Dopo la Guerra al Terrorismo, la Cyberwar?

Dopo la Guerra al Terrorismo, la Cyberwar?

Nonostante rivelazioni che non hanno veramente svelato alcun segreto profondo, Julian Assange e la sua misteriosa organizzazione vengono usate adesso come la “new enemy image” -- nuova immagine del nemico.
I leaks, le rivelazioni (che in realtà hanno dato una mano a colpire quelli che gia’ erano gli obiettivi della politica di Washington), le rivelazioni vengono ora usate per creare un’istantanea immagine di nemico onnipotente e pericolosissimo, quasi peggio di Bin Laden, che e’ ormai  passato, mediaticamente parlando, in secondo piano. Cosa dunque si sta preparando?
Si chiede Antonio Cipriani in questa 
inquietante analisi che ha sottoposto alla nostra attenzione.
Sappiamo che  un ammontare incalcolabile di profitti e di potere sono legate all’apparato di produzione bellica, il complesso militare industriale: L’unica parte dell’economia – e’ terribile doverlo riconoscere – che ancora tira nell’Occidente.
C’e’ un dibattito ad altissimo livello che si riverbera su molte speciali riviste e pensatoi che la fanno da magister elegantiarum per quanto riguarda il nostro futuro. L’idea di dover rifare il sistema difensivo, questa volta per controbattere il nemico cibernetico con una Cyberwar, sta guadagnando molti potenti sostenitori adesso dopo l’inspiegabile WikiLeaks.
Cipriani teme per la libertà’ di usare l’internet. Non possiamo dargli torto. Ma questo sarà’ solo il primo passo verso un mondo dominato, come dice lo stesso Cipriani, da una dittatura oligarchica? E come fare sentire la voce della democrazia, dell’umanita’ tra mille macchinazioni che creano paura, isteria e confusione? Ecco un bel compitino per tutti noi, ma soprattutto per gli addetti ai lavori nel mondo dei media e dell’informazione
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[Umberto Pascali]


 

http://www.padpad.eu/4DCGI/Detail_News_Display?ID=3768&typeb=0&session=OJTWLNUPML


 

Cyberwar e democrazia dei sistemi obbedienti

Inserito da PadPad il 07/12/2010 alle 7:26 PM nella sezione Polemos


 

di Antonio Cipriani

Mi mette un po' paura quello che sta accadendo in questi giorni a livello planetario con le rivelazioni centellinate dei cablogrammi di WikiLeaks e la guerra isterica e repressiva che il sistema di potere oligarchico ha scatenato. Uso questo termine, oligarchico, perché mi piace metterlo in contrasto con democratico. Anche se nella democrazia che siamo abituati a vivere e a considerare tale, le influenze oligarchiche sulla società sono tali ed evidenti che è difficile parlare di democrazia compiuta.

Per esempio la finanza. Si muove sull'interesse di una oligarchia che nel segreto dei propri meccanismi inaccessibili ai cittadini, determina crisi, guerre, fame, successi. Oppure l'apparato militare, anzi l'industria bellica, fortemente legata a interessi finanziari, che produce in proprio logiche e meccanismi autoreferenziali. Fa e disfa crisi internazionali, costruisce guerre, organizza il mondo sulla forza della spada contro ogni possibile avanzata civile del dialogo.

Non è così?

Beh, le ultime guerre sono assolutamente figlie di una progettualità di lunga durata. Una crisi dopo l'altra. Una zona calda e poi un'altra. Prima i Balcani, poi l'Iraq, quindi l'Afghanistan e di nuovo l'Iraq. Infine l'Afghanistan. Tutte guerre destinate a costruire stabili focolai bellici, irrisolvibili situazioni diplomatiche. Decise da chi? Dai governi? O dall'apparato industriale bellico e dalla sua rete oligarchica? E per quali fini occulti?

L'oligarchia internazionale va oltre. Decide le guerre e gli Stati sovrani (per modo di dire) non possono che allinearsi. O subire contraccolpi.
Decide i segreti. Le strategie sovranazionali. E poi? Appena salta fuori un Assange dal cilindro della storia che accade? Che il lupo democratico lancia via il vello di pecora e si scatena.

Qualche esempio? Amazon. Visa. PayPal. Vi sembra un comportamento onesto e democratico il loro? A chi rispondono i colossi della democrazia finanziaria ed industriale internazionale? A una oligarchia che decide per tutti. Fuori dalle regole del gioco, però. Fuori dalle logiche democratiche.
Perché qualcuno mi deve spiegare perché con Visa possiamo pagare il porno, probabilmente zozzerie pedofile o finanziare il Ku Klux Klan, ma WikiLeaks no...

E perché no? Perché tira fuori dagli archivi oscuri i segreti che nessuno deve conoscere? Perché quei segreti rappresentano la base dell'esistenza stessa delle oligarchie che dominano il mondo?

Non fate le mammolette, è così. Chi decide i destini di tutti è all'interno di una ristretta cerchia di persone e di gruppi potenti e solidi.

Io che sono cresciuto credendo in un mondo migliore e nella democrazia, con buone letture e tanti ragionamenti, cito Elias Canetti e Massa e Potere: "Buona parte dell'autorità di cui godono le dittature deriva dal fatto che si accorda loro la forza concentrata del segreto, ripartita su molti e rarefatta nelle democrazie. Si osserva con scherno che le democrazie sono parolaie".

 

Perché alla fine io ho usato la parola oligarchia. Ma qui siamo di fronte a una dittatura strisciante che va avanti senza sosta, di conflitto in conflitto, restringendo gli spazi di democrazia e di antagonismo sociale e culturale. E la storia di Assange lo dimostra più delle stesse guerre costruite con prove false e segreti potenti. E combattute con un vile ricorso alla ferocia, ma lontano dagli occhi dei testimoni, senza mass media a raccontare la brutalità e l'oltraggio subito da uomini e donne innocenti.

Ora la rivelazione di questo mondo parallelo e schifoso mette in dubbio l'equilibrio del mondo... Già, ma di quale mondo?

Mi aspetto di più da questa oligarchia senza scrupoli. Mi aspetto che sfruttando questa storia si facciano finanziare montagne di soldi per la cyberwar. Che riescano a ottenere a vantaggio del sistema bellico un'altra boccata di ossigeno e valanghe di finanziamenti per combattere sul fronte di una guerra nuova. Quella del cyber spazio.

Sarà così. D'altra parte i teorici del "conflitto permanente" e della "guerra di bassa intensità" saranno lì a fregarsi le mani. Un nuovo fronte si sta aprendo. E un altro pezzo di democrazia verrà chiuso. Ne riparleremo.

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