Marche 2020, confronto a ritmo pressante per la strategia in Europa

Marche 2020, confronto a ritmo pressante per la strategia in Europa

Da Fermo la spinta a puntare su puntare su sanità e sociale, agroalimentare e manifatturiero

“Una partecipazione tanto straordinaria a un incontro su un argomento così tecnico come l’utilizzo delle risorse europee 2014-2020 testimonia la grande attenzione che ha una comunità per il proprio futuro. Questa presenza va letta come segno di impegno, serietà e fiducia nel futuro”.
Così il presidente della Regione, Gian Mario Spacca, nel suo intervento all’evento “Marche 2020” che si è svolto ieri sera in una affollatissima Sala dei Ritratti del Palazzo dei Priori a Fermo.
L’evento, organizzato dal Gruppo consiliare del Presidente Spacca, segue quello di Ancona dei primi di ottobre ed è il primo di una serie di incontri sul territorio dedicati alla programmazione delle risorse europee 2014-2020. Ad approfondire la riflessione, oltre al presidente Spacca, il presidente dell’Assemblea legislativa Vittoriano Solazzi, il presidente della Comunità di Capodarco Don Vinicio Albanesi, il presidente della Camera di Commercio di Fermo Graziano Di Battista, il direttore di Tipicità Angelo Seri, l’assessore regionale all’Agricoltura Maura Malaspina e la vice presidente dell’Assemblea legislativa Rosalba Ortenzi, con il coordinamento della giornalista Lolita Falconi. I relatori hanno offerto spunti alla lettura del futuro delle Marche, ciascuno dal proprio osservatorio specifico.
Tanti i cittadini, gli amministratori, i rappresentanti delle categorie economiche e sociali, gli imprenditori, che hanno assistito al confronto tra i relatori.

“L’Unione europea – ha detto Spacca nel suo intervento – chiede che per questa tornata di finanziamenti la programmazione sia rispettosa del principio di sussidiarietà. La progettazione 2014-2020 deve quindi prendere le mosse dal basso. E’ per questo che abbiamo voluto avviare un confronto con i territori su questo tema decisivo per le Marche dei prossimi anni”.
La riflessione, ha detto il presidente, parte da tre assunti. Il primo: avere le idee chiare su ciò che vogliamo fare ed essere da qui al 2020. “Noi proponiamo – ha sottolineato - che prosegua la storia delle Marche basata su un modello di crescita policentrica e sulla forza dei suoi territori in una visione strategica integrata, che rifiuta la logica metropolitana e delle economie standardizzate di scala”.
Il secondo: investire sulla difesa intelligente del manifatturiero delle Marche, regione più imprenditoriale d’Italia. Il terzo, investire sulla longevità attiva, poiché siamo una delle regioni con la più alta speranza di vita al mondo.
“Coltivare queste nostre vocazioni – ha detto Spacca – dovrà essere il nostro riferimento per i prossimi anni unitamente alle infrastrutture immateriali.
Dobbiamo quindi destinare parte delle risorse europee per sostenere il made in Italy, puntando soprattutto su innovazione e internazionalizzazione, in particolare attraverso una distribuzione effocae grazie alla realizzazione di piattaforme logistiche.
Altresì con la creazione di una nuova architettura sociosanitaria meno ospedalocentrica e più ancorata al territorio per rispondere alle nuove esigenze di una popolazione sempre più anziana”. Altro punto, le infrastrutture. “Se la nostra prospettiva è il mondo – ha aggiunto – si fanno sempre più decisive le infrastrutture immateriali, le telecomunicazioni informatiche”.

“Possiamo uscire da questa crisi strutturale – ha detto il presidente Solazzi - solo se saremo capaci di affrontare le sfide che ci propone il mercato facendo rete tra di noi, aggreggandoci, lavorando insieme, dimostrando di essere all’altezza del cambiamento continuo, veloce, che caratterizza questi anni così difficili. Il modello marchigiano non è da cambiare ma da aggiornare, se vogliamo affrontare e vincere una crisi che non è congiunturale ma strutturale. Di fronte ad uno scenario così complicato dobbiamo pensare che le principali risorse che si occuperanno della gestione della ripresa sono e saranno proprio quelle provenienti dai fondi europei, a partire da quelli strutturali 2014-2020, che per la nostra regione sono pari a circa mille milioni di euro. Dobbiamo intercettarli ed investirli nel migliore dei modi”.

Dove allocare, dunque, il miliardo di euro che l’Europa mette a disposizione per il periodo di programmazione 2014-2020? Ieri sera da Fermo sono emersi alcuni spunti, come quelli offerti da Don Vinicio Albanesi che ha proposto la creazione di un nido d’infanzia al servizio delle famiglie indigenti, un “college” per adolescenti difficili, una struttura per mamme detenute, una per l’assistenza ai disabili gravi e gravissimi, un condominio assistito e domotico per anziani. O quelli che riguardano l’agricoltura tipica e le imprese manifatturiere, offerti da Angelo Seri e Graziano Di Battista.
“Spunti e progetti di grande interesse – ha concluso Spacca - che rispondono alle specificità ed eccellenze di questo territorio: agroalimentare, innovazione, internazionalizzazione e creazione di piattaforme distributive per le imprese, sociale con proposte molto concrete che coniugano pubblico e privato.
Attendiamo, accanto a questi, altri contributi operativi dal territorio: è per questo che abbiamo promosso questa serie di incontri.
Dobbiamo fare in fretta: a novembre dovremo presentare al Governo italiano la nostra strategia che la Ue approverà a primavera 2014. A quel punto, per i prossimi 6 anni, saremo vincolati alla visione strategica che abbiamo elaborato. Questa fase, dunque, è determinante per il nostro futuro”.
E Spacca porta gli esempi delle possibilità d'ingresso in Russia. " Un mercato - spiega il Governatore delle Marche - dove il nostro agroalimentare esporta solo per l'1% mentre negli Emirati arriva al 12%"
E, rispondendo ad un imprenditore metalmeccanico che ha lanciato un grido di dolore per la sua fabbrica, ha portato l'esempio del 1989.
"Allora eravamo in qusta stessa  Sala dei Ritratti - ricorda il presidente Spacca - e c'era un confronto sulla situazione di crisi del settore calzaturiero.
C'era un professore di Bologna, che poi è diventato Presidente del Consiglio (Romano Prodi, ndr) che consigliava di puntare sulle calzature nonostante in quei giorni ci fosse una situazioe  durissima. Aveva ragione. allora c'erano circa 30 mila occupati nel settore, oggi ce ne sono 28 mila. Cosa è cambiato? Che si è investito sul design, sulla qualità, sull'internazionalizzazione e il calzaturiero è risorto. Vale per altri settori del nostro manifatturiero: occorre capire cosa vuole il mercato".

 

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