La buona gestione dell’amministrazione pubblica dovrebbe partire da dati numerici oggettivi, attraverso i quali giudicare gli amministratori.
Mi chiedo: è da considerare bravo l’amministratore (per esempio Guido Castelli) che programma lavori pubblici per 30 milioni di Euro facendo schizzare l’indebitamento, vendendo patrimonio, svuotando e indebitando le società partecipate e lasciando deficit strutturali annuali sempre di più insanabili?
Il Sindaco Castelli basa tutta la sua azione politica partendo dall’assunto che i cittadini giudicano gli amministratori nella loro capacità di spendere e non nella capacità di amministrare bene. Questo è stato e continua a rappresentare il male che ha portato lo stato italiano sull’orlo del fallimento e che sta sempre di più compromettendo le nostre finanze comunali.
Detto questo credo che per analizzare la scandalosa convenzione con la Saba e i segreti circa i rapporti dell’amministrazione comunale con la società stessa, fosse bene analizzare i numeri delle due convenzioni e gli obblighi che da queste ne derivano. Per questo ho redatto una tabella semplificata per far capire la gravità della convenzione in essere. Castelli e Celani, innanzitutto, nei loro discorsi, ripetutamente nel corso degli anni ripropongono un falso storico attribuendo le passate convenzioni esclusivamente alla passata amministrazione (Allevi) a loro ostile. E curioso osservare, dopo diciassette anni, da quel 10 Marzo 1995 (era Sindaco Nazzareno Cappelli) che tra coloro che approvarono e votarono a favore di quel piano economico e finanziario ci fossero Nazzareno Cappelli (Oggi coordinatore comunale del PDL), Emidio Tosti Guerra (oggi Capogruppo PDL in Consiglio Comunale) e Raniero Isopi (Oggi Capogruppo della Lista Castelli in consiglio comunale).
Le valutazioni politiche ampiamente condivise e addirittura programmate fin dai primi anni novanta dalla allora Democrazia Cristiana, alla base della costruzione dei parcheggi, vi era, infatti, l’obiettivo di eliminare i posti auto a pagamento a raso nel centro storico favorendo la residenzialità, arrivando così a una forte pedonalizzazione.
Una scelta ampiamente condivisa, ma che vide, curiosamente, per soli ragioni di opportunismo la nuova destra presentatasi con la faccia Berlusconiana cavalcare l’onda delle proteste sulle scelte da loro stesse condivise, mettendo in campo un’azione che rinnegava platealmente quanto da loro votato.
Una volta vinte le elezioni sulla riapertura del centro storico, di Piazza Arringo e sulla sosta selvaggia, ecco che per Celani non era possibile attuare quella convenzione, e in modo scellerato ne ha approvato un’altra che non solo impegnava il Comune a garantire economicamente gli incassi previsti dal Piano Economico e Finanziario, (cosa che la precedente non prevedeva) ma inseriva anche il raddoppio di incassi previsti rispetto alla precedente.
La nuova soluzione prospettata oggi di creazione di una società cui conferire la proprietà dei parcheggi e quindi venderne il 49%, non rappresenta altro che il modo per nascondere le gravi responsabilità dell’amministrazione non solo Celani, ma anche Castelli, che ha continuato nel corso di questi 3 anni a tenere nascosta quella che è la situazione finanziaria e l’eventuale debito nei confronti della Saba.
Castelli oggi, in realtà, non riacquista i parcheggi, che sono di proprietà comunale, ma ne vende il 49%.
Crea una società dove al privato, anche se in minoranza, dovrà garantire incassi certi.
In questo modo non solo non centra l’obiettivo della libera gestione della sosta, ma vende il 49% della proprietà a un privato compromettendo entrate sicure annuali di cui il comune ha molto bisogno.
A Castelli interessa oggi solo nascondere le conseguenze di quella convenzione ed essere rieletto. Nulla gli può interessare di meno delle entrate strutturali. L’importante è arrivare al 2014 vincitore. A qualsiasi costo. Raccontando favole, come quella, ad esempio, che raccontava Celani nel 2002: i parcheggi costeranno di meno. Omettendo di dire che i posti a pagamento sarebbero triplicati e gli incassi totali previsti raddoppiati.