Due palazzine in cui risiedono i carabinieri e i militari del contingente che fa parte dell'operazione "Antica Babilonia" vengono sventrate da un attacco kamikaze.
Il bilancio è tragico: morirono 12 carabinieri, cinque soldati dell'esercito e due civili. I feriti furono 20: 15 carabinieri, quattro militari e un civile.
L'Italia visse con intesità e partecipazione questa tragedia che non fu solo un dramma privato delle famiglie ma di tutto il Paese.
Oltre mezzo milione di persone seguì i feretri nello spostamento dal Vittoriano alla Basilica di San Paolo.
“Dieci anni dopo quella strage – dice il sindaco Guido Castelli - l’Italia non ha dimenticato il sacrificio dei soldati caduti in Iraq per costruire un futuro di libertà.
Non abbiamo dimenticato quanti a Nassirya persero la loro vita. Il loro impegno in una terra lacerata dalla guerra rappresenta ancora oggi per tutti noi e per tutti coloro che credono nei valori della pace e della fratellanza tra i popoli il simbolo delle più alte virtù morali”.
In occasione della tragica ricorrenza del 10° anniversario la strage di Nassiriya, il Comune di Ascoli Piceno intende onorare le vittime con una cerimonia che avrà luogo martedì 12 novembre e che prevede alle ore 9.15 una Santa Messa presso il tempio monumentale di S. Francesco e alle ore 10.30 la deposizione di una corona d’alloro presso il Largo Caduti di Nassiriya in viale De Gasperi.
“I nostri militari erano a Nassiriya per aiutare gli irakeni. Per aiutare uomini, donne, bambini a riprendere la convivenza civile, dopo anni di oppressione, repressione, persecuzione. Aiutavano – prosegue il primo cittadino ascolano - a far funzionare gli uffici, gli ospedali, i servizi. Aiutavano le forze militari e la polizia dell'Iraq a strutturarsi secondo i principi dello stato di diritto. Sfamavano, curavano, salvavano. Perché erano questi gli obiettivi della missione Antica Babilonia.
Ancor oggi nel ricordali provo dolore ma sono anche orgoglioso. Orgoglioso di ricordare uomini che erano impegnati in una missione di pace in un Paese travagliato, dove lavoravano per riportare sicurezza, stabilità e speranza.
Il loro sacrificio non è stato vano. Il Vangelo chiama beati gli operatori di pace. Essi sicuramente ne fanno già parte”.