Ma siccome come si suol dire "carta canta", meglio riportare testualmente quanto c'è scritto a pagina 36 della relazione dell'atto in questione: "L'art.38 ha l'obiettivo di permettere, in modo non traumatico, il passaggio della gestione dei servizi pubblici locali a soggetti privati o a società miste il cui socio privato sia individuato mediante procedure di evidenzia pubblica. Tale passaggio è previsto dall'articolo 23 bis del d.l. 112/2008 con un termine temporale del 31/12/2011."
Altro che malintesi o sottintesi.
A meno che si dica una cosa per farne un'altra, scrivere questo significa che si è deciso di seguire una strada (regime di mercato) diversa da quella che si spergiura di voler seguire (gestione pubblica), citando peraltro a suffragio delle proprie buone intenzioni persino l'atto regionale con il quale l'anno scorso è stata impugnata la “famigerata” Legge Ronchi... Dimenticando però di dire che a quell'epoca in Giunta c'era ancora la sinistra e non, come ora, il partito di Casini (notoriamente accanito sostenitore delle privatizzazioni, come suo suocero Caltagirone, in grandi affari proprio negli affidamenti dei servizi idrici).
Peraltro non è mistero che anche negli ambienti PD marchigiani non è mai passata la smania delle alchimie privatistiche nel campo dei servizi pubblici locali; ed è solo di qualche giorno fa la nota stampa del segretario provinciale Pd di Ancona che auspica “un'unica Holding che gestisca tutte le società di acqua-gas-rifiuti a livello regionale” ...magari come avviene a Pesaro dove il rampante colosso Hera ha messo le mani sulla locale multiservizi pubblica.
Ma se la volontà della Giunta Regionale è veramente quella dichiarata da Marcolini basta fare quanto suggeriscono giuristi esperti in materia, come il Prof. Costantino Tessarolo, o quanto hanno già fatto Regioni come la Campania. Si tratta di scrivere, più o meno, nella legge in esame che “La Regione disciplina il servizio idrico integrato regionale come servizio privo di rilevanza economica e che di conseguenza tutte le forme di gestione del servizio idrico che vedano la partecipazione del privato decadono a far data dalle scadenze dei contratti di servizio in essere per passare a società consortili pubbliche.”
Per essere ancora più chiari l'assessore Marcolini, ed altri con lui, non devono e non possono nascondersi dietro un dito, evocando la presunta ineluttabilità della normativa Ronchi o rinviando a future cervellotiche strategie le sorti di un bene comune come l'acqua, perché tocca proprio alla Regione toglierci dalle grinfie dei predoni dell’acqua.
Per capirlo ancora meglio basta leggere la sentenza della Corte Costituzionale n.272/2004, nella quale dopo la premessa che “le norme sulla concorrenza si applicano soltanto alle attività economiche", che "la distinzione tra attività economiche e non economiche ha carattere dinamico ed evolutivo," e che "secondo la costante giurisprudenza comunitaria spetta al giudice nazionale valutare circostanze e condizioni in cui il servizio viene prestato, tenendo conto, in particolare, dell'assenza di uno scopo precipuamente lucrativo..", afferma con chiarezza: “Per i servizi locali, quindi, che, in relazione al soggetto erogatore, ai caratteri ed alle modalità della prestazione, ai destinatari, appaiono privi di “rilevanza economica”, ci sarà dunque spazio per una specifica ed adeguata disciplina di fonte regionale ed anche locale."
Quindi bando alle chiacchiere: o si fa questo o si annuncia la resa al Governo ed ai suoi avidi mandanti economici. Mercoledì vedremo».