L'Alveare sceglie di restare fuori dalle prossime elezioni

L'Alveare sceglie di restare fuori dalle prossime elezioni

Il motto è: Tornare alle origini

Avevamo più volte rimarcato nel corso di questi cinque anni, le difficoltà riscontrate tra le forze di opposizione nel costruire un progetto alternativo per contrastare le destre ed ambire alla guida della città.
Avevamo più volte criticato e sollecitato il Partito Democratico nel superare le proprie lotte intestine e trovare una fattiva unità in grado di guidare il processo di cambiamento.
La richiesta urlata nel mese di Dicembre di indire le primarie di coalizione da subito per poter approntare un programma condiviso e preparare le liste elettorali, era per noi l’ultima chiamata. Non è servita.
Aver pensato che la nostra progettualità politica potesse concretizzarsi attraverso l’alleanza con questo PD è stato l’errore più grande che abbiamo commesso.
Lo scenario per il futuro, una volta acclarata la divisone con il Partito Democratico, ci sembra nebuloso. Da una parte Guido Castelli con tutte le sue liste civetta create solo per dare ad ogni assessore la certezza della rielezione. Ormai i vari Silvestri, Lattanzi, Tega, Brugni, Antonini, Celani, Di Micco e chi più ne ha più ne metta, sono diventati “professionisti della politica”.
Parlare di liste civiche nel centro destra, così come organizzate, è un insulto al civismo. Dall’altra, la compagine che vede in Davide Aliberti il candidato Sindaco, nata solo su presupposti di rivalsa personale da parte di tutti coloro che nel centro destra non hanno avuto quanto desiderato, non ci sembra un percorso entusiasmante per auspicare un cambiamento.
Le posizioni del MAP e dell’UDC sono indecifrabili. I primi si candidano alle elezioni comunali in alternativa al centro destra, mentre sono alleati con le stesse persone nell’amministrare la Provincia; i secondi chiedono di ripetere il modello Marche proprio nel momento in cui il loro leader Casini torna nell’ovile berlusconiano. Di conseguenza, pensando alla composizione futura del Consiglio Comunale, non si intravedono i presupposti per un confronto costruttivo sulle proposte e sulle idee.
Nello stesso tempo occorre, al nostro interno, una profonda riflessione sul perché la nostra rivoluzione culturale non ha inciso e nel contempo un’assunzione di responsabilità. Occorre tornare alle origini, ripartire dall’associazione di promozione sociale, stare ancor di più tra la gente, condividerne i problemi e le sofferenze, farsene carico per quello che si può e si riesce.
Non presentare la lista elettorale e scegliere di restare fuori dal Consiglio Comunale può sembrare una sconfitta, per noi non lo è, visto che siamo convinti che si può fare buona politica anche senza cariche elettive.
Come api laboriose lavoreremo per il bene della comunità con lo stesso impegno profuso, in questi dieci anni, con la stessa onestà intellettuale. Se la nostra scelta è quella giusta o meno lo capiremo nei prossimi mesi, di certo è meglio agitarsi nel dubbio che riposare nell’errore.