Dopo la mortificante mutilazione della provincia di Ascoli Piceno, miseramente ora sconfessata dalla realtà dei fatti,vista la necessità di accorpamento, dopo i tanti soldi utilizzati per quale chissà nobile motivo di creare una nuova provincia nelle Marche, e qualcuno dovrà spiegarlo e renderne conto ai contribuenti, oramai non mi meraviglierei più di niente, neppure di fronte a cotanto, sfrontato coraggio.
Però tali dichiarazioni offensive non sono tanto riguardo l’Ascolano, già fiaccato da una inutile divisione su cui è superfluo rivangare riflessioni, visto che oramai unanime l’immagine, soprattutto a livello nazionale dove la stampa di prestigio e la Tv pubblica non perdono occasione per utilizzare la divisione della provincia di Ascoli Piceno come l’emblema dell’inutile duplicazione di enti .
La mia meraviglia nasce nei confronti del poco rispetto nei confronti della attuale realtà territoriale Maceratese, consolidata da oltre 150 anni di vita e riconoscibile da una identità culturale, storica, politica e che ora dovrebbe cedere il passo ad una nuova provincia che tra l’altro, nella parte settentrionale è facilmente confondibile, se non omogenea, all’attuale provincia di Macerata.
Sono il primo a dire a che una fusione Ascoli- Macerata sarebbe improponibile e dannosa per tutti non vedendo omogeneità tra Spinetoli, ad esempio, ed Apiro o Cingoli, coinvolti in contesti troppo diversi. Per questo ho sempre sostenuto, e sostengo, che per l’Ascolano sarebbe nel tempo più producente e logico cercare aggregazioni oltre regione.
Ma ad oggi sono certo che Ascoli Piceno, in quanto provincia di confine, rappresentante di una realtà territoriale, quella truentina, che ha una precisa identità e delle esigenze a parte rispetto al contesto marchigiano, ma anche perché esistente da oltre 150 anni, avrebbe comunque bisogno di una rappresentanza istituzionale autonoma. Ma mai mi sognerei di dire che ingloberebbe anche Macerata, perché saremmo irrispettosi della storia e della dignità dei nostri corregionali.
Invece Cesetti già si candida in barba alla storia. La verità l’ha già esposta, lucidamente, Saturnino Di Ruscio che ha già precorso i tempi e che forse doveva esse un buon monito per chi ha invece creato un nuovo ente. La parte nord della provincia di Fermo è maceratese a tutti gli effetti. Il resto ritornerebbe ab ovo, parametri permettendo..
Tutto questo condito da una buona dose di buon senso e larghe vedute che in questi anni è mancato a molti.
Parlare di capoluoghi ora, o di capitali cadendo in qualche delirio di onnipotenza, giova e dà ragione a queste razionalizzazioni affrettate anche figlie di divisioni insensate.