Attualmente quest’isola è divisa tra la parte greco-cipriota che conta circa 700.000 abitanti e la Repubblica turca di Cipro del Nord, non riconosciuta dalla comunità internazionale con 200.000 abitanti. A poche settimane dal passaggio, il commissario all’allargamento Stefan Fule ha annunciato che sarà l’occasione per la ripresa dei negoziati di adesione della Turchia da tempo congelati.
Ankara aspetta al varco la presidenza cipriota per scatenare una guerra diplomatica con la UE. Quella che attende Nicosia in questo secondo semestre dell’anno, non sarà una presidenza agevole in quanto Cipro è una piccola isola, mal collegata, stretta tra i venti della guerra civile della Siria, i problemi che assillano il Libano e la Turchia che non ha mai nascosto le sue mire espansionistiche. La questione turca è una sfida politica non solo per Cipro ma per l’intera Unione Europea.
Qualche mese fa la Turchia, nell’annunciare la sua intenzione di congelare i rapporti con l’Unione Europea, aveva fatto una distinzione fra la presidenza di turno –cipriota –con cui non dialogherà, e la Commissione con cui continuerà a mantenere i rapporti.
La minaccia del premier turco Erdogan riguarda la questione di Cipro Nord e della divisione dell’isola, provocata dall’invasione dei militari turchi nel lontano 1974. L’ultimatum per l’accoglimento della proposta di soluzione delle Nazioni Unite da parte del governo greco-cipriota, è stato fissato da Ankara per sabato 30 giugno, il giorno prima del passaggio a Cipro della presidenza UE.
Non ci sono speranze che dopo tanti anni di estenuanti negoziati il miracolo si avveri in così poco tempo.
Nella seconda parte dell’anno si preannunciano quindi complicazioni nei rapporti tra Bruxelles ed Ankara. Sullo sfondo si delinea uno scontro attorno all’isola di Cipro, una specie di guerra per il controllo delle risorse energetiche, in quanto nel Mediterraneo orientale tra Cipro Sud e le coste di Israele e del Libano si è scoperto, di recente, un enorme giacimento di gas e petrolio. Una società mista israelo-americana ha iniziato i primi sondaggi sollevando le proteste del governo turco che rivendica quei fondali di competenza dell’intera isola e non solo di Nicosia.
Per ritorsione, Ankara ha minacciato l’invio di navi da guerra ed il governo di Erdogan ha dato incarico alla compagnia nazionale Tpao di avviare perforazioni a nord di Cipro. L’unione Europea si troverà quindi a fronteggiare l’aggressività delle parti cercando di difendere un proprio paese membro.
Non vorremmo che si verificasse la profezia di Iacques Delors, già presidente della Commissione Europea, che all’indomani della firma del trattato di adesione nel 2003 ad Atene con dieci nuovi partner, fra cui Cipro, definì l’inclusione di quest’ultimo un grave errore, una specie di bomba ad orologeria che prima o poi sarebbe deflagrata.