Voci insistenti, che circolano in Parlamento, lo danno come prossimo Presidente del Consiglio se Silvio Berlusconi rinuncerà all’incarico. Un appello al “governo tecnico” è arrivato due giorni fa dalla versione on-line di Famiglia Cristiana che loda l’economista come colui che “è in grado di portarci fuori dai perigli delle turbolense finanziarie per avviare riforme indispensabili prima del voto, in accordo con la Bce e l’Unione”.
Il giornale lo definisce anche come un cattolico che ha una visione rigorosamente laica della politica e come persona in grado di coagulare due mondi spesso divisi dalle radicalizzazioni del berlusconismo e dall’attuale legge elettorale “il Porcellum” la madre di tutti gli inghippi della Seconda Repubblica. Dal Popolo della Libertà emerge, senza mezzi termini, la voce del senatore Giacomo Santini che dice “dare l’incarico ad un tecnico come il Prof.Monti significherebbe scrollare di dosso dal Governo ogni scoria partitica e recuperare grande prestigio in Europa e nel mondo”.
Enrico Letta del PD è convinto che con un governo Monti la pressione internazionale sull’Italia cambierebbe perché “gli obiettivi condivisi sarebbero gli stessi ma le modalità sarebbero lasciate all’autonomia di uno Stato che tornerebbe pienamente sovrano”. Tra gli altri sostenitori del presidente dell’Università Bocconi nel centrosinistra spiccano anche Romano Prodi e Rosy Bindi. All’estero Monti, ex commissario europeo per la concorrenza, è universalmente stimato e potrebbe guidare un governo di ampia coalizione sostenuto dal centrosinistra e dal centrodestra. Per il momento questo governo di transizione resta solo una ipotesi seppur tra le più accreditate, nel caso fosse accompagnato da un ampio ma soprattutto solido accordo politico.