E per farlo è necessario incrementare la qualità dell’uso dei fondi: è questo il tema centrale quando si parla di programmazione 2014-2020.
Le Marche vantano un utilizzo dei fondi europei del 100%, ora dobbiamo concentrarci sul potenziamento della coerenza dei progetti presentati con i bisogni di crescita della comunità”.
Così il presidente della Regione, Gian Mario Spacca, nel suo intervento all’iniziativa “Marche 2020” che si è svolta in una affollatissima Sala Montefeltro dell’Ente Fiera di Pesaro. L’evento, organizzato dal Gruppo consiliare del Presidente Spacca, chiude il primo ciclo di incontri sul territorio dedicati alla programmazione delle risorse europee 2014-2020. Un confronto con la comunità che, ha annunciato Spacca, non si interrompe.
Ad approfondire la riflessione oggi a Pesaro, oltre a Spacca, il presidente dell’Assemblea legislativa Vittoriano Solazzi, il presidente della Camera di Commercio di Pesaro Urbino Alberto Drudi, il capo Dipartimento del Ministero delle Politiche agricole Giuseppe Blasi, il segretario provinciale della Cna Pesaro Urbino Moreno Bordoni e la vicepresidente Ce.I.S. di Pesaro-responsabile della Comunità fondata da Don Gaudiano Maria Teresa Federici.
I relatori hanno offerto spunti alla lettura del futuro delle Marche, ciascuno dal proprio osservatorio specifico.
Tanti i cittadini, gli amministratori, i rappresentanti delle categorie economiche e sociali, gli imprenditori, che hanno assistito al confronto tra i relatori.
“Negli ultimi tre anni – ha detto Spacca – la Regione ha dovuto organizzare i servizi per la comunità regionale avendo un miliardo in meno di trasferimenti statali a disposizione, di cui 600 milioni solo per la sanità. Tagli che tra il 2013 e il 2015 ammontano a 1,3 miliardi.
Di fronte a questo scenario l’unica possibilità è quella di utilizzare al meglio le risorse della Ue. L’iniziativa Marche 2020 va dritta alla programmazione europea, coinvolgendo nella costruzione dei progetti la comunità regionale”.
Tra gli ambiti di progettazione già emersi nelle precedenti tappe, il mantenimento del modello policentrico della regione e il rifiuto della concentrazione metropolitana;
il potenziamento delle reti e delle aggregazioni tra imprese, tra enti e di servizi; la creazione di nuovi strumenti finanziari per sostenere la competizione e la crescita delle aziende.
E poi la protezione del lavoro; la difesa del suolo; politiche per l’entroterra montano in collaborazione con le regioni vicine; internazionalizzazione quale fattore principale per la tenuta dell’economia marchigiana, attraverso la creazione di piattaforme logistiche nei mercati più interessanti per i piccoli imprenditori. Tra i temi particolarmente sentiti a Pesaro, quello delle infrastrutture.
Anche in questo caso le risorse europee si rivelano particolarmente utili, come dimostra la Fano-Grosseto. Ultimo ma non ultimo l’utilizzo dell’Fse (Fondo sociale europeo) non più solo per la formazione ma anche per le politiche sociali. “Una scelta prioritaria, questa, anche nel bilancio regionale 2014 – ha sottolineato Spacca – per non far mancare un euro ai Comuni per la difesa delle fragilità e la tutela della non autosufficienza”.
Accanto agli ambiti progettuali già emersi nelle precedenti tappe, un nuovo tema si è aggiunto oggi nell’incontro di Pesaro: la comunicazione per “favorire una sempre più diffusa circolazione delle informazioni – ha detto il presidente - Il vero limite che registriamo oggi è far convergere le nostre conoscenze su obiettivi condivisi.
Lo si può fare attraverso una corretta informazione tra istituzioni, cittadini, imprese, forze sociali. Non è un caso se l’Europa ha fatto della comunicazione uno degli elementi fondamentali di integrazione nell’ambito della strategia macroregionale adriatico ionica”.
"Il modello marchigiano – ha detto il presidente Solazzi nel suo intervento - non deve essere messo in discussione. È un modello che ha dato prova di tenuta anche in momenti non facili. Questa è una crisi particolare, più forte del passato, che ha messo in difficoltà soprattutto il manifatturiero.
La globalizzazione sposta tutto su un piano più ampio: un’azienda marchigiana oggi è in competizione con imprese di tutto il mondo. Nonostante queste difficoltà, il modello marchigiano non è sbagliato, semmai va aggiornato: è un modello di plurieconomia che, alla fine, è quello che sta determinando anche la nostra tenuta.
Da questa crisi, che è strutturale, si esce solo nella misura in cui comprenderemo che il cambiamento e la velocità con cui esso si manifesta sono gli ingredienti che ci traghetteranno fuori. Chiediamoci allora: è possibile applicare modelli vecchi senza aggiornamento?
La sfida oggi è fatta di marketing, ricerca, innovazione, risorse che verranno dall'Europa, che vanno indirizzate laddove c'è necessità. È una sfida legata anche alle opportunità. Non possiamo sbagliare la loro allocazione”.
Particolarmente utili gli spunti offerti dagli altri relatori che hanno sensibilizzato le istituzioni sui temi dell’aggregazione tra imprese, sull’importanza dell’internazionalizzazione, sulla necessità di fare sempre più rete tra istituzioni, sul sostegno alle politiche sociali.