Presenti, tra gli altri, il vicepresidente della Regione Marche, Antonio Canzian che ha aperto i lavori dell’assemblea.
“È necessario – ha detto Canzian - semplificare le procedure di accesso al credito, salvaguardare le biodiversità e risolvere la problematica legata ai danni da fauna selvatica. Per quanto riguarda la salvaguardia della biodiversità, prosegue l’attuazione della legge regionale 12/2013 tramite il Piano settoriale di intervento per la tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario che ha come obiettivi la salvaguardia delle razze animali e delle varietà vegetali autoctone dal rischio di inquinamento ed estinzione.
Il piano si attua tramite programmi operativi annuali e, per questo anno, è prevista l’esecuzione di diverse attività: raccolta, caratterizzazione e catalogazione delle risorse genetiche; conservazione e reintroduzione nel territorio di origine delle varietà locali; informazione e divulgazione delle produzioni autoctone regionali”. Per il vicepresidente della Regione gli Ogm “vanno contro gli interessi degli agricoltori europei. In un mondo sempre più globalizzato, dove regna la conformità per rimanere competitivi, dobbiamo produrre diversità perché a vincere è l'eccezione. Il territorio italiano e il nostro non si presta alla coltivazione di Ogm, poiché le peculiari condizioni geografiche e morfologiche rendono impossibile l’attuazione di misure che permettano la coesistenza tra agricoltura biologica, convenzionale e agricoltura che si avvale degli OGM”. “Per quanto concerne gli incidenti stradali causati dalla fauna selvatica – ha concluso Canzian - dal 1998 al 2013 sono stati circa 9.500.
Le principali specie responsabili sono il capriolo per il 44%, il cinghiale per il 38% e a seguire le altre specie (daino, istrice, tasso e volpe). Il fenomeno è in forte aumento e i risarcimenti liquidati dalle Province, per danni alle colture agricole causati da fauna selvatica, hanno sempre oscillato con valori tra gli oltre 110mila euro e i 280mila”. Anche la relazione del presidente Cia di Ascoli e Fermo, Ugo Marcelli, ha fatto emergere la necessità di fare rete con le imprese agricole visto che le nostre aziende sono medie piccole e fare aggregazione significherebbe stare sul mercato. Negli ultimi quattro anni l’agricoltura nel nostro Paese ha perso il 6,5% del valore aggiunto e sintetizza una situazione di crescente difficoltà legata agli andamenti climatici e alla volatilità dei prezzi, di fronte alle quali i nostri agricoltori hanno deboli strumenti di reazione. “Ma l’unione fa la forza – è stato evidenziato e questo grazie al programma di aggregazione delle associazioni agricole che si riconoscono nel progetto Agrinsieme che, oltre alla Cia, coinvolge anche la Confagricoltura e varie associazioni di cooperative”.