Se si vogliono veramente limitare i costi dei servizi ed ottimizzare le risorse vanno agevolate le collaborazioni e dove possibile le fusioni di enti piccoli e non guardare solo alle convenienze personali ed elettorali. Quest’ultime, invece, sono state preponderanti, generando un ”pateracchio” vergognoso, assolutamente inaccettabile sotto l’aspetto giuridico, solo per salvare uno specifico territorio a dispetto di altri. La vecchia politica, con la “p” minuscola ha avuto il sopravvento sulla ragionevolezza e sulla sfida che la necessità di riorganizzare la presenza delle istituzioni di ogni livello, pone davanti a tutte le istituzioni. La decisione del CAL di lunedì è una polpetta avvelenata lanciata al Consiglio Regionale che, a sua volta, posso scommetterci, la passerà al Governo centrale. Lì finirà la storia e naufragherà il tutto. Tempo perso, risorse perse e tanti esponenti delle istituzioni locali che hanno dimostrato ancora una volta miopia e ignavia quando si tratta di rischiare per cambiare.
La CISL FP da mesi si sta sgolando nell’affermare che le esigenze di riordino di tutti i livelli istituzionali del nostro territorio, come del resto in tutta Italia, sono effettive e fondamentali per un funzionamento virtuoso del sistema delle autonomie locali. Per come è attualmente impostato, il sistema costituisce una insostenibile fonte di spreco ed inefficienza, a partire dalla duplicazione dei centri decisionali, dei Dirigenti vari e dal proliferare di enti strumentali insediati a vari livelli di governo, serviti solo per collocare qualcuno a svernare o ad occupare poltrone molto ben remunerate. I cittadini lo devono sapere che con le loro tasse, stanno mantenendo in vita “carrozzoni” e molte società pubbliche costituite ad oc per aggirare leggi e limiti finanziari imposti dallo Stato nell’infruttuoso tentativo di contenere la spesa pubblica. Non c’è Comune o Provincia delle Marche come anche l’ente regione che non abbia una o più società a capitale pubblico, nate come funghi in ogni luogo, anche il più sperduto, che non succhi risorse senza aver mai fatto risparmiare un solo euro ai cittadini, anzi. Le province di Ascoli, Fermo e Macerata sono costituite per la stragrande maggioranza da Comuni con meno di 5.000 abitanti, ma tutti con la loro bella Società di Servizi in casa. E’ un’assurdità ! E’ chiaro che non tutte le Società sono uguali e che molte sono assolutamente sane e serie.
L’opportunità quindi che veniva da una Legge fatta male sicuramente, qual è la 135, era quella di ridisegnare complessivamente, dopo un ampio confronto con le rappresentanze dei cittadini, delle imprese e dei lavoratori, la presenza di tutte queste realtà in un’area vasta territoriale, accorpando quello che era possibile accorpare, semplificando al massimo i percorsi burocratici per i cittadini di Comuni vicini e di piccole dimensioni, consorziando i servizi e tagliando i doppioni. Questa sarebbe stata una buona revisione della spesa perché i risparmi ottenuti potevano essere utilizzati per abbassare le imposte comunali e provinciali e finanziare il welfare in favore delle classi più deboli oltre che dare respiro al personale che da anni soffre per carenza di organici. I cittadini oggi chiedono alla politica: servizi alla persona a costi inferiori, sostegni alle fragilità ed uffici diffusi e presenti sul territorio. Non si appassionano affatto alle lotte di potere di una provincia sull’altra per un’arcaica supremazia o lo stendardo da esporre.
La Cisl Fp sin dai primi tentativi di riordino dell’Ente Provincia si è dichiarata contraria a interventi riformatori semplicistici, imposti dall’alto, privi di concertazione e di un quadro chiaro sulla gestione degli “effetti collaterali”, a partire dalle ricadute sui lavoratori e sui servizi. Tuttavia, non si è sottratta al confronto e ha promosso con forza l’idea di un intervento riformatore complessivo, che agisse su più livelli di governo a partire da una chiara definizione delle funzioni e dei correlati servizi come presupposto indispensabile per l’individuazione degli ambiti territoriali ottimali per il loro svolgimento.
La proposta semplicistica e, lasciatemelo dire, banale, uscita dal CAL, umilia le menti intelligenti dei tre territori interessati perché è un arrendersi senza condizioni alle scelte di soggetti esterni alla realtà marchigiana e quindi mortifica i cittadini ed i lavoratori di Fermo, Ascoli e Macerata ( si, anche di Macerata perché illusi da una proposta che verrà bocciata alla nascita per illegittimità) che dovranno ancora una volta constatare come la politica locale si sia nascosta nel momento di assumere le responsabilità di scelte difficili e forse, in prima battuta, impopolari.
E’ chiaro che ora per quanto riguarda il Sindacato, l’attenzione si sposta sulla discussione in Consiglio Regionale. L’ultima speranza della CISL FP di Ascoli-Fermo è che in tale luogo, si possa avviare una seria riflessione ma anche un confronto con le parti sociali, non obbligatoriamente limitata al riordino delle tre ex province, sui temi della semplificazione e razionalizzazione della presenza delle Autonomie Locali nella regione, sul consorzio di servizi che elimini duplicazioni inutili e sulla spesa improduttiva generata da Enti e Società pubbliche che hanno costituito il vulnus principale dell’aumento di spesa pubblica in tutto il nostro paese e parallelamente il brodo di coltura di interessi spregiudicati di alcuni amministratori disinvolti.
Se anche il Consiglio Regionale cadrà nella trappola di passare la palla al Governo della decisione in merito al riordino, trasmettendo l’improbabile proposta delle 4 province, assisteremmo alla vittoria della demagogia sfrenata e alla scelta di non decidere.