Alluvione nelle Marche, la relazione del governatore Spacca

Alluvione nelle Marche, la relazione del governatore Spacca

Al momento la somma complessiva del danno stimato è pari ad 462.731.825,44 di euro

In primo luogo desidero ricordare le tre persone che in quei giorni hanno purtroppo perso la vita: la Sig.ra Maria Corradetti di Venarotta, accidentalmente scivolata in un torrente mentre dopo essersi recata in chiesa faceva ritorno alla propria abitazione e Giuseppe Santacroce e Valentina Alleri entrambi finiti con l’auto in cui viaggiavano nelle acque dell’Ete Morto mentre si recavano al lavoro.

Ci uniamo al dolore delle loro famiglie e anche al dolore. della Sig.ra Salvina Granata, che è riuscita a salvarsi grazie al generoso gesto del Sig. Renzo Moreschini che noncurante del pericolo si è gettato nell’acqua fangosa per trarla in salvo, ma che in questa circostanza ha perso i suoi cari.

Desidero rivolgere anche un particolare ringraziamento ai due carabinieri, Fausto Foresi e Davide D’Amico che, sempre a Casette d’Ete, hanno salvato diverse persone in difficoltà.

Ringrazio inoltre i Sig.ri Danilo Moreschini, Alessio Mancini, Alessandro Lombardi, Angelo Nespoli che hanno soccorso altre persone in difficoltà.

 

VALUTAZIONI SINTETICHE DEL CENTRO FUNZIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE REGIONALE.

                                

Veniamo agli eventi di questa settimana.

 

A partire dal 1 marzo e fino a tutto il 2 marzo la configurazione meteorologica ha portato sulla Regione un’ondata di maltempo, caratterizzata da forti venti nord-orientali con mareggiate lungo tutta la fascia costiera e da intense precipitazioni su tutta la Regione. Le precipitazioni hanno interessato dapprima le zone meridionali, per poi abbattersi sull’intero territorio regionale. Si sono avute nevicate attorno ai 1.000 metri nelle prime ore del 1 marzo, in seguito la quota delle nevicate è scesa nel corso dell’evento sino ai 300 metri. Nelle 36 ore comprese tra le 0.00 del 1 marzo e le 12 del 2 marzo si sono avute cumulate medie dell’ordine degli 80 millimetri, con picchi di oltre 200 millimetri nell’ascolano: il pluviometro di Mozzano, nei pressi di Ascoli Piceno, ha registrato 227.6 millimetri in 36 ore (244.6 in 48 ore).

 

         Le cumulate elevate hanno determinato diffuse situazioni di criticità idrogeologica ed idraulica su tutto il territorio. Gli effetti più importanti si sono avuti nella zona compresa tra le province di Ancona ed Ascoli Piceno. Si sono avute esondazioni diffuse in pratica su tutti i bacini della Regione, anche per effetto del moto ondoso che ha fortemente ostacolato il naturale deflusso delle acque in mare. Le abbondanti e persistenti precipitazioni hanno provocato allagamenti in diverse località e si è avuta l’attivazione di frane in varie zone della regione. Sui Sibillini la frazione di Montemonaco è rimasta isolata a causa di una valanga.

Le precipitazioni nevose hanno interessato l’intera fascia collinare e montana, con spessori cumulati del manto nevoso compresi tra i 70 e i 145 centimetri.

 

LA SITUAZIONE METEO-CLIMATICA.

 

Lo scorso 28 febbraio 2011, il Centro Funzionale Multirischi della Protezione Civile Regionale, in stretto raccordo con quello del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha diramato un avviso per condizioni meteo avversecon decorrenza dalle ore 00.00 dell’1.03.2001,a tutto il sistema regionale di protezione civile, accompagnato da una nota nella quale si fornivano ulteriori indicazioni organizzative per consentire a tutte le amministrazioni interessate  di essere pronte ad affrontare una situazione meteorologica che sembrava potersi manifestare in maniera particolarmente evidente.

 

Occorre ricordare che già nei mesi di dicembre 2010 e gennaio 2011 si erano verificate forti mareggiate ed abbondantissime precipitazioni, anche nevose, che avevano  interessato il litorale ed il territorio marchigiano.

 

Il graduale peggioramento della situazione si è incominciato a verificare dalle ore 22.00 del 1° marzo, con la concomitanza di precipitazioni nevose nella zona appenninica, di pioggia intensa e continua nella fascia preappenninica, collinare e pianeggiante e di mareggiate di eccezionale intensità sulla costa.

 

Proprio sulla base del protrarsi delle condizioni meteo particolarmente avverse, l’allarme è stato ripetutamente prolungato sino alle ore 24.00 del giorno 6 marzo, tanto da coprire l’intera settimana dal lunedì alla domenica.

 

Dal 2005, anno in cui è stato attivato il Centro Funzionale Multirischi ad oggi, è stato uno degli eventi di maggior durata ed è stato il primo per il quale è stato emesso un bollettino di “elevata criticità”, grado più alto dei 4 livelli in cui si articola il sistema di allarme idrogeologico nazionale.

 

Occorre sottolineare che questo evento è uno dei pochi ad aver colpito l’intero territorio regionale in maniera sistematica per più giorni.

 

Nello stesso periodo alcune altre regioni erano anche esse interessate da condizioni meteorologiche sfavorevoli.

 

Sulla base delle informazioni desumibili dagli annali idrogeologici, nelle Marche, eventi simili  si possono rintracciare solo negli anni 1940, 1955 e 1976.

LA RISPOSTA OPERATIVA.

 

A seguito di tale scenario, l’intero sistema regionale di protezione civile (Prefetture, Province, Sindaci e Comuni, Vigili del Fuoco, Forze di Polizia, Volontari e tutti i soggetti che erogano servizi pubblici essenziali) si è prontamente attivato.

 

Le Sale Operative Integrate provinciali (SOI) che nella normalità sono dormienti, sono state aperte ed i comitati provinciali di protezione civile invitati a rendersi disponibili per eventuali  convocazioni urgenti.

 

Le Prefetture hanno allertato anche i Comitati Operativi per la viabilità (COV), per la eventuale gestione delle problematiche legate alla circolazione stradale.

 

Il Direttore del Dipartimento della Protezione Civile Regionale ha provveduto ad incrementare il personale in servizio presso la Sala Operativa Unificata Permanente mantenendo continui contatti con il Dipartimento Nazionale; il Centro di Pronto Intervento ed il Centro Funzionale Multirischi sono stati resi operativi senza soluzione di continuità.

 

Le componenti interessate del Comitato Operativo Regionale (COR) si sono riunite quotidianamente ed i raccordi fra loro sono proseguiti continuativamente per assicurare, grazie alle sinergie attivate, una miglior gestione degli interventi necessari.

 

Dall’inizio al termine della fase emergenziale hanno quotidianamente operato in media circa 800 volontari di protezione civile, in larga parte attivati direttamente dai Sindaci.

 

Il fattore che ha contraddistinto l’evento da altri precedenti e ne ha determinato la gravità e la complessità di gestione è stato la diffusione sulla totalità del territorio ed il protrarsi nel tempo delle cattive condizioni meteorologiche.

 

Nella pratica ciò ha significato che, se in altre occasioni il territorio colpito era limitato e perciò le risorse dell’intera Regione potevano essere convogliate nelle aree di maggior criticità, questa volta l’intero territorio, seppure in maniera differenziata, ha risentito dell’evento, e quindi è stato necessario almeno nella prima fase, mantenere ognuno al proprio posto, per essere in grado di poter prontamente intervenire ovunque per le situazioni di maggior rischio.

 

Come è noto, il servizio di protezione civile, come stabilito dalla vigente normativa nazionale e regionale, è un sistema complesso, composto da tante amministrazioni autonome ed indipendenti, non legate tra loro da alcun vincolo gerarchico o funzionale.

 

La adeguatezza delle risposte nei singoli scenari è perciò legata alla capacità di funzionamento delle varie “componenti” dislocate sul territorio, organizzate sulla base del principio di sussidiarietà.

 

Più in particolare:

 

-                            i Sindaci sono le autorità locali di protezione civile, hanno la responsabilità della gestione delle emergenze nel proprio Comune e sono incaricati di informare la popolazione; essi sono gli unici soggetti che possono emettere ordinanze contingibili ed urgenti a tutela della pubblica e privata incolumità. Anche per  le esercitazioni ripetutamente effettuate nel corso di questi anni, tutti i Sindaci hanno correttamente ed efficacemente operato e , nei casi di maggiore complessità, hanno convocato i COC (Centri Operativi Comunali) ed attivato il proprio gruppo comunale di protezione civile. Il buon risultato ottenuto a livello comunale è stato possibile anche grazie al fatto che in questi anni gran parte dei gruppi comunali di protezione civile si sono dotati di mezzi ed attrezzature proprie. In questa circostanza non si può non ricordare il buon esempio dato dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Macerata che, ormai da tempo, ha deciso di devolvere gran parte delle risorse da assegnare annualmente al territorio proprio al potenziamento del sistema di protezione civile. Anche nella drammatica vicenda di Casette d’Ete, dalla ricostruzione effettuata in sede locale è emerso che la strada in cui  è avvenuta la disgrazia era stata già chiusa al traffico e transennata, blocco che purtroppo è stato superato, nonostante le persone presenti sul luogo abbiano cercato di impedirlo.

 

-                            Le Province predispongono il piano provinciale di emergenza e attraverso il Comitato Provinciale di Protezione Civile coordinano gli interventi sul territorio. Tutte le Province hanno attivato le SOI (Sale Operative Integrate) che hanno operato ininterrottamente sino alla cessazione della fase critica.

 

-                            Le Prefetture assicurano le attività di concorso delle forze di polizia ed hanno la responsabilità di assicurare il buon andamento della circolazione stradale tramite i Centri Operativi per la Viabilità (COV). In alcuni casi, per assicurare una maggiore attività di coordinamento, le Prefetture hanno riunito i COV direttamente presso le SOI. In ogni caso il raccordo con le Prefetture è stato costante ed estremamente efficace.

 

-                            Presso la sala operativa della Regione  (SOUP) è stata svolta l’attività di raccordo del sistema a livello regionale. Sono stati presenti per le riunioni di coordinamento il direttore regionale dei Vigili del Fuoco, il comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato, il comandante regionale della Polizia Stradale, i rappresentanti di ENEL, ANAS, RFI e Trenitalia, il segretario generale dell’Autorità di Bacino regionale. Sono stati poi mantenuti costanti contatti con l’ARPA Marche per le verifiche ambientali.c Alcune delle riunioni si sono svolte in videocollegamento con la protezione civile nazionale.

 

 

LE PERSONE EVACUATE.

 

Nel corso dell’evento i Sindaci hanno dovuto evacuare complessivamente 540 persone: in alcuni casi a titolo precauzionale, in altri l’allontanamento è avvenuto quando l’acqua aveva raggiunto le abitazioni anche con l’uso di mezzi anfibi o natanti dei Vigili del Fuoco. Per ricoverarle è stata privilegiata l’accoglienza presso familiari o conoscenti, quando ciò non è stato possibile sono state utilizzate strutture a livello locale.

 

Mentre gran parte delle persone sono già rientrate o rientreranno in tempi brevi nelle abitazioni, permarrà più a lungo il problema per le famiglie che hanno le abitazioni gravemente danneggiate o soggette a rischio di frana. Il problema necessita di una approfondita riflessione dato che, in alcuni casi, sembra opportuno, ad una prima analisi, prevedere la delocalizzazione degli immobili.

 

 

 

 

LE TIPOLOGIE DI DANNO.

 

Il maltempo e le conseguenti esondazioni, hanno prodotto danni su:

-                            tutto il reticolo idrografico;

-                            l’intero litorale marchigiano, con compromissione delle infrastrutture turistiche, ferroviarie e viarie presenti sulla costa;

-                            sistema viario nazionale e locale;

-                            ponti;

-                            infrastrutture elettriche, telefoniche, acquedottistiche, fognarie e per la distribuzione del gas metano;

-                            impianti di depurazione;

-                            abitazioni private;

-                            attività produttive agricole, artigianali, commerciali e dei servizi;

-                            studi  professionali.

 

 

FRANE ED ESONDAZIONI.

 

La situazione generale del territorio fisico, ancora in fase di evoluzione, mostra un quadro estremamente preoccupante per quanto verificatosi sin dalle prime ore ma anche, in una prospettiva di breve termine, per la elevata probabilità che ulteriori eventi franosi anche rilevanti possano manifestarsi nelle prossime settimane soprattutto nelle parti interne della Regione.

 

Le ricognizioni immediatamente attivate anche in base ad informazioni eterogenee hanno evidenziato una preminenza delle criticità nel primo entroterra lungo l’intero fronte regionale.

 

La stessa linea di costa era in quelle ore soggetta a forti mareggiate - con onde di altezza media anche maggiore di 4,5 metri – con fronte d’onda parallelo al litorale.

I tratti terminali di tutte le aste principali dei corsi d’acqua sono stati sollecitati da portate idriche rilevanti, quasi ovunque al limite della capacità di deflusso e in alcuni casi al di sopra di questa.

 

Quando ciò è accaduto si è verificata l’esondazione delle acque di piena nelle fasce contermini, con interessamento di aree edificate, infrastrutture, impianti ed aree agricole.

 

In conseguenza degli alluvionamenti, così come dei contemporanei allagamenti in zone non interessate da esondazione ma spesso impermeabilizzate e confinate dal punto di vista topografico, si sono avuti danni rilevanti e diffusi a strutture, infrastrutture, edifici e impianti.

 

Localmente risulta compromessa la funzionalità dei sistemi urbani ed anche le zone soggette ai soli allagamenti – per altro su superfici ampie e diffuse – hanno subito danni sensibili in termini diretti e di funzionalità.

 

Ovviamente le stesse strutture fluviali (sponde naturali, arginature ed opere di difesa e regolazione, nonché opere connesse e contigue) sono state talvolta danneggiate o distrutte, così come quelle di attraversamento quali condotte e ponti, alcuni dei quali distrutti o gravemente lesionati con serie conseguenze per i collegamenti sul territorio.

 

I corsi d’acqua secondari sono stati anch’essi fortemente interessati da portate idriche di versante non compatibili con il loro stato funzionale, fortemente alterato, con conseguente allagamento delle aree contermini.

 

Per quanto riguarda i dissesti franosi, le numerosissime segnalazioni  pervenute sin dalle prime ore confermano la fragilità d’insieme del territorio regionale.

In questa fase possono quindi essere fornite informazioni parziali, che pur in un quadro certamente gravosissimo andranno verificate ed elaborate anche in una necessaria riflessione più generale sull’assetto del territorio.

 

         Sono state acquisite al momento centinaia di segnalazioni di fenomeni – di varia gravità – prevalentemente riferite all’elemento più sensibile e vulnerabile in prima analisi, rappresentato dalle infrastrutture di collegamento viario.

 

Molte sono tuttavia le segnalazioni relative a movimenti franosi veri e propri, che hanno comportato lo sgombero di persone da edifici o aree sia per gli effetti diretti del dissesto sia per la minaccia incombente di ulteriori movimenti.

 

Vi è però la forte probabilità che alle prime segnalazioni, relative a frane e smottamenti più immediatamente visibili, facciano seguito nelle prossime settimane ulteriori, e di certo localmente ben più preoccupanti, informazioni su fenomeni la cui attivazione o il cui aggravamento saranno favoriti dallo scioglimento dei manti nevosi e alle conseguenti infiltrazioni in terreni già saturi; a questa evenienza si è preparati a far fronte mediante le strutture tecniche regionali cui si potranno affiancare tecnici esterni che hanno già dato in forma di volontariato la disponibilità.

 

 

INTERRUZIONI DI ENERGIA ELETTRICA.

 

Una delle maggiori criticità, anche per la durata, è derivata dall’interruzione della fornitura di energia elettrica dipendente, nella gran parte dei casi, da rotture di cavi o cadute di tralicci verificatesi in luoghi impervi e  difficilissimi da individuare e raggiungere. Per cercare di identificare il luogo preciso nel quale si doveva intervenire, soprattutto nelle zone montane,  si è tentato anche di utilizzare un elicottero, ma la visibilità era talmente ridotta da vanificare il tentativo. I lavori di ripristino sono dunque stati particolarmente lunghi e laboriosi.

 

Di conseguenza vaste porzioni di territorio, soprattutto nella zona montana della Regione sono rimaste per giorni senza energia elettrica, con i conseguenti disagi per la popolazione, in particolar modo per gli anziani. Anche i sistemi di comunicazione (telefonia cellulare ed impianti radio) sono entrati in crisi quando si sono scaricate le batterie tampone, che ne consentono il funzionamento anche in caso di assenza di energia elettrica. Per ovviare almeno in parte ai disagi là dove possibile sono stati utilizzati generatori di corrente, in special modo per assicurare la fornitura ad esempio alle  case di riposo, ma occorre tener presente che tale soluzione non poteva purtroppo essere generalizzata.

 

 

FERROVIE.

 

I danneggiamenti hanno interessato numerose tratte: Montemarciano – Senigallia; Ancona – Osimo; Porto d’Ascoli  - Ascoli Piceno; Montecarotto – Falconara; Fabriano – Sassoferrato e Fabriano - Pergola. Si sono verificati fenomeni di cedimento del rilevato, inquinamento della massicciata e accumuli di detriti con intasamento di ponticelli, cunette e fossi di guardia, danni alle scarpate delle trincee, cedimento di tratti di rilevato, nonché di tratti delle canalizzazioni degli impianti IS.  Sulla Linea Civitanova Marche - Albacina sono stati inoltre registrati allagamenti di vaste aree  e dell’intera stazione di Morrovalle.

 

Nell’immediatezza dell’evento si sono dovuti registrare ritardi, sostituzione di corse con servizi automobilistici, ma, già dal 4 marzo la circolazione è ripresa regolare. Resta la necessità di effettuare numerosi lavori riferiti in particolare a consolidamento rilevati, pulizia delle canalette e dei fossi di guardia, ripulitura dei ponti dai tronchi e materiale in genere, realizzazione di muri di sottoscarpa e di contenimento, ricarico dei rilevati, sistemazione delle canalette portacavi, ripristino degli stradelli; ricostruzione dei muri a secco e la messa in sicurezza delle scarpate con reti paramassi.

 

 

DEPURATORI E RIFIUTI.

 

Come sempre accade fra le immediate conseguenze di un evento quale quello appena vissuto è da registrare l’incremento della quantità di rifiuti da smaltire ed il fatto che gli stessi spesso non ricadono nelle classificazioni ordinarie. Dalle informazioni che sono state acquisite risulta che non sussistono immediate criticità relative alla capacità di smaltimento nelle discariche regionali per far fronte alla situazione di emergenza; problemi connessi alla maggiore produzione di percolato di discarica sono state già risolte con apposite Ordinanze (Ascoli Piceno).

 

Con il ritiro delle acque ed un’analisi più puntuale sarà possibile quantificare l’eventuale fabbisogno complessivo di smaltimento che, tuttavia, per quanto accertato e presumibile, il sistema oggi è in grado di garantire.

 

Nelle province di Ancona e Pesaro e Urbino non sono state segnalate situazioni di criticità relativamente alla raccolta e trasporto rifiuti né da parte delle discariche. L’intero ciclo si svolge regolarmente e non dovrebbe esserci neppure l’esigenza di Ordinanze sindacali per stoccaggi provvisori di R.U. abbandonati; questa esigenza è maggiormente avvertita invece nelle zone del fermano maggiormente colpite.

 

Le Province sono già state allertate e sono impegnate a collaborare con i Comuni per le necessità locali connesse all’individuazione di aree di stoccaggio seguendo le indicazioni che sono state diramate secondo le risultanze di un apposito incontro tecnico promosso dalla protezione civile regionale.

 

Quanto alla rete dei depuratori delle zone costiere e dell’immediato entroterra si può affermare che sostanzialmente la situazione è di non criticità. Sono praticamente tutti in funzione, anche se alcuni hanno subito lievi danni a seguito dell’ingresso di materiali solidi ed altri hanno registrato alcune ore di non funzionamento, tranne il depuratore CIIP sito in località Brodolini  a  San Benedetto del Tronto e quello  in località Salvano di Fermo ai quali non si può accedere a causa della completa distruzione delle strade di accesso. In ogni caso l’Arpa Marche, il Corpo Forestale dello Stato e le altre forze di polizia continueranno la vigilanza anche nei prossimi giorni.

 

 

LA STIMA DEL DANNO.

 

La protezione civile regionale ha svolto una primissima acquisizione dei danni rilevati dalle Province e dai Comuni interessati  dagli eventi calamitosi.

 

         Alla richiesta i Comuni hanno complessivamente segnalato i seguenti danni:

 

-Comuni della Provincia di Pesaro – Urbino €.  36.349.961,22

 

-Comuni della Provincia  di Ancona                      €.  47.004.745,20

 

-Comuni della Provincia di Macerata          €.103.763.064,33

 

-Comuni della Provincia di Fermo                  €.  70.274.054,69

 

-Comuni della Provincia di Ascoli Piceno     €.  76.125.000,00

 

Per una somma totale pari ad                    €. 333.516.825,44

Il danno rilevato dalle Province è il seguente:

 

1)   Provincia di Pesaro – Urbino                €. 23.600.000,00

 

2)   Provincia di Ancona                                      €. 18.650.000,00

 

3)   Provincia di Macerata                        €. 21.980.000,00

 

4)   Provincia di Fermo                                €. 47.920.000,00

 

5)   Provincia di Ascoli Piceno                    €. 17.065.000,00

 

Per una somma totale pari ad                    €. 129.215.000,00

 

 

Pertanto, al momento la somma complessiva del danno stimato è pari ad €. 462.731.825,44 ad eccezione del danneggiamento riguardante l’agricoltura e la pesca, i cui danni sono in corso di valutazione.

 

Come più volte precisato, in scenari di questo tipo è molto difficile poter stimare il danno nella immediatezza dell’evento, dato che i fenomeni franosi conseguenti al maltempo si possono verificare anche a distanza di tempo.

 

Perciò, si fa riserva di rideterminare il danno non appena sarà possibile avere tutte le informazioni.

 

 

LA RICHIESTA DELLA DICHIARAZIONE DELLO STATO DI EMERGENZA E DI QUELLO DI CALAMITA’ NATURALE.

 

Lo scorso 3 marzo, mentre ancora imperversavano i fenomeni calamitosi, ho chiesto al Presidente del Consiglio dei Ministri la dichiarazione dello stato di emergenza previsto all’art. 5 della legge 225 del 1992.

Dagli incontri avuti ieri a Roma con il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio On. Gianni Letta, il Ministro al Lavoro Maurizio Sacconi, il Direttore Nazionale della Protezione Civile Franco Gabrielli, mi è stato assicurato che il punto sarebbe stato posto all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri convocato per questa mattinata.

 

Per la richiesta di calamità naturale, che riguarda i soli danni in agricoltura, come già detto stanno operando le strutture regionali competenti in materia di agricoltura e pesca.

 

 

LA LEGGE 10/2011, DI CONVERSIONE DEL D.L. 29 DICEMBRE 2010 N. 225.

 

Questa situazione emergenziale, se dichiarata, sarà la prima a ricadere nel campo di applicazione del c.d. “decreto mille proroghe”, che ha istituito quella che gli organi di informazione hanno definito la “tassa sulle disgrazie”.

 

La nuova norma prevede che in caso di situazioni emergenziali la Regione interessata possa acquisire le risorse necessarie tramite tassazioni aggiuntive caricate sulla stessa comunità regionale danneggiata e qualora tali misure non siano sufficienti, ovvero l’evento calamitoso sia di rilevanza nazionale, fare ricorso al Fondo nazionale di Protezione Civile.

 

Ho chiesto al Presidente del Consiglio che venga riconosciuta la rilevanza nazionale della calamità e quindi la possibilità di attingere direttamente al Fondo Nazionale di Protezione Civile, e dunque la situazione marchigiana non sia trattata in maniera difforme da quanto recentemente si è verificato per Liguria, Veneto, Campania e provincia di Messina.

 

 

Le perplessità della Regione per la norma del cosiddetto Milleproroghe sono state espresse ieri durante l’incontro a Palazzo Chigi.

 

Si tratta, infatti, di una norma che presenta problemi di interpretazione. La Regione Marche si riserva quindi un approfondimento sulla sua applicazione affidandosi ad insigni costituzionalisti.

 

In tal senso una “memoria” con gli approfondimenti e le riserve della Regione sarà fatta pervenire alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

 

Confido che il Governo nazionale comprenda e condivida questa nostra richiesta, e perciò chiedo che tutti i parlamentari marchigiani, in forma unitaria ed a prescindere dalla loro collocazione politica, sostengano con forza le nostre richieste. Da parte nostra abbiamo richiesto un incontro al Ministro Tremonti visto che la decisione nel merito dovrà essere istruita dal suo Dicastero.

 

 

I PROVVEDIMENTI URGENTI NECESSARI.

 

La prassi prevede che dopo la deliberazione dello stato di emergenza venga emanata, d’intesa con la Regione, l’ordinanza di protezione civile del Presidente del Consiglio dei ministri con i primi interventi urgenti per fronteggiare i danni conseguenti agli eccezionali eventi alluvionali, al fine di definire un piano per il superamento dell’emergenza.

 

In tale ordinanza saranno inseriti tre “capitoli” di interventi, in ordine di priorità: quelli di somma urgenza (assistenza alla popolazione, messa in sicurezza, ecc.), quelli per il ristoro delle attività produttive colpite dall’alluvione, quelli per il ripristino delle infrastrutture e dei versanti idrogeologici colpiti.

 

 

Nel dettaglio, il piano dovrà riguardare:

 

-            gli interventi di somma urgenza effettuati dalle Amministrazioni locali nella prima fase di emergenza e di assistenza alla popolazione, in particolare la concessione di contributi per l’autonoma sistemazione dei nuclei familiari che hanno dovuto abbandonare la loro abitazione a seguito di provvedimento dell’autorità competente;

-            l’individuazione di appositi siti di stoccaggio provvisorio ove depositare fanghi, detriti e materiali e le modalità per il loro smaltimento;

-            la concessione dei contributi per l’immediata ripresa delle attività produttive ed economiche. I contributi sono in rapporto ai danni subiti da impianti, strutture, macchinari e attrezzature, scorte di materie prime, semilavorati e prodotti finiti oltre che alla sospensione delle attività;

-            gli interventi necessari per la messa in sicurezza dei territori interessati mediante il ripristino in condizioni di sicurezza della viabilità, degli impianti e delle infrastrutture pubbliche e di pubblica utilità, degli edifici pubblici strategici e dei beni monumentali, nonché la stabilizzazione dei versanti, la pulizia e la manutenzione straordinaria degli alvei, dei corsi d’acqua, delle opere di difesa idraulica e della costa;

-            l’individuazione di azioni ed interventi volti a ridurre il rischio idraulico e geologico, al fine di eliminare gli effetti negativi dei fenomeni alluvionali;

-            la concessione di contributi per il ripristino o la ricostruzione delle abitazioni principali danneggiate o distrutte, ovvero la loro delocalizzazione qualora insistano in aree ad elevato rischio idrogeologico;

-            la concessione di contributi per i beni mobili registrati e mobili non registrati distrutti o danneggiati.

 

Per i danni alle attività produttive del settore agricolo, sono state attivate inoltre le procedure per il riconoscimento del carattere di eccezionalità della calamità naturale. La richiesta consente di beneficiare degli interventi per favorire la ripresa dell’attività produttiva agricola previsti dal decreto legislativo n. 102/2004 mediante il Fondo di solidarietà nazionale, con particolare riferimento agli interventi relativi alle strutture aziendali danneggiate e alle infrastrutture connesse con l’attività agricola (strade interpoderali, acquedotti, impianti irrigui e opere di bonifica). Può, infine, essere prevista la concessione di un supplemento di gasolio agricolo per le macchine utilizzate per il ripristino delle colture in atto e della coltivabilità dei terreni alluvionati.

 

Altre misure di intervento dovranno riguardare:

 

-            la sospensione, solo per aziende che abbiano subito il fermo dell’attività e siano state oggetto di ordinanza di sgombero, degli adempimenti tributari e contributivi. In maniera analoga la sospensione degli adempimenti tributari dovrà riguardare i cittadini con provvedimento di sgombero;

-            la sospensione, per i soggetti residenti nei Comuni alluvionati, del pagamento delle rate dei mutui o dell’intera rata o della sola quota capitale per privati e aziende fino al 31 dicembre 2011;

-            la costituzione di un Fondo di garanzia per facilitare l'accesso al credito alle imprese danneggiate dagli eventi alluvionali e l’autorizzazione all’estensione dell’utilizzo del Fondo di garanzia costituito ai sensi dell’ordinanza n. 3548/2006 (Alluvione Marche 2006);

-            lo svincolo per i Comuni e per le Province dal patto stabilità e la possibilità dello sforamento della soglia massima per la contrazione dei mutui necessari per gli interventi di manutenzione del territorio;

-            la semplificazione delle procedure amministrative e la riduzione dei termini, in particolare per la procedura di valutazione di impatto ambientale statale o regionale, nel rispetto della normativa europea.

 

Il Segretario Generale della Regione ha riunito il comitato di direzione, per impostare la struttura organizzativa regionale incaricata di seguire la fase post emergenziale, mediante la creazione di una struttura funzionale simile a quella che ha operato in occasione del terremoto del 1997.

 

La Regione Marche, da parte sua, si è impegnata a garantire la disponibilità di risorse per 74,5 milioni di euro, per fronteggiare l’emergenza, qui di seguito elencate:

 

Interventi per dissesti idrogeologici: 48,5 milioni di euro

 

Interventi a favore delle imprese: 20 milioni di euro così suddivisi:

 

- 2.000.000 di euro del Fondo di garanzia e per il consolidamento delle passività a breve;

 

- 18.000.000 di euro di contributo della Regione per la cassa integrazione in deroga per le imprese artigiane o industriali con meno di 15 dipendenti.

 

Per le aziende con più di 15 dipendenti sono già disponibili i fondi per la cassa integrazione e mobilità.

 

A queste misure si aggiungono politiche per il ricollocamento e la riqualificazione dei lavoratori che a seguito degli eventi dovessero perdere il posto, finanziamenti a tassi agevolati per la ricostituzione delle scorte e la riparazione/riacquisto dei macchinari (convenzione Bei), moratoria dei mutui attraverso un accordo con Abi.

 

Interventi specifici per l’agricoltura: 6 milioni di euro.

 

PRIORITA’ E COLLABORAZIONE ISTITUZIONALE.

 

Dichiarazione dello stato di emergenza; nomina del Commissario delegato; stanziamento di risorse adeguate con un “fondo speciale” come avvenuto per il Veneto e per le altre Regioni recentemente colpite da fenomeni analoghi; utilizzo delle riserve del Fondo Nazionale di Protezione civile; emanazione dell’ordinanza di protezione civile con la priorità del piano interventi prima richiamati; istituzione di un tavolo permanente di coordinamento istituzionale presso la Presidenza del Consiglio dei ministri; election day.

 

Queste, in sintesi, sono alcune priorità principali che abbiamo avanzato al Governo nazionale, sollecitando anche un incontro diretto con il Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi.

 

Il quadro appena rappresentato, infatti, non è sicuramente fronteggiabile con mezzi e poteri ordinari: la situazione è oggettivamente drammatica ed è quindi necessario affrontarla con mezzi straordinari.

 

E’ necessario che vengano rese disponibili da parte del Governo nazionale le risorse necessarie sia per gli interventi emergenziali, sia per quelli utili alla prosecuzione delle attività economiche, al ripristino delle infrastrutture e al rilancio delle funzioni vitali della comunità, così come avvenuto per il Veneto e le altre Regioni colpite da calamità simili.

 

Rispetto a quanto previsto dalla Legge 10/2011 di conversione del D.L. 29 dicembre 2010 n. 225, in particolare all’art. 2 comma 2 - quater, l’evento senza ombra di dubbio deve essere considerato di rilevanza nazionale con la possibilità di attingere alle riserve del Fondo Nazionale di Protezione Civile.

 

Si ritiene anche indispensabile l’attivazione permanente di un tavolo di coordinamento istituzionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, sulla base dell’esperienza già avvenuta della ricostruzione post-sisma. Tale tavolo, infatti, sarà lo strumento operativo della collaborazione istituzionale Regione-Governo, al fine di seguire nel tempo tutte le fasi di monitoraggio e di definizione di misure e interventi, legislativi e tecnici.

 

Il Governo regionale ha anche chiesto al Ministro dell’Interno  l’election day, al fine di recuperare circa 300 milioni di euro per far fronte ai fabbisogni finanziari dell’emergenza alluvione: la proposta è di abbinare la consultazione referendaria con il turno di ballottaggio delle elezioni amministrative. Von una decisa volontà politico-istituzionale, la scelta sarebbe ancora tecnicamente possibile con una decisione del Consiglio dei Ministri.

 

Tale proposta è stata avanzata in spirito di piena e costruttiva collaborazione istituzionale.

 

La collaborazione tra le diverse istituzioni dello Stato, e tra le stesse forze politiche di maggioranza e opposizione, che costituisce una condizione fondamentale per il superamento dell’emergenza e il rilancio delle funzioni vitali della comunità marchigiana.

 

Il Governo regionale lavora e lavorerà sempre in tale direzione.

 

Auspico, dunque, un impegno straordinario di natura bipartisan anche con la rappresentanza parlamentare marchigiana, in Consiglio Regionale e negli Enti locali, con una proficua convergenza di maggioranza e minoranza così come avvenuto per la ricostruzione post-terremoto.

 

        

ALCUNE CONSIDERAZIONI.

 

In questi giorni, soprattutto le persone che purtroppo hanno subito danni, si lamentano fortemente dello stato di manutenzione del suolo e di corsi d’acqua, tirando in ballo un po’ tutte le amministrazioni pubbliche che non avrebbero operato correttamente.

 

Lo stesso discorso viene fatto per la difesa del suolo.

 

Al riguardo devo segnalare che il Ministero dell’Ambiente, per circa un decennio per tali attività non ha assegnato risorse alle Regioni.

 

Nel 2010 finalmente è stato istituito un apposito fondo, e la nostra Regione lo scorso 25 novembre 2010 ha sottoscritto un Accordo di programma con il Ministro Prestigiacomo per la realizzazione di interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico per un importo complessivo di oltre 50 milioni di Euro, nel quale sono riportati interventi in alcune delle aree ora purtroppo colpite dall’alluvione.

 

Per l’esecuzione degli interventi si è ora in attesa della nomina di un nuovo commissario da parte del Ministro dell’Ambiente, dopo le dimissioni di quello precedentemente individuato.

 

Con lettera dello scorso 2 marzo, il  Ministero ha comunicato che l’ammontare  dell’accordo viene ridotto del 10% proprio per finanziare  gli interventi a favore delle Regioni Liguria, Veneto, Campania e provincia di Messina che, come già detto, sono stati recentemente interessati da eventi analoghi.

 

L’8 marzo scorso ho chiesto al Ministro, che la nostra Regione venisse esonerata dalla proposta di taglio del 10%, dato che con quello che è accaduto la riduzione delle risorse avrebbe costituito una ulteriore penalizzazione per le Marche. Anzi, che noi ci iscriviamo tra le Regioni colpite per avere un incremento di risorse.

 

In questi giorni è stata più volte tirata in ballo, anche se in forma generica, “la protezione civile”, come se non avesse operato fino in fondo per realizzare gli interventi di prevenzione dei rischi.

 

Premesso che tali compiti non sono assolutamente affidati alla protezione civile, che non ha neanche poteri ispettivi, ma agli enti territoriali, devo ricordare che lo Stato con le leggi finanziarie del 2009, del 2010 e del 2011, non ha più finanziato  il fondo di protezione civile.

 

Tale fondo portava alla nostra Regione circa 6 milioni di euro ogni anno, somma che veniva in gran parte  assegnata ai Comuni, alle Comunità Montane ed alle Province proprio per il potenziamento del sistema e per intervenire nelle situazioni emergenziali a livello locale.

 

La soppressione del fondo sta di fatto lentamente facendo morire la protezione civile nei Comuni, nelle Province ed anche quella regionale che, in base  alla situazione attuale, rischia di cessare la propria attività con la fine di questo anno per  mancanza di risorse.

 

Già ora non sono sufficienti le somme stanziate per la prossima stagione estiva per contrastare gli incendi boschivi.

 

Vorrei poi evidenziare che non sono condivisibili le affermazioni di alcuni che tentano di dipingere il territorio regionale soggetto ad incuria, in cattivo stato di manutenzione ed efficienza.

 

Siamo orgogliosi della nostra Regione che esprime  una elevata sensibilità ambientale ed una capacità di armonica gestione del territorio.

 

Ciò è il risultato dell’impegno costante dei Comuni, delle Comunità Montane, delle Province, della Regione e anche delle amministrazioni dello Stato.

 

Pur nella generale penuria di risorse tutti hanno cercato di operare al meglio, come è testimoniato anche dall’apprezzamento che la nostra Regione ha saputo guadagnarsi.

 

Dobbiamo perciò tutti insieme respingere gli attacchi diffamatori gratuiti e non fondati e difendere il nostro impegno istituzionale, la nostra storia, la nostra immagine, la nostra popolazione, le nostre imprese.

 

 

IL GOVERNO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO.

 

Infine, una riflessione che ritengo molto importante per tutte le Istituzioni e l’intera comunità regionale.

 

Come ho avuto già modo di dire, credo che si debba procedere velocemente ad una revisione del sistema normativo regionale rispetto al tema del governo del territorio.

 

         È a tutti evidente che con il cambiamento climatico in atto episodi di questo tipo potranno ripetersi sempre più frequentemente e perciò è necessario che la legislazione preveda come normali le ipotesi che fino a poco tempo fa erano considerate eccezionali.

 

E’ indifferibile la necessità di una programmazione del territorio, di regolamenti urbanistici ed edilizi e di un regime idraulico in linea con i cambiamenti climatici in atto, che dovrà essere avviata immediatamente con un primo stralcio del processo di revisione della legge urbanistica regionale.

Piogge così abbondanti e prolungate, infatti, non si erano mai verificate e onde del mare, alte anche oltre quattro metri, non hanno consentito ai fiumi di defluire.

 

E’ quindi necessaria una riflessione più generale sull’assetto dell’intero territorio marchigiano per poter prevenire questi fenomeni legati al cambiamento del clima con azioni di prevenzione e tutela più adeguate rispetto al passato e in grado di valorizzare l’ambiente.

 

Tutto questo è già indicato nei Piani di Assetto Idrogeologico e nelle successive procedure, e se ne hanno esempi negli schemi già ideati e talvolta progettati in varie aree della Regione per essere inclusi nel recente programma di interventi concordato nell’Accordo con il Ministro dell’Ambiente.

 

Attualmente è in corso di revisione la legge urbanistica regionale e in questo iter dovremo rivedere le misure urbanistiche e la normativa edilizia, ma anche i modelli idrogeologici e idraulici.

 

E’ ampiamente noto lo stretto rapporto esistente tra l’assetto ed il funzionamento dei sistemi idrogeologici e le modalità urbanistiche, con cui vengono gestite le trasformazioni territoriali; e anche nei dettagli esecutivi richiedono più attenzione rispetto al passato.

 

Anche per queste finalità in queste settimane si sta concordando un protocollo con il Corpo Forestale dello Stato.

 

Nel corso degli ultimi decenni, non soltanto si è costruito molto con un forte consumo di suolo agricolo, ma si sono occupate aree fragili e sensibili sotto il profilo idrogeologico, forzando a volte le procedure pur ragionevoli previste dal relativo Piano regionale di assetto idrogeologico.

 

Tali procedure devono essere al più presto rese maggiormente rigorose e sottoposte ad un controllo più stretto da parte degli uffici regionali, in particolare nelle fasi successive all’atto di competenza conclusivo dei procedimenti di mitigazione del rischio previsti dalle norme di attuazione del Piano.

 

Ed è contestualmente necessario che tali modifiche di settore del quadro normativo siano inserite nella riforma organica della legge urbanistica per il governo del territorio delle Marche, che, anche sul modello tedesco di pianificazione generale, metta al centro le seguenti opzioni strategiche:

-         costruire nel costruito

-         addensare la città

-         lasciare la terra all’agricoltura ed i fiumi alla natura

-         tutelare il paesaggio

-         direzionare gli investimenti al lavoro e non alla rendita

-         ridefinire un ruolo autorevole di regia della Regione.

 

Tuttavia, in vista della costruzione di una nuova architettura di strumenti regolatori e di competenze, appare necessario definire subito alcune nuove regole transitorie anche di tipo quantitativo nella gestione dei vigenti strumenti urbanistici al fine di prevenire ulteriori trasformazioni inopportune nelle aree sensibili.

 

Va rafforzata la programmazione regionale territoriale e vanno riviste le norme edilizie ed urbanistiche nell’ottica di una più evoluta sostenibilità.

 

Più in generale deve essere rafforzata una “cultura del territorio” soprattutto per quanto riguarda le aree urbanizzate e agricole in un rapporto a tre tra il cittadino, l’amministrazione e il “territorio”.

 

 

CONCLUSIONI.

 

         Nell’avviare a conclusione questa comunicazione, sento il desiderio ed il dovere di rivolgere un sentito ringraziamento a tutto il sistema regionale di protezione civile, che ha operato con competenza, dedizione e passione, per molti giorni senza soluzione di continuità.

 

         Vigili del Fuoco, Forze di Polizia statali e locali, Corpo Forestale dello Stato, 118. Croce Rossa Italiana, Organizzazioni di Volontariato, personale di protezione civile dei Comuni, delle Comunità Montane, delle Province, della Regione e delle Prefetture meritano tutta la nostra riconoscenza e gratitudine, vero pilastro della sicurezza di questa Regione.

 

Sarà poi importante anche fornire maggiori garanzie al personale della protezione civile regionale, estensibili anche a quello della protezione civile provinciale e comunale, soprattutto in tema di copertura assicurativa per la responsabilità civile.

 

         Queste persone, soprattutto i dirigenti ed i funzionari, ogni giorno si devono assumere responsabilità enormi soprattutto con la emanazione dei bollettini e la diramazione degli allarmi.

 

         Dobbiamo tutelare il loro lavoro, per evitare che perdano la loro forte motivazione e passione e chiedano gradualmente di essere assegnati ad altri settori, come purtroppo sta avvenendo  anche in altre Regioni.

 

         In questi giorni ho raccolto l’amarezza di molti volontari per il fatto che alcune volte, anche di fronte ad un evento catastrofico quale quello accaduto, si è dato maggior risalto al alcuni limitati episodi negativi piuttosto che all’enorme lavoro svolto in silenzio ed umiltà.       

Vorrei che il Consiglio Regionale si unisse in un sentito  gesto di riconoscenza nei confronti di tutto il nostro sistema di Protezione Civile e di tanti volontari. Sarebbe il gesto più significativo a voler introdurre il forte spirito di unità che ci dovrà condurre lungo il percorso della ricostruzione che inizia oggi e già si annuncia pieno di difficoltà».