Un gesto che conta: andiamo a votare

Un gesto che conta: andiamo a votare

E’ un ragionamento assolutamente irresponsabile dal punto di vista morale che si ritorce contro di noi, contro i nostri figli e le nostre famiglie.

Ogni voto che manca alle urne rafforza il peso dei gruppi organizzati, che inviano i loro fedelissimi a votare secondo indicazioni legate ad interessi precisi e non all’interesse generale di noi cittadini.

Ci attendono cinque anni con un nuovo parlamento che darà la fiducia ad un nuovo governo,si eleggerà anche un nuovo presidente della repubblica.

Nel momento storico di grandi sacrifici che stiamo tutti vivendo è importantissimo per noi ed il Paese che venga eletto un parlamento meno indecoroso di quello che abbiamo avuto alle spalle.

Un parlamento ed un governo che abbiano il coraggio e la capacità di dare risposte dignitose ai problemi urgenti dell’Italia,il lavoro per i disoccupati ed i precari in primis,il mantenimento del potere di acquisto per i pensionati,il sistema sanitario uguale nei diritti e nei doveri per tutti i cittadini senza differenze regionali,una reale semplificazione della burocrazia e del fisco.

La scelta non è facile, ma le liste,che sono sempre composte da persone ci danno la possibilità di valutare la maggiore o minore credibilità dell’insieme di queste persone nella medesima lista.

Tenerne conto è importante perché la politica esige probità e trasparenza delle singole persone che la “fanno”. Più ce ne sono in una lista di tali persone più la lista è credibile.

La differenza vera la fanno le persone, perciò quando andiamo a votare guardiamo anche ai nomi dei candidati ed alla maggiore o minore credibilità della loro vita personale, per quello che possiamo conoscerne, di tutta la loro vita,non solo di quella pubblica o dichiarata.

Un manigoldo nella vita privata tende ad esserlo anche in politica e viceversa.

Un esponente politico di spicco dell’altro secolo, all’atto di fondare il suo partito, raccomandava la partecipazione al voto aggiungendo:”andiamo a votare come uomini moralmente liberi e socialmente evoluti”.

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