I tedeschi, dai politici alle banche, passando per la scuola e gli ospedali appaiono estremamente efficienti e nel Regno Unito sono considerati “lavoratori instancabili”e pensare che in tempi non lontani i sudditi della corona odiavano la Germania. Il sociologo Max Weber sottolineava agli albori del secolo passato “l’aura quasi religiosa che il lavoro possedeva per i tedeschi”. La Germania di oggi sembra ancor più legata a quell’ideale in quanto le due più alte cariche del paese sono occupate da individui cresciuti in un ambiente protestante. Angela Merkel è la figlia di un pastore luterano mentre il nuovo presidente Joachim Gauck è stato lui stesso pastore.
In un rapporto UE sulle ferie godute dai lavoratori in Europa, i tedeschi sono risultati i primi in classifica con 40 giorni l’anno, i greci accusati di essere scansafatiche non vanno oltre 33 giorni.
Riguardo le ore di lavoro la Germania è finita davanti al Regno Unito con 43,6 ore a settimana contro la media UE di 40,3 ore.
C’è comunque un aspetto che è stato ignorato dai media britannici . Recentemente la Germania ha sollevato un dibattito nazionale sulla “sindrome da burnout” ovvero l’esaurimento nervoso legato al troppo lavoro. In questi ultimi anni diversi politici di spicco, allenatori di calcio, manager d’azienda hanno abbandonato l’incarico a causa dello stress. Persino i vescovi cattolici del paese si sono lamentati del troppo lavoro.
Nel Regno Unito quando l’amministratore del Lloyd Antonio Horta-Osario si è preso sei settimane di congedo da stress, tutti i media hanno parlato ironicamente di “malattia misteriosa”.
E’ forse possibile che l’amore dei britannici per il “duro lavoro” dei tedeschi abbia più a che fare con le ansie che li contraddistinguono piuttosto che con i risultati ottenuti dai secondi.
Resta il fatto che i tedeschi pur lavorando di più si divertono ed alimentano una solida economia della UE mentre i britannici continuano a spaccarsi la schiena senza adeguati risultati.
