Lo scrive nero su bianco all’art.38 della sua proposta di legge n.42 presentata il 29/9/2010.
Infischiandosene del 1.400.000 firme recentemente raccolte contro la privatizzazione dell’acqua, di cui oltre 44.000 nella nostra Regione, si vuole procedere spediti nella direzione voluta dai grandi gruppi economici e finanziari nazionali e multinazionali (con i relativi sponsor di vario colore anche nelle Marche) che, incapaci di attuare qualsiasi politica economica ed industriale sostenibile e competitiva, vogliono trasformare in monopoli privati i servizi pubblici indispensabili per la stessa sopravvivenza dei cittadini.
Tutto ciò mentre “fioccano” ogni giorno autorevoli pareri, norme regionali e sentenze che affermano la competenza dei Governi Regionali e Locali nell’esclusione o l’inclusione nel mercato di un servizio pubblico. Ciò sulla base della natura, del fine, del destinatario del servizio stesso e non certo dell’entità dei suoi costi e dei suoi ricavi! E’ ovvio pertanto che un servizio come quello idrico, finalizzato ad assicurare un diritto umano, non può che essere privo di “rilevanza economica”.
Non a caso Regioni come la Campania (LR .n.2 del 21/01/2010), la Puglia (D.G.R. n.1959 del 20/10/2009) ed altre, sulla spinta dei movimenti per l’acqua pubblica e dell’opinione pubblica generale, hanno proceduto e stanno procedendo in tal senso. Le Marche no.
Questo avviene nonostante le solenni promesse del governatore Spacca che in occasione della presentazione del suo programma di legislatura si è impegnato a “promuovere e tutelare la gestione pubblica dei beni primari, quali ad esempio l’acqua” facendo finta di dimenticare che nel suo programma elettorale, concordato con l’UDC, apriva la porta ai profitti privati annunciando subdolamente una “collaborazione tra soggetti pubblici e privati nei servizi di pubblica utilità”.
Non si può permettere tutto ciò.
Proprio la legge di Assestamento del Bilancio 2010, data l’urgenza di intervenire a salvaguardia di un bene comune quale l’acqua, contrariamente dal diventare la premessa della privatizzazione, può essere l’occasione per bloccarla, stabilendo con un apposito articolo, ad esempio, ciò che è letteralmente stabilito dalla citata legge regionale campana: “La regione disciplina il servizio idrico integrato regionale come servizio privo di rilevanza economica...Tutte le forme attualmente in essere di gestione del servizio idrico con società miste o interamente private decadono a far data dalle scadenze dei contratti di servizio in essere.”