Bruxelles nel vortice dei lobbisti

Bruxelles nel vortice dei lobbisti

In mancanza di un regolamento in materia, i gruppi d’interesse presenti nella capitale belga possono influenzare a piacimento il processo legislativo europeo. Nel 1985 i lobbisti che  vi lavoravano erano circa 650 oggi sono più di 16 mila.
Nel 2008 la Commissione Europea, nel quadro dell’iniziativa per la trasparenza, ha creato un registro dei “gruppi di interesse”. Il problema è che l’iscrizione rimane facoltativa. Attualmente il registro conta 2771 organizzazioni di cui riporta solamente informazioni di base ed i “lobbisti non sono obbligati a precisare quale direttiva o progetto legislativo vogliono influenzare”.
Per superare la cronica mancanza di specialisti la Commissione Europea fa regolarmente ricorso a “gruppi di esperti”che dovrebbero fornire pareri indipendenti .Ufficialmente essi lavorano gratuitamente, ma secondo quanto affermano  funzionari UE, sono invece retribuiti  da grandi gruppi economici.
In particolare se si analizza la composizione dei “gruppi di esperti” sulle attività bancarie e finanziarie si è scoperto che 40 persone per fare lobby sono dislocate a Bruxelles, da Citigroup – è la più grande azienda di servizi finanziari e risulta la terza più grande azienda in termini di capitalizzazione –numerosi sono anche i “consulenti” legati all’inglese  Barclays e a Paribas.
Nel 2001 la Commissione europea aveva proposto di mettere l’industria chimica sotto controllo.
I produttori e gli importatori avrebbero dovuto fornire informazioni sulle proprietà delle sostanze utilizzate e sostituire i prodotti chimici pericolosi o cancerogeni con altri prodotti meno nocivi.
E’ stato l’inizio del lobbying europeo in quanto “gruppi di pressione” sostennero che tali proposte della Commissione europea “avrebbero ucciso l’industria chimica europea portando inevitabilmente ad un aumento della disoccupazione”. I principali promotori di questa campagna erano la Basf e la Bayer !.
Qualche anno fa l’associazione tedesca dei prodotti chimici ha erogato finanziamenti a partiti politici come la Cdu-Csu – conservatori e Fdp – liberali -.
Erik Wesselius dell’Osservatorio Europeo delle imprese che combatte queste lobby,cita l’esempio di una proposta di legge per etichettare i prodotti alimentari con simboli:verde per quelli che fanno bene alla salute,rosso per quelli nocivi. ”Pur trattandosi di una idea facile e chiara – afferma Wesselius-non è stata approvata a causa della forte  resistenza dell’industria agro-alimentare.
Bruxelles prospera grazie ai giochi di potere dei gruppi di pressione. Diplomatici, lobbisti, funzionari  si incontrano  a pranzo negli eleganti ristoranti del quartiere Europa, cenano negli esclusivi club del quartiere Des Sablons,partecipano a cocktail party durante i quali  studiano strategie per rendere la legislazione europea favorevole alle grandi compagnie.
Come riferisce il giornale De Groene Amsterdammer di Amsterdam, sono sempre più numerosi i casi di ex commissari che vendono i loro servizi e la loro influenza alle lobby. Una situazione che imbarazza Bruxelles – prosegue il giornale – in quanto su 13 commissari che hanno lasciato la Commissione nel 2010, tutti hanno trovato lavoro in gruppi privati di cui hanno sostenuto gli interessi durante il loro mandato. Solo un grande scandalo potrà portare ad una regolamentazione dell’attività di queste lobby.

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