E mentre il nuovo governo Monti cerca di riformare il paese ed il mondo del lavoro, le amministrazioni della destra ad Ascoli e nel Piceno hanno determinando uno scollamento tra la politica e le aziende locali le quali sono oramai sole in balia dei mercati e dei ricatti delle multinazionali, nella più totale indifferenza dei nostri amministratori locali.
Abbiamo bisogno di nuove azioni concrete per fronteggiare questa crisi, che dal fronte lavorativo ed economico si è oramai allargata in maniera netta anche nel settore sociale.
Il Piceno sta morendo, la Manuli sta dichiarando la chiusura e la destra, ora fa finta di nulla. Dopo che i sindacati confederali non sono stati ascoltati in maniera dovuta, dopo le trasferte romane, dopo riunioni che non hanno portato a nulla, con Celani, Castelli e l’assessore Di Micco in prima fila, ora quest’ultimi assistono impassibili sulla riva del fiume, immobili, senza pensare ad alcuna azione seria di rimedio per ritrovare coesione tra le parti sociali.
I giovani ed il lavoro sono il problema del Piceno, ed il dato più importante è quello rappresentato dagli inattivi (neet - Not in Education, Employment or Training) , cioè quelle persone scoraggiate che non cercano più lavoro né opportunità di formazione. A fronte di questa situazione, non c’è però uno spirito imprenditoriale che sta emergendo in molti giovani e che dovrebbe essere supportato dalla politica.
I titoli spot del sindaco Castelli sono emblematici: “Ascoli cresce” , ma non specificando come. La risposta è sotto gli occhi di tutti: cresce come quantità di cemento, e strisce blu per i cittadini. Ascoli ed il Piceno diventano sempre meno attrattivi per gli investimento, e nell’indifferenza degli amministratori, il territorio muore con l’assenza di crescita demografica, muore l’occupazione, muore la possibilità di progettare il futuro. Il sindaco e la destra nelle grandi vertenze della Manuli e della Ahlstrom hanno preso in giro i cittadini. Davanti ai cancelli delle fabbriche Celani e Castelli assicurarono che avrebbero risolto i problemi occupazionali, con tanto di passerelle ministeriali ed invece ecco che il presidente Celani ci presenta sterili progetti formativi per i lavoratori nel miraggio di una ricollocazione. Mentre le multinazionali decidono a chilometri e chilometri di distanza, le istituzioni hanno fatto un passo indietro dopo gli applausi di inizio spettacolo, e se non fosse stato per la Regione Marche a suon di ammortizzatori sociali, la nostra valle già ora sarebbe un deserto. I cittadini non dimenticano le “visite elettorali” dei tanti ministri venuti a fare il tour nel Piceno, e sapranno giudicare l’inoperatività e l’incapacità di gestire una situazione seria come quella lavorativa.
E mentre il lavoro è oramai un miraggio nel nostro territorio, il presidente della Provincia fa finta di nulla dinanzi all’imbarazzante quota dei rimborsi per gli assessori provinciali, non riesce ad emulare il presidente della vicina Provincia di Fermo chiedendo che anche per il Piceno fossero attuate le stesse politiche di finanziamento per i danni del maltempo di marzo. Il Cavaliere Celani ed i suoi scudieri, non presentano alcun progetto valido per il Piceno, nessuna costruzione del futuro per i giovani e per i lavoratori, si limitano alla maldestra amministrazione di un territorio martoriato, che in un periodo di crisi come questo necessita di una guida forte e decisa, che sappia indicare la rotta e tenere tutti uniti soprattutto nei momenti di difficoltà. Celani, invece, sta affondando il Piceno, lasciando il nostro territorio in balia degli eventi.
Il PD non sta di certo a guardare, anzi vuole continuare ad avere “l’orecchio a terra” per capire le difficoltà dei lavoratori e dei piccoli imprenditori, ed è per questo che il 23 Novembre al quartiere Agraria di Porto D’Ascoli presso la Sala Bar Paolini si riunirà in una iniziativa pubblica per discutere di lavoro e piccola impresa.