«Abbiamo imboccato con decisione l’ipotesi della richiesta della sospensione del pedaggio intervenendo sul presidente del Consiglio, Berlusconi, sui ministri Tremonti e Matteoli e sul sottosegretario Letta», replica il presidente della Provincia Piero Celani. E poi rivolto al capogruppo provinciale Pd, Emidio Mandozzi: «Mi trovo a dover richiamare alla mente di un distratto capogruppo piddino quanto fatto finora. Distratto perché, come al solito, prima di prendere solenni cantonate, ma questa non è più una novità, avrebbe potuto benissimo rivolgersi al sottoscritto per avere informazioni».
Questa la nota di Giuseppe Pizi, coordinatore comunale PD:
«Accogliamo con soddisfazione la sentenza del TAR del Lazio che dichiara illegittimo il pedaggio sul grande raccordo perché conferma ciò che da settimane il PD di Ascoli sostiene con forza, incontrando cittadini e associazioni di consumatori, e promuovendo la raccolta di firme nelle piazze della città.
Purtroppo non possiamo cantare vittoria anche per il nostro territorio; il successo della meritoria azione promossa dalla Provincia di Roma, infatti, non ha distolto il governo dall'insano proposito di imporre lo stesso balzello dal primo maggio in altri raccordi del paese (tra cui, appunto, l'Ascoli Mare).
Dovremo continuare a protestare con ogni mezzo possibile e ad informare i cittadini ascolani che prima della nostra campagna spesso neppure conoscevano l'amara sorpresa che avrebbero trovato per strada nella prossima primavera.
Ci addolora constatare anche in questa occasione il silenzio assordante del Sindaco di Ascoli e del Presidente della Provincia che evidentemente sono più preoccupati a non disturbare le manovre del governo amico che a salvaguardare le tasche dei loro concittadini, già sfiancati da tagli a servizi e precarietà lavorativa.
Certo non possiamo aspettarci la stessa energia di azione del Presidente del Lazio Zingaretti da Celani che ancora una volta dimostra di non avere la minima cura per i compiti che gli spettano; forse in considerazione del fatto che le speranze di ricollocarsi fra tre anni nella stessa posizione sono inesistenti, è occupato a individuare per sè altre collocazioni magari ancora più ambiziose piuttosto che occuparsi dei problemi degli ascolani.
E, del resto, ci chiediamo ancora dove siano le potenti amicizie romane millantate da Castelli in campagna elettorale, che in questo contesto potrebbero rivelarsi utili: sul tema del pedaggio infatti il nostro sindaco, di solito solerte frequentatore dei giornali per strombazzare il nulla della sua Amministrazione, preferisce tacere e glissare. Ma il PD non abbasserà la guardia e continuerà nella sua protesta,avendo dalla sua il sostegno e l'incoraggiamento di tanti cittadini».
Ecco la risposta di Piero Celani al Pd
«E ti pareva. Emidio Mandozzi, col tempismo che lo contraddistingue, è intervenuto da par suo in merito alla sentenza del Tar Lazio che ha bocciato l'introduzione del pedaggio sui raccordi autostradali e quindi sull'Ascoli Mare.
Il capogruppo del Pd non perde l'occasione per tuonare contro l'Amministrazione provinciale colpevole, a suo dire, di aver “dato prova di inerzia...”perché non si sarebbe rivolta alla magistratura per evitare i balzello sulla superstrada Ascoli Mare.
Ma ancora una volta ha dato prova del demagogismo che caratterizza da sempre la sua azione politica.
Un demagogismo a prescindere.
A prescindere dalla conoscenza dei fatti, delle azioni politiche ed amministrative portate finora avanti con determinazione e risolutezza da questa Amministrazione.
A prescindere dalla realtà, in una visione direi onirica della politica.
E ancora una volta mi trovo a dover richiamare alla mente di un distratto capogruppo piddino quanto fatto finora.
Distratto perché, come al solito, prima di prendere solenni cantonate, ma questa non è più una novità, avrebbe potuto benissimo rivolgersi al sottoscritto per avere informazioni.
Macché.
Vediamo allora di rinfrescargli la memoria e di puntualizzare quanto finora fatto, se si vuole senza grancassa ma fatto.
Perché questo Esecutivo alle chiacchiere preferisce i fatti.
Vediamoli.
Innanzi tutto un continuo, pressante, lavoro presso gli organi competenti a livello ministeriale e governativo perché si giungesse ad una sospensione dell'ingiusto balzello che penalizzerebbe un territorio già fortemente penalizzato dalla crisi economica.
Siamo partiti dalla constatazione che il declassamento non era la strada migliore perché a nostro avviso avrebbe creato più danni del pedaggio con i maggiori oneri derivanti dalla manutenzione e la riduzione della stessa a semplice strada di penetrazione interna.
Quindi abbiamo imboccato con decisione l’ipotesi della richiesta della sospensione del pedaggio intervenendo sul presidente del Consiglio, Berlusconi, sui ministri Tremonti e Matteoli e sul sottosegretario Letta.
Agli esponenti governativi abbiamo posto in evidenza come l'asse viario San Benedetto – Ascoli Piceno è fruito principalmente dai lavoratori per raggiungere il posto di lavoro e, sempre più frequentemente, da coloro che a causa della precarietà del posto di lavoro o della mancanza dello stesso sono costretti a percorrere il territorio per la ricerca di soluzioni lavorative accettabili senza tralasciare l'altro importantissimo aspetto legato al rilancio del turismo che troverebbe in questo pedaggio un pregiudizio inaccettabile.
Da qui la soluzione della sospensione del provvedimento per almeno cinque anni.
Gli strepitii della sinistra perché non si è fatto ricorso al Tar così come altri Enti, non cambiano gli estremi del problema perché le sentenze andavano estese a tutto il territorio nazionale.
La via della magistratura poi è subordinata alla tempistica della magistratura stessa e ai diversi gradi di giudizio, per cui, ora, dovremo sicuramente attendere il ricorso al Consiglio di Stato.
Intanto questa Giunta proseguirà lungo la strada delle intese ministeriali perchè le politiche intraprese da questo Ente per la gestione della crisi possano dispiegarsi senza ulteriori penalità.
Assordante silenzio quindi?
Non direi. Parlerei invece di fattiva operosità. Credo che ogni buon amministratore debba privilegiare i contenuti, la sostanza delle azioni, dei fatti alle sterili parole di cui amano ammantarsi quanti ancora sono legati alle vecchie concezioni della politica urlata. Nell'assordante silenzio, quello sì, dei contenuti».