Primo perché comunque questa riforma ha previsto delle vittime eccellenti ed una sorta di cannibalismo amministrativo con il quale dovremo convivere.
Il riferimento chiaro è per Macerata. Tra lei ed Ascoli ci sono stati ottimi rapporti e reciproco rispetto; sinceramente pensando alla sua cultura, la sua tradizione, la sua chiara identità che verrebbe cancellata con la nuova riforma inglobandola in una presunta logica di Marche sud, mi porta a comprendere la sua irritazione ed alle difficoltà di costruire un territorio di evidente disomogeneità.
Meno comprensibili certe gratuite affermazioni contro il presidente Celani, contro l’on. Ciccanti ed in genere contro la politica ascolana la quale, occorre sottolineare,sta mantenendo un profilo corretto, non si è data a grandi proclami, feste di piazza, fuochi d’artificio, suoni di campane o sfavillio di colori, come è accaduto non molto lontano qualche anno fa, ma ha solo ricordato che attualmente esiste una norma, voluta dal governo, la quale prevede Ascoli capoluogo. E su questo non posso non esternare una, credo, comprensibilissima soddisfazione.
Tra l’altro esponenti del Piceno hanno candidamente affermato che qualora fosse materialmente possibile e se la provincia di Ancona fosse disposta a cedere territori, se una logica di quattro province riemergesse in un dibattito regionale, nessuno alzerebbe barricate.
E questa apertura stride se si pensa che, ai tempi della divisione della provincia, pochi si strapparono le vesti, in ambito marchigiano, perchè questo non avvenisse ed Ascoli, lasciata sola contro tutti, non patisse una mutilazione dolorosissima (visto chei qualcuno ha ricordato di presunte difficoltà di bilancio ) nonostante questa fosse vista, dai più, solo come poco opportuno utilizzo di soldi pubblici.
Qualora invece non fosse possibile e la norma inchiodasse tutti indipendentemente dalle singole volontà, come ora sembra, allora occorre che ci si adoperi per evitare, appunto, questa guerra fratricida ed accettare la scelta di Ascoli che, calcoli di abitanti a parte ed a prescindere dal legislatore, rientra nella logica, in quanto l’Ascolano non poteva rimanere senza riferimenti amministrativi sia perché contiene la quarta e la quinta città delle Marche, sia perché per posizione geografica, cultura, tradizione, economia, rappresenta una sorta di” provincia autonoma”, rispetto al contesto marchigiano e quindi meritevole da sempre di una politica a parte.
Poi perché mi sembra che gli altri territori abbiano già molto come servizi, università, infrastrutture come la quadrilatero di cui si beneficerà a breve.
Ascoli invece, dopo lo scippo di mezza provincia, altre ingiustizie come l’Università di Agraria, la carenza di strade e di investimenti come la Salaria e l’Ascoli-Teramo, era in evidente credito.
Adesso che la palla passa alla Regione, per qualche competenza, mi sembra che questo possa essere considerato un bel banco di prova per dimostrare, partendo dal presupposto del rispetto della norma, quanto essa tiene in considerazione il Piceno ed il suo capoluogo, fugando finalmente certi timori oramai radicati in zona e diffidenze nei confronti della politica regionale.
Se invece tutto sarà confermato, anche perché sono certo della valenza dei nostri rappresentanti regionali, per Ascoli si tratta di una grande opportunità e prova di maturità.
Intanto deve essere lungimirante e liberarsi di atavici atteggiamenti di chiusura che, purtroppo, l’hanno caratterizzata. Deve essere una sede vera, illuminata, policentrica, esaltare le eccellenze delle altre realtà prima non picene, stemperando una chiara disomogeneità, saldare un patto di ferro con San Benedetto e che guardi in grande, che abbia la capacità di essere punto di riferimento di un territorio più vasto che esula dai confini amministrativi regionali. In fondo Matelica da Ascoli è a 160 Km, Ancarano (TE) da Ascoli è a 9 Km.
Questo è un dato di fatto con cui convivere ed una vera sede amministrativa dovrà saperlo interpretare. Nel rispetto degli altri territori limitrofi che hanno avuto la dignità di provincia per 150 anni e che potrebbero non esserlo più, certamente non per colpa della politica ascolana.