"E' quella sollevata dai Giovani democratici di Ascoli Piceno contro il candidato sindaco del Centrosinistra alle elezioni comunali del 2009 Antonio Canzian.
Canzian dovrebbe, secondo l’organizzazione giovanile del PD, dimettersi dal Consiglio comunale per lasciare spazio al Giovane democratico Francesco Ameli, che tra l’altro come molti ricorderanno disertò la campagna elettorale per Canzian sindaco in quanto appartenente, come gran parte dei suoi colleghi, ad una fazione di partito a lui ostile.
Quello che i Giovani democratici non riescono a capire, probabilmente poco educati al rispetto della società civile e troppo all’obbedienza nei confronti dei Baroni di turno, è che il seggio in Consiglio comunale di Antonio Canzian è rappresentativo di un’intera coalizione e di una vasta porzione di società civile che si è spesa anima e corpo ad Ascoli Piceno per le elezioni comunali del 2009.
Quella fetta larga e plurale di cittadinanza attiva e molto spesso senza tessere di partito si è riconosciuta, prima con le Primarie e poi con la campagna elettorale, nel singolo cittadino Antonio Canzian. E lo ha eletto suo rappresentante.
Il suo seggio in Consiglio comunale, anche come simbolo, rappresenta quella pluralità di individui, di realtà territoriali, di associazioni culturali, di ragazze e ragazzi, di cittadini che riversarono le proprie energie e speranze per quella “Primavera di Ascoli” mancata per un pugno di voti.
Il suo seggio in Consiglio comunale, anche come simbolo, rappresenta quel nostro bellissimo Programma, costruito collegialmente, con il metodo della partecipazione e dell’ascolto, in dialogo con tutte le realtà del territorio, libero dal giogo dei ricatti, delle lobby e della spartizione dei favori.
Fu questo suo metodo cristallino e popolare, trasparente e semplice, che fece imbestialire non pochi, a destra e a sinistra. Che fece perdere la testa ai professionisti della politica locale.
Il suo seggio in Consiglio comunale, anche come simbolo, rappresenta tutto questo. È la bandiera di una comunità di individui liberi e dei loro valori, delle loro voci, dei loro sguardi.
Quel seggio non è proprietà privata di un Partito o delle sue burocrazie e dirigenze.
Personalmente non sarei mai voluto intervenire in questo dibattito ma i toni assunti dai Giovani democratici, il rancore ereditario e fratricida che trasuda da ogni sillaba dei loro interventi, hanno raggiunto dei livelli veramente disdicevoli e spiazzanti, di una tale violenza, arroganza e prepotenza, da apparato di Partito che vuole occupare gli spazi di potere e piazzare le proprie pedine, da far venire la pelle d’oca.
Questa è veramente una brutta e vecchia politica, già vista troppe volte…
Quel seggio simbolico, in Consiglio comunale, è di tutti noi. È un allegorico Bene comune, rappresenta una comunità. Non è una “roba” del Partito. La democrazia non è una proprietà privata".