Sarà per un inconfessato senso di colpa per averne voluto interrompere l’attività? O è un modo per stare comunque sulla stampa e per coprire il vuoto di idee e di progetto per la città? Di progetto vero, che non si fermi a trovare aree da riempire ancora di cemento, ma che apra prospettive nuove e durature.
Ma veniamo ai fatti: innanzi tutto va chiarito che l’imbarcazione in argomento è venuta in possesso della provincia a costo zero. Grazie allo zelo dell’assessore Maroni se ne è evitata la demolizione già autorizzata ed indennizzata all’armatore e, con una complessa operazione, dalla fonda di un porto africano la nave è tornata a San Benedetto, documento ancora vivente dell’epopea gloriosa della pesca atlantica che ha segnato la storia di questa città.
La Jenevieve è tornata per assolvere ad un ruolo importante in quel progetto organico di un “nuovo futuro economico e sociale” per questo territorio, avviato dalla precedente amministrazione provinciale. Un progetto della cui qualità, senza falsa modestia parlano i dati: nei cinque anni di amministrazione la provincia di Ascoli Piceno era balzata all’attenzione degli osservatori non solo nazionali facendole risalire, tra l’altro, 36 posizioni nella graduatoria della qualità della vita nelle province italiane elaborata dal Sole 24 Ore.
Nelle nostre intenzioni Jenevieve non è tornata per marcire, ma per essere mezzo e luogo di una serie di attività che rimettessero in gioco, in modo propositivo e nuovo, i rapporti della città, dei territorio e dei turisti con il mare: formazione professionale ed universitaria, turismi, cultura, educazione scientifica legata al Museo del mare, ed altro ancora. Un elemento distintivo della città ed uno spazio mobile a servizio anche del Parco Marino del Piceno, conquista strategica per il territorio che al termine della mia amministrazione ho lasciato pressoché raggiunta (manca solo la firma del Ministro), e che oggi è arenata, forse definitivamente accantonata, grazie allo stop di Celani e, aldilà delle parole, alla colpevole inerzia di Gaspari.
Un processo, quello dentro il quale sta la Jenevieve, che richiede l’umiltà della fatica per trovare soluzioni, finanziamenti, reti positive con le istituzioni superiori, con gli attori socio-economici, con i cittadini; lavoro che stavamo facendo (nonostante lo scetticismo di interlocutori istituzionali senza visione e le difficoltà createci volutamente da chi oggi ci addita come responsabili non si capisce bene di che cosa) e che avremmo continuato a fare, se le segreterie di alcuni partiti ce lo avessero permesso, convinto come sono che il servizio di buoni amministratori si riconosca non dalla capacità di mettersi in vetrina, di inventare nemici da attaccare, di tappezzare la città di manifesti sei per tre, ma, appunto, dal lavoro coraggioso e sistematico. Quel lavoro che, fra l’altro, ci ha permesso, nei nostri cinque anni in Provincia, di realizzare a San Benedetto una gran mole di interventi.
Al sindaco ed all’assessore alla cultura che, riferendosi a noi, parlano di “immobilismo” suggerisco innanzitutto di affacciarsi dal Comune per guardare il nuovo Liceo Scientifico, poi magari visitare il Convitto/Ostello dell’IPSIA, poi andare a Porto d’Ascoli per vedere la sede dell’Università ed il vicino Palazzo del Lavoro e ricordarsi che se stanno per appaltare il sottopasso di via Pasubio è proprio la mia amministrazione che ne ha reperito le risorse, come quelle per la Sentina ed il Museo del mare….Potrei andare avanti ma ciò basta abbondantemente per coprire il poco realizzato (…salvo gli annunci) dalla loro amministrazione.