Ad intervenire, insieme al presidente di Confindustria Ascoli, Bruno Bucciarelli, le massime autorità locali e regionali, dal sindaco Guido Castelli al presidente della Provincia Piero Celani; dal governatore della Regione Marche Gian Mario Spacca, al presidente di Confindustria Marche, Nando Ottavi.
Ad aprire con i saluti il sindaco Castelli e il presidente della Provincia Celani.
"Mi faccio portavoce della comunità locale, che oggi ha la possibilità di ascoltare le parole del presidente Squinzi in un momento difficile – prosegue il sindaco – connotato da una recessione che vede una diminuzione del Pil del -2,5%, una disoccupazione che ad agosto è stata del 10,7%, un’inflazione pari al 3,2% ed una tassazione del 45%. Questi sono elementi che inducono la classe dirigente a considerare la congiuntura che stiamo vivendo come una delle più difficili dal dopoguerra ad oggi. C’è un pezzo di Italia che ha fatto molti sacrifici. I numeri di questi contributi sono esemplificativi: dal 2005 ad oggi la politica di investimento dei comuni italiani ha avuto una flessione di 4 miliardi e mezzo. Per effetto del Patto di Stabilità, il comparto dei comuni ha ridotto la propria spesa di 15 miliardi di euro. Ci aspettiamo, ora, che nella politica di rigore che il governo correttamente sta impostando e imponendo, vi sia la capacità di leggere con attenzione e specificità quelle che sono le caratteristiche di tutti i pezzi dello Stato, affinché contribuiscano in maniera simmetrica al miglioramento dei saldi della nostra finanza. Allo stesso modo bisogna cercare di evitare quello che è il più grande rischio che la pubblica amministrazione sta vivendo: l’invecchiamento nella propria classe burocratica. Non è possibile privarsi della freschezza dei giovani che possono assicurare margini di produttività coerenti con le performance che l’Europa ci chiede".
"Ringrazio il presidente Squinzi per l’attenzione mostrata verso il territorio. - dice il presidente della Provincia Piero Celani - Credo che si debba avere il coraggio di guardare in faccia la cruda realtà ed investire le poche risorse che abbiamo, mettendole a disposizione di chi è in grado di produrre qualcosa. Ed oggi a creare posti di lavoro non sono le leggi ma le imprese. Un altro tema che mi preme toccare, è quello della burocrazia: non parlo solo della burocrazia a livello periferico, ma a livello centrale. Abbiamo bisogno di rilanciare l’Italia attraverso le grandi infrastrutture ma, non avendo le disponibilità per investire nel pubblico, basti pensare che secondo stime ultime in pochi anni occorrerebbero almeno 200 miliardi di euro, abbiamo necessità di rivolgerci al privato e, di conseguenza, di avere leggi che agevolino le procedure per lavorare insieme. Per far questo bisogna cambiare il concetto di opera pubblica, intesa come l’opera che va nel verso di un interesse pubblico".
Per il presidente di Confindustria Marche, Nando Ottavi: "C'è bisogno di una ripresa che stenta a venire. Non vediamo la luce da ormai quattro anni – dice - e anche le prospettive del 2013 non sono rosee. Questa condizione ci preoccupa in quanto vede penalizzate le piccole e medie imprese manifatturiere che caratterizzano il nostro territorio. Abbiamo resistito per i primi due anni, ma oggi la difficoltà è oggettivamente enorme. Da uno studio realizzato dalla Regione Marche, emerge che l’unico spiraglio di crescita è dato dalle esportazioni che, nel I semestre di quest’anno, hanno registrato un incremento del 6,4%. In ogni caso, sono ancora troppo poche le aziende che esportano. Per spingere le imprese ad avere un giusto equilibrio tra crescita interna e crescita esterna c’è bisogno di investire, innovando i processi, le strutture e i servizi".
"Oggi il bene primario è il lavoro, ma per crearlo occorre rilanciare lo sviluppo – dice il presidente di Confindustria Ascoli Bruno Bucciarelli – Senza un forte balzo in avanti della produttività italiana sembra difficile innescare il circolo virtuoso lavoro-mercato-investimenti-esportazioni-consumi. Nelle nostre realtà locali il nuovo patto sociale che le rappresentanze di imprese e lavoratori possono ratificare, deve riguardare la produttività del lavoro. Ma lo sforzo e il sacrificio devono essere corali. Credo che si debba superare una volta per tutte questo immobilismo esteso a macchia d’olio in tanti ambiti dell’agire civile. I giovani sono le vittime sacrificali di questo immobilismo ed è per loro che occorre fare un appello alle responsabilità di ciascuno. In primo luogo deve essere l’azienda l’ambito in cui si crea quel clima che favorisce la creazione della cultura del gruppo, inteso come insieme di persone che produce effetti rilevanti e trainanti per il successo delle imprese. Ma non basta: tocca a noi imprenditori esprimere la nostra capacità competitiva. A loro dico abbandoniamo ogni atteggiamento rinunciatario e torniamo ad essere quei “capitani coraggiosi” che siamo stati in passato, in momenti difficili, quando, animati dalla voglia di crescere abbiamo affrontato le nuove sfide provenienti anche dai mercati esteri con passione e tenacia".
"Le Marche sono la regione più manifatturiera d’Italia – dice il Governatore delle Marche Gian Mario Spacca - In rapporto alla popolazione, il 40% dei marchigiani lavora in un’impresa, laddove la media nazionale è di undici punti inferiore. Il confronto di oggi è significativo per tenere le prospettive di crescita del nostro territorio. Tutte le istituzioni si debbono piegare al rispetto della centralità dell’impresa, che è l’unica oggi a creare reddito e occupazione, le due cose di cui abbiamo più bisogno per avere una prospettiva di ulteriore crescita. E’ stata definita una Road Map su cui dobbiamo concentrarci in una logica di estrema concretezza, in direzione del rafforzamento di questa ricchezza. Innanzitutto, a quattro anni dall’inizio della crisi, il fattore umano nella nostra regione è rimasto inalterato. Nel 2008 i lavoratori erano 358mila; 359mila quelli registrati dall’Istat a giugno 2012. I fattori su cui costruire progetti concreti sono diversi. La prima possibilità per aumentare il fatturato è rappresentata dall’apertura ai mercati internazionali. Il governo regionale delibererà un forte contributo finanziario, di almeno 3 milioni di euro, che consentirà alle imprese di prendere, con contratto a tempo determinato, una persona che abbia esperienza di marketing internazionale. Un altro punto per accrescere la competitività è costituito dall’innovazione. Abbiamo uno dei tassi più bassi di innovazione del Paese, lo 0,7 rispetto alla media nazionale, quindi abbiamo necessità di investire in progetti concreti. Dato il problema del reperimento delle risorse finanziarie, l’interlocutore comune diventa la banca. L’appello va a questo perimetro che comprende le banche locali. Come Regione garantiamo il massimo del nostro impegno e delle risorse finanziarie per supportare le imprese.
Altro tema della Road Map riguarda la semplificazione. Non esiste più soltanto un problema di procedure, ma anche di architettura strutturale. Sono troppi sette livelli di passaggi istituzionali, mentre il resto dell’Europa è organizzata su tre passaggi. Sono stati definiti disegni di legge che non guardano solo ad una riduzione del numero delle province, ma anche ad una forte riorganizzazione dei comuni e dei loro territori. Siamo dentro un processo di ridefinizione di architettura istituzionale, rispetto a cui dobbiamo essere attenti, rigorosi e particolarmente disponibili a seguire la strada della produttività, ma anche a non cedere quelle che sono le cose positive delle autonomie. Bisognerà quindi trovare un nuovo equilibrio in una logica di maggiore esemplificazione, che permetta di fare politiche che corrispondono a caratteristiche diverse che ogni territorio possiede. Una cosa che possiamo fare è spingere l’innovazione tecnologica all’interno della pubblica amministrazione perché l’introduzione delle procedure informatiche può realizzare questa richiesta della semplificazione".
Abbiamo chiesto al presidente Squinzi :
La Regione Marche sta internazionalizzando, sta rafforzando il sistema delle imprese nel mondo e, dall’altro versante, sta cercando di fare scouting perché ci siano capitali esteri che vengano a curare l’emergenza marchigiana (l'esempio è l'acquisizione da parte cinese del Gruppo Ferretti). Il Piceno da questo punto di vista soffre una storia indelebile, quella delle multinazionali che qui hanno fatto sì impresa, ma poi hanno saccheggiato e sono sparite. Confindustria pensa di poter fare un fondo di solidarietà tra le imprese italiane perché non ci sia questo depauperamento delle eccellenze, sia nella nostra Regione che in Italia?
"Il problema non è fare fondi di solidarietà – risponde Squinzi - ma ricreare le condizioni di attrazione per le imprese a capitale italiano e a capitale estero. Nel mio programma, presentato il 24 maggio, ho posto al centro di tutto la semplificazione normativo-burocratica del nostro Paese. Come imprenditore ho sperimentato la drammatica complicazione per cui non è possibile programmare investimenti e realizzarli in tempi se non certi, almeno ragionevoli. Vorrei ricordare che in Lombardia, in alcune province, come Varese, Como, Lecco e Sondrio, stiamo subendo la concorrenza spietata del Canton Ticino. L’elemento principale che si gioca nel Canton Ticino è la certezza nell’ottenimento dei tempi delle autorizzazioni. Una valutazione di impatto ambientale nel nostro Paese si ottiene mediamente in 2 anni e mezzo. In Canton Ticino in 60 giorni. Questi sono i problemi contro cui ci battiamo e per cui i nostri imprenditori si stanno scoraggiando. Voglio ricordare che nella spending review c’è stato un accanimento contro le aziende farmaceutiche che non ha portato nessun risparmio alla stato italiano, ma che ha complicato la possibilità di prescrivere farmaci di qualunque provenienza, in particolare di quelle aziende che fanno ricerca e che hanno investito nel nostro Paese. Si è così messo a rischio un settore importantissimo, quello farmaceutico, che conta 70mila dipendenti, 17 miliardi di vendite, di cui il 61% in esportazione, e tanta ricerca.
Il problema vero è ricreare le condizioni per cui gli imprenditori italiani e gli investitori esteri riprendano a pensare che il nostro sia un Paese in cui valga la pena investire, in cui si possano programmare gli investimenti e portare avanti con certezza dei tempi. Come Confindustria ci impegneremo tantissimo su questo punto".