E questo nonostante Ascoli, compreso Fermo che pur avendo un ufficio autonomo conseguente con la nascita della nuova provincia dipende ancora dal capoluogo piceno per molti servizi, abbia parecchio carico di lavoro in più rispetto a Macerata e Civitanova, tanto che in una prima bozza del modello organizzativo INAIL 2013 era previsto il declassamento di Macerata che finiva sotto la direzione di Ascoli proprio in funzione del criterio dei carichi di lavoro. La riorganizzazione prevedeva, nel contempo, anche la chiusura del COT ( ufficio distaccato) di Civitanova per cui il personale di tale struttura sarebbe stato trasferito fuori provincia in quanto Macerata, declassata, non avrebbe potuto assorbirli.
A tale eventualità il maceratese ha comprensibilmente sollevato il problema sia a livello di opinione pubblica sia a livello politico ( vedasi gli articoli di giornale e addirittura l'interrogazione parlamentare fatta dall'on. Manzi del Pd).
Tutto questo clamore ha comportato che nell'ultima riunione svoltasi a Roma, l'INAIL ha deciso di fare un "semplice" cambiamento di nomi sul Modello Organizzativo 2013.
Ascoli declassata al posto di Macerata.
Ma il problema sta nel fatto che la motivazione di tale cambiamento è stata quella di un "semplice" passaggio del portafoglio di Fermo a Macerata per permetterne così il sorpasso su Ascoli. Senza minimamente contare, ripeto, che Fermo per l'INAIL è stata sempre legata ad Ascoli a livello direttivo e lavorativo.
In questa sede non si discute il criterio, ovvero quello del carico di lavoro per unità provinciali, dell’organizzazione di un Ente che per giunta è autonomo, e sul quale la politica non può vantare intromissioni. Ma perdere il primato, che la sede INAIL di Ascoli merita per qualità lavorativa e ambito sociale (la sede è la prima nelle Marche a livello di prestazioni fornite e qualità del servizio) per artifici amministrativi che hanno portato a far gravitare Fermo su Macerata, nonostante l’ultrasecolare unione tra Ascoli e Fermo, a parte la “ vexata quaestio” delle divisione della provincia, avvalorata in sede INAIL da rapporti sindacali e di dirigenza, grida vendetta.
Ma a parte la perdita della dirigenza e la riduzione di organico, il pericolo è che il declassamento, ragionato peraltro su criteri “forzosi”, possa portare nel tempo a ridurre i servizi per il Piceno quali le campagne di prevenzione, con alta probabilità, e forse l’organico preposto alle cure mediche successive al’infortunio.
Si spera che ci sia una sensibilizzazione totale sul problema perché i conteggi vengano fatti adottando il criterio territoriale logico ovvero Ascoli più Fermo. La vicenda dimostra che non si spengono le conseguenze relative alla divisione dove, al di là dei costi vivi per l’istituzione della provincia e i criteri della divisione stessa, il Piceno rischia di avere depotenziati molti servizi con conseguente perdita di utenza e disagio per i nostri cittadini.
Inoltre occorrerà ribadire che proprio la provincia a sud delle Marche, per il proprio status di provincia di confine, con il capoluogo punto di riferimento di circa 200.000, non può avere servizi depotenziati proprio per la propria posizione geografica e la considerevole distanza da altri centri di servizi considerando che il più vicino capoluogo di provincia è Teramo che però appartiene ad altra regione e quindi ad un altro mondo amministrativo.