E’ il caso di centinaia di giovani greci che ogni giorno sbarcano a Melbourne alla ricerca di una vita migliore come avvenne nella corsa all’oro tra la fine del 1800 e gli inizi del 900. A differenza dei greci di un tempo, i migranti di oggi hanno un livello di istruzione elevato.” Sono tutti laureati in ingegneria,in architettura,in meccanica, ci sono insegnanti, bancari e persone disposte a fare qualsiasi lavoro” dice un rappresentante della comunità ellenica nella grande città australiana. “La disperazione tra di loro è tangibile – continua il funzionario – spesso arrivano con un solo bagaglio a mano. Le loro storie personali sono sconvolgenti e ad ogni nuovo aereo che atterra ne veniamo a conoscenza di nuove e terribili”. Soltanto quest’anno oltre 2500 greci si sono trasferiti in Australia e le autorità di Atene fanno sapere che altri quarantamila avrebbero “manifestato interesse” a partire. Due mesi fa ad Atene si è tenuta una “fiera dei talenti” organizzata dal governo australiano per 800 posti di lavoro: vi hanno preso parte quindicimila candidati.
Al quinto anno di recessione con la disoccupazione che coinvolge il 42,5 per cento dei giovani greci, la fuga dei cervelli continuerà ad aumentare. Per contro l’economia australiana nel 2012 dovrebbe crescere di oltre il 4 per cento. L’Australia, in questo momento di grave crisi in Europa, è considerata dai greci ma anche dagli irlandesi e dagli spagnoli il nuovo eldorado, dove si vive bene. E’ la terra dell’abbondanza e c’è la sensazione che l’occasione giusta sia dietro la porta .
In Europa la gente è impaurita, l’atmosfera è cupa l’umore è nero e lo stress per la sopravvivenza aumenta ogni giorno. I giovani portoghesi, per fuggire dalla recessione e dalla disoccupazione hanno scelto di partire per le ex colonie. Oltre diecimila si sono stabiliti in Angola molti altri hanno scelto Mozambico e Brasile. Secondo le stime del governo brasiliano il numero dei portoghesi residenti nel paese è passato da 270 mila nel 2010 ad oltre 330 mila nel corso del 2011.
In Irlanda quasi il 15 per cento della popolazione non ha un lavoro e l’emigrazione è aumentata sensibilmente sin dal 2008. Secondo l’ufficio centrale di statistica di Dublino, tra l’aprile 2010 e maggio 2011 oltre quarantamila irlandesi hanno abbandonato il paese.
Sin dal suo concepimento l’Unione Europea ha rappresentato un paradiso per tutti coloro che cercavano rifugio dalla guerra e dalla povertà. Ora l’Ue deve affrontare quello che Angela Merkel ha definito il momento più difficile dopo la Seconda guerra mondiale. Migliaia di migranti stanno abbandonando il vecchio continente e potrebbero diventare una marea inarrestabile se non si riuscirà a fermare, una volta per sempre, la crisi del debito.