D'Anna: l'82 per cento dei Comuni marchigiani è a rischio idrogeologico

D'Anna: l'82 per cento dei Comuni marchigiani è a rischio idrogeologico

Per Legambiente ci sono gravi inadempienze: il 58% dei Comuni non riduce questi rischi

Il territorio delle Marche, purtroppo come risulta da un’indagine dello scorso anno di Legambiente e dipartimento della Protezione civile sul rischio idrogeologico evidenzia che“l’82 % dei comuni marchigiani ha abitazioni in aree esposte a pericolo e oltre il 70 percento presenta in tali aree addirittura fabbricati industriali, con grave rischio per i dipendenti ma anche per eventuali sversamenti di prodotti inquinanti. ”Dalla stessa indagine risulta “il 70 per cento dei comuni non svolge una positiva opera per la mitigazione del rischio. Tra questi, il 58 per cento delle amministrazioni non fa praticamente nulla per ridurre il rischio idrogeologico”. Una denuncia gravissima.
Non solo scarsa manutenzione del territorio , di fiumi -il Metauro in più occasioni ha creato forti preoccupazioni e prodotto danni - , torrenti e fossi ma anche alcune strutture destano preoccupazione, ad esempio la diga del Furlo dove il bacino necessita da anni della rimozione dei detriti e fanghi accumulati che riducono enormemente la capacità di contenere l'acqua.
Questo crea due ordini di problemi quello che si viene a verificare nei mesi invernali quando è necessario garantire in casi di forti e consistenti piogge di ospitare in sicurezza grandi volumi di acqua che altrimenti finirebbero nel fiume con il rischio di esondazioni, allo stesso tempo una maggiore capacità del bacino è indispensabile come riserva di acqua per i periodi siccitosi.
Eppure nemmeno in questo caso il buonsenso prevale e così ancora una volta si attende l'irreparabile prima di intervenire in modo efficace. Le drammatiche immagini che in queste settimane ci mostrano le tragedie vissute in altre Regioni dovrebbero non solo far riflettere ma far intervenire senza ulteriori e pericolosi rinvii.
Sul rischio idrogeologico ho già presentato due interrogazioni, nel 2010 e lo scorso mese per stimolare la Regione ad intervenire.

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