Vendita delle scuole comunali, bocciatura del Movimento 5 Stelle

Vendita delle scuole comunali, bocciatura del Movimento 5 Stelle

Prima di vendere il patrimonio pubblico si taglino opere meno importanti dell'istruzione scolastica

Alla luce dei contenuti del nuovo programma di mandato, delle dichiarazioni del capogruppo del PD Loredana Emili e dell'assessore Leo Sestri, il MoVimento 5 Stelle si trova costretto a contestare la strada che il sindaco Giovanni Gaspari, la giunta e la maggioranza hanno deciso di percorrere.
Da una parte abbiamo delle nuove scoppiettanti promesse (nuova piscina, ammodernamento della pista d’atletica, lungomare nord, nuove rotatorie, nuovi parcheggi e nuovi sottopassi), dall'altro c'è la dichiarazione di voler vendere alcuni edifici scolastici al fine di fare cassa nell'immediato, per poi mantenere e migliorare le strutture e il sistema scolastico in futuro.
Se da un lato siamo lieti che l'amministrazione abbia compreso che il periodo delle vacche grasse è ormai finito, dall'altro siamo sconcertati dall'idea che l'ipotesi di soluzione alla crisi sia la vendita dei beni comunali. Lo smantellamento sistematico del patrimonio pubblico produce delle risorse nell'immediato, ma a medio-lungo termine impoverisce la collettività, che si ritrova senza i beni pubblici e nuovamente senza fondi.
Quello che non si vuole capire è che ci troviamo appena nell'anticamera della crisi economica, la strada da percorrere è innanzitutto il rigore nelle priorità di spesa. Fa bene Gaspari a parlare di mantenere la città al passo coi tempi, ma ci chiediamo se ha compreso veramente in che tempi sta vivendo e amministrando. L'epoca dei lustrini è finita, essere al passo coi tempi significa contrarre fortemente la spesa pubblica, evitando quelle costose opere - sicuramente belle, magari anche funzionali - ma assolutamente non essenziali per la città.
Per il MoVimento 5 Stelle l'istruzione pubblica è un servizio essenziale, con priorità sicuramente superiore ai parcheggi, ai sottopassi e alle rotatorie. L'istruzione va finanziata con i fondi presenti ad oggi, solo quando avremo tagliato le spese meno importanti potremo vendere il patrimonio comunale, così come il buon padre di famiglia che prima decide di non rinnovare il mobilio di casa e solo successivamente sceglie di vendere i gioielli della moglie.
La nostra posizione è motivata anche dalla mancanza di fiducia in questa amministrazione. Possiamo veramente credere che i fondi recuperati dalla vendita delle scuole saranno poi investiti nell'istruzione? Quali reali garanzie ci potranno dare?