Falcioni: 'E' ora di fare quadrato per salvare il Piceno'

Falcioni: 'E' ora di fare quadrato per salvare il Piceno'

Il presidente del Consiglio provinciale fa appello al lato migliore della politica

Fa parte dei comprensibili giochi delle parti  di chi è in politica.
La colpa è della destra, la colpa è della sinistra, la colpa è di questo , la colpa è di quello, la maggioranza è contro la minoranza, nell’ambito degli stessi schieramenti si fanno i distinguo.
Però a questo punto non sarebbe il caso di prenderci una pausa di riflessione sulle contrapposizioni politiche e fare quadrato in questa fase  di difficoltà? Non sarebbe opportuno evitare di fornire numeri e scadenze spesso non rispondenti alla realtà? In questo momento si discute il futuro del bilancio provinciale che non è una entità astratta ma ha riflessi precisi sull’economia del  nostro territorio con tutti i fornitori da saldare, e quindi nostre famiglie in trepida attesa in un periodo di difficoltà e di crisi, un comparto di dipendenti i che pesa come una delle aziende più vaste della nostra provincia e quindi di grande peso sulla capacità di spesa e di volano per l’economia locale, senza dimenticare l’aspetto sociale.
Insomma mai come in questa fase la politica deve fare quadrato ed essere rassicurante  per risolvere un problema frutto di eredità che si perdono dietro, anche nella notte dei tempi, della folle divisione, ma che può avere effetti immediati sul nostro territorio.
Non immagino come il comune uomo della strada, o colui che ha lavorato per l’amministrazione provinciale e attende da mesi di essere liquidato, possa comprendere la richiesta di dimissioni dell’esecutivo, le accuse e le controaccuse o il vano senno di poi.
E’ vero che all’amministrazione attuale tutto si può imputare meno che di aver non pensato a gestire  responsabilmente tagliando il tagliabile e basterebbe per tutti il risibile importo dei gettoni del consiglio e l’eliminazione dei rimborsi di viaggi per consiglieri ed assessori, di cui poco si è parlato ovvero il ridimensionamento dell’80 % delle spese di rappresentanza. Oppure l’amministrazione dove essere più cinica e pilatesca  informando tutto alla corte dei conti e vivendo di rendita politica fino alla fine del mandato ?
E’ vero anche che è forte la tentazione di chiedere conto dei danni incommensurabili della divisione, e che vanno al di là dell’aspetto contabile, la logica del processo, il carico dei   dipendenti rimasti ad Ascoli,la valutazione del patrimonio. Oppure quelle cause mai negoziate con i risultati che arrivano pesantemente a maturazione solo adesso per opere degli anni ’80 ( si veda per tutte la causa Rozzi). O, dulcis in fundo, i draconiani tagli degli ultimi governi con cifre che arrivano a quasi dieci milioni di Euro.
Invece a questo punto auspico, anzi sono certo, che la politica locale mostri il suo lato migliore, quello della scelta condivisa, della maturità dimostrando che qui siamo diversi di tanti che  a Roma si respingono in nome di una convenienza politica mentre il comune cittadino osserva e si sdegna.
Lo chiedo anche in nome dell’onorabilità e del buon nome della nostra ultrasecolare storia provinciale che ha accompagnato, insieme ad altre 59 province, il faticoso ma confortante processo dell’unità nazionale.
Lo chiedo soprattutto in questi giorni dove c’è in ballo il futuro del nostro Piceno e occorrerà, forse, fare determinate scelte, spero condivise, affinchè l’appartenenza territoriale valga più dell’appartenenza ideologica. Per quest’ultima ci saranno mille altre occasioni  per farla valere . Per questo chiedo che si faccia quadrato. Ci sarà tempo per chiedere conto dei conti come ad  esempio domandarsi : ma la Regione Marche, che con tanto entusiasmo votò e sposò la divisione del Piceno, e che ultimamente ha anche tagliato alla provincia di  Ascoli i fondi sul patto di stabilità per una alchimia contabile, di questa situazione non si farà un esame di coscienza?