiediamo pertanto a Rita Forlini e al progetto di Sinistr[AP]erta di considerare come interlocutori politici anche tutti quei giovani ascolani che sono costretti a vivere in altre città d'Italia e d'Europa, rappresentanti involontari di una delle più gravi emergenze del territorio: la fuga di gran parte della nuova generazione.
Chiediamo a tutti coloro che si riconoscano in questo appello di comunicarci la propria adesione. Il loro nome sarà inserito tra i firmatari.
Primi firmatari:
Valeria Tosti (1982), archeologa, lavora ad Atene presso la Scuola Archeologica Italiana
Riccardo Fabiani (1981), analista politico ed economico, lavora a Londra
Davide Nota (1981), operatore culturale, lavora a Roma
Marco Ferrari (1981), avvocato, lavora a Milano
Giulia Celani (1981), analista di mercato, lavora ad Amsterdam
Andrea Tosti (1980), video-editor e graphic designer, lavora presso ANSA di Roma
Claudio Siepi (1982), consulente d'impresa, lavora in provincia di Ancona