Una sorta di ricognizione sulla situazione dell’azienda leader mondiale degli yacht di lusso: “Abbiamo fatto il punto sulla vertenza – ha detto Luchetti - il sindacato ritiene di coinvolgere le istituzioni per andare avanti nelle trattative, hanno fatto richiesta anche al Ministero dello Sviluppo economico e probabilmente saranno coinvolte anche le Regioni”.
Seguiremo da vicino tutte le fasi della vertenza, ha assicurato l’assessore “in modo tale da supportare le parti per trovare un accordo in questo momento particolarmente delicato dell’attività del gruppo Ferretti”. Dopo l’incontro del 18 febbraio al Ministero dello Sviluppo Economico “valuteremo gli esiti e come procedere. Ci raccorderemo anche con la Regione Emilia Romagna, che ho già contattato e dove oggi si sta svolgendo un analogo confronto: l’obiettivo è quello di salvaguardare una realtà produttiva così rilevante e mantenere inalterati i livelli occupazionali”.
L’azienda, che nel 2012 è stata rilevata al 75% dal gruppo cinese Shig-Weichai, ha sede e stabilimenti produttivi in Italia (Sarnico, La Spezia, Cattolica, Forlì, Centocroci di Mondolfo), conta 1200 dipendenti circa di cui 282 a Mondolfo dove è stata trasferita l’alta tecnologia che prevede la progettazione, l’ingegneria e l’architettura di barche in vetro resina.
Nei giorni scorsi l’azienda ha confermato l’intenzione di chiudere lo stabilimento di Forlì con il trasferimento delle produzioni negli altri stabilimenti, il conseguente trasferimento dei lavoratori e la previsione di circa 50 persone in esubero. “L’annunciata chiusura dello stabilimento di Forlì – lanciano l’allarme i sindacati - rischia di rappresentare l’inizio di una fase di disinvestimento che avrebbe conseguenze su tutto il gruppo e sull’indotto. Continuano a non essere chiari gli obiettivi produttivi e commerciali, non è chiara quale sia la situazione finanziaria dell’impresa. Non c’è stata ancora la possibilità di discutere su un nuovo piano industriale. Ci sono le condizioni per avviare una discussione sulla revisione del piano industriale senza mettere inutilmente in discussione siti produttivi e posti di lavoro”.