«La Pfizer contro la civiltà del lavoro»

«La Pfizer contro la civiltà del lavoro»

Così i consiglieri Fds Massimo Rossi e Gabriele Illuminati

E’ il caso della Pfizer, multinazionale americana leader nel mercato farmaceutico mondiale con un fatturato di decine di  miliardi di dollari, che occupando nello stabilimento di Ascoli Piceno circa 650 dipendenti è la più grande azienda del territorio. Forse per questa azienda il fatto stesso di occupare centinaia di persone che - non va dimenticato- lavorano sodo consentendo ad essa di far lievitare utili e valore delle proprie azioni, può giustificare le modalità “disinvolte” con cui la stessa sfrutta i dipendenti, abusa del lavoro precario,  mette in atto misure di ritorsione verso chi non accetta soprusi ed ingiustizie,come dimostrano decine e decine di sentenze di condanna della Magistratura del Lavoro.
L’ultimo “capolavoro” di questo triste campionario è proprio di questi giorni. Dal primo ottobre, infatti, con il pretesto della promessa di uno sbandierato piano di ristrutturazione e investimenti, la Pfizer dopo aver incentivato le dimissioni di qualche decina di dipendenti,  metterà fuori dall’azienda 5 lavoratori; andranno in cassa integrazione a zero ore per due anni  insieme ad un’altra dozzina di operai che dovrebbero seguirli tra qualche settimana. Una misura apparentemente incomprensibile se si considera l’entità di questo contingente che per la sua limitatezza si sarebbe certamente potuto assorbire nell’ambito di un organico delle dimensioni della Pfizer. Ancora più assurda e inaccettabile se si considera altresì che la stessa azienda ricorre contemporaneamente in modo massiccio al lavoro interinale, con decine di unità costantemente in produzione,  e chiede ai suoi dipendenti di lavorare tutti i sabati e le domeniche su due turni sino a fine anno!
Ma ciò che è più odioso di questo provvedimento è che esso nasconde in modo goffo il suo fine ritorsivo ed intimidatorio verso l’insieme dei suoi dipendenti, sempre più immersi in un clima di tensione e di ricatto occupazionale. Infatti tra i cinque dipendenti che verranno messi fuori a fine mese, due hanno in corso vertenze con l’azienda per il riconoscimento contrattuale delle mansioni effettivamente svolte, mentre gli altri tre fanno parte di quel contingente di lavoratori (attualmente ridotto a sei unità)rientrato in fabbrica nel Dicembre dell’anno scorso,grazie all’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Due sentenze di Tribunali del Lavoro li avevano reintegrati sul loro posto in quanto illegittimamente licenziati nel luglio di due anni prima. Nei loro confronti, l’azienda peraltro aveva operato in aperto spregio della Magistratura stessa in quanto, come molti ricorderanno, per l’eco che la vicenda ebbe sulla stampa, essi furono lasciati per mesi fuori dai cancelli della fabbrica con lo stipendio mandato a casa, analogamente ai tre operai della Fiat di Melfi per i cui diritti e dignità intercedette persino il Capo dello Stato.  
La crisi economica ed il conseguente ricatto occupazionale non possono divenire strumenti in mano a chi, ad Ascoli o a Roma, vuole demolire come in questo caso la nostra civiltà del lavoro.  Per queste ragioni il Gruppo Consiliare della Federazione della Sinistra,che insieme a SEL sollecitò ed ottenne l’anno scorso l’unanime condanna del comportamento antisindacale della Pfizer da parte del Consiglio Provinciale, nel denunciare all’opinione pubblica questo ennesimo e preoccupante “precedente” per l’intera realtà lavorativa picena, richiama l’attenzione dei vertici delle Istituzioni locali affinché intervengano per deprecare tali azioni.