Ascoli città fascista, il ministero risponde ad Agostini

Ascoli città fascista, il ministero risponde ad Agostini

Il sottosegretario De Stefano: «L'evento è stato monitorato senza evidenziare alcuna illiceità sotto il profilo giuridico-ordinamentale»

A rispondere è il sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo De Stefano.
"L'evento è stato monitorato senza evidenziare alcuna illiceità sotto il profilo giuridico-ordinamentale.Al riguardo la questura ha riferito che la manifestazione non ha provocato alcun problema di ordine e sicurezza pubblica. Le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative hanno espresso il proprio dissenso sulla manifestazione ma, tuttavia, durante la fase preparatoria dell'evento non sono state registrate forme di protesta, né sconcerto o disorientamento nella cittadinanza", scrive il sottosegretario.

“Nessun articolo, nessuna pubblicità, nessuna segnalazione – spiega Giorgio Ferretti, responsabile di CasaPound per le Marche – Se non avessi seguito personalmente la vicenda, l’on.Agostini non ci avrebbe neanche mai detto che la risposta era arrivata da quasi un mese. Si sarebbe volentieri sottratto a questa ennesima figuraccia. Una tale solerzia per infangare la mostra sui giornali, che però non ha trovato seguito quando il Ministero ha zittito proprio Agostini (“non sono stati registrati sconcerto o disorientamento nella cittadinanza”).

“Non si sono mai messi in discussione – continua Ferretti – Tutte le richieste provenienti dalla sinistra sono state sistematicamente bocciate: prima il vertice in Prefettura che ha valutato di non censurare la mostra, poi la richiesta ai procuratori di perseguire evenutali reati, mai ravvisati, ancora dopo la mozione di condanna richiesta al Comune, bocciata in Consiglio anche quella, ora addirittura la risposta del Ministero che non vede nessuna illiceità sotto il profilo giuridico-ordinamentale, e nessun problema di ordine pubblico/sicurezza, come paventato dal Partito Democratico.”

“E’ ora che questi signori chiedano scusa – conclude Ferretti – per il processo mediatico a cui hanno sottoposto la mostra e CasaPound Italia tutta. Ora speriamo che sulla vicenda cali il sipario, come giusto che sia”.