14 anni nei quali il governo, con la complicità di investitori immobiliari e banchieri ha portato il paese al collasso economico ed alla umiliazione del prestito di miliardi di euro che l’Unione Europea, con il sostegno del Fondo monetario Internazionale, ha dovuto concedere per risanare il deficit aperto dalle sei più importanti banche irlandesi. Il partito di centrodestra Fine Gail capeggiato dal leader Enda Kenny è il primo partito d’Irlanda con il 36% di preferenze. Una quota comunque non sufficiente per governare da solo,in quanto dovrà necessariamente allearsi con il partito Labour che ha ottenuto oltre il 20 per cento di voti. Un’affluenza record con il 70 per cento di votanti –pari ad oltre due milioni di persone- ha caratterizzato queste elezioni. E’ un momento cruciale per l’Irlanda, in piena austerità, con le imprese ferme e con mezzo milione di disoccupati. Il voto dato ad Enda Kenny ha significato per gli irlandesi punire severamente il Fianna Fail che aveva stipulato in gran fretta accordi con l’Unione Europea. Con il voto si punta ora ad una rinegoziazione degli accordi e dei tassi di interesse per il maxi-prestito ottenuto. La speranza è per tutti una ripresa,ma è anche una corsa contro il tempo per evitare l’insolvenza dello Stato. Il partito dei Labour di Eamon Gilmore sembra propenso a trovare una piattaforma comune con il Fine Gail.
Quasi il 50 per cento degli irlandesi è favorevole a questa coalizione di governo cioè destra-sinistra per affrontare la grave emergenza economica e sociale. Proprio questa settimana Enda Kenny, che è anche vice presidente dei popolari al Parlamento europeo, porterà al summit di Helsinki, la richiesta di riduzione dei tassi di interesse e la revisione del piano di rientro del debito.