Con una scia lunghissima di cadaveri iracheni lasciati sul campo della "pacificazione" e qualche migliaio di militari tornati avvolti in una bandiera.
Anche se con Gianni Cipriani ho scritto un libro sulla "Nuova guerra mondiale", strategie e follie di un sistema bellico che è tornato ad alimentare paure nel mondo e a rafforzare un sistema di potere che di questo si ciba, non voglio addentrarmi in analisi.
Ragiono con la semplicità di chi guarda ai fatti con l'occhio freddo dello storico, che osserva cause ed effetti, che si dimentica dell'orrore e del sangue, ma non può ignorare da che cosa una azione è originata e che cosa produce.
Perciò spetta alla politica arrampicarsi sugli specchi di questa "guerra di pace" che non finirà con la pace. Spetta alla politica italiana far finta di sapere che cosa stiamo a fare davvero in Afghanistan, se è etico farsi ammazzare i militari in difesa di un governo fantasma e corrotto. Che mentre con una mano truffa, con l'altra tratta con il Nemico numero uno.
Spetta alla politica la retorica patriottica e la lacrima sulla bandiera. La paura di dire la verità perché non accettabile sull'onda emotiva delle ultime morti oppure, ed è peggio, sull'onda del fatto che non spetta all'Italia alcuna decisione. Ma, da buon Paese a sovranità limitata, solo accondiscendenza e sottomissione.
A noi osservatori tocca il compito dell'onestà. E spetta il ruolo di chi fa domande, anche se urticanti, anche se non gradite alla politica.
Scrivo questo anche perché la storia di Linda Norgrove mi ronza nella testa come una ulteriore prova della sovranità limitata del nostro Paese e della fatale tristezza che ne discende.
Poche righe e poca attenzione per il fatto che questa ragazza che stava in Afghanistan per fare del bene, è stata sequestrata e poi probabilmente ammazzata da una granata americana durante un blitz per liberarla.
Un blitz mortale. Che mi fa venire in mente quando lo stesso sistema volevano usarlo con le due Simone e poi con Giuliana Sgrena. Un bel blitz tombale su una situazione che danneggia la farsa bellica, ossia che ci siano testimonianze reali su quello che accade davvero lontano da noi, lontano dal racconto dei media.
Nel caso Sgrena, l'allora Sismi riuscì a evitare il blitz anticipando i tempi, con il terrore di essere intercettati dagli americani. Ricordate? E anche per le Simone la paura era rappresentata proprio dagli alleati "grilletto-facile". Nel caso di Giuliana Sgrena, a un passo dall'aeroporto, la fuga terminò in una tempesta di piombo a un posto di blocco. E con l'uccisione di Nicola Calipari. Una morte senza verità né giustizia. E che ha tolto un altro pezzetto di dignità alla nostra storia e alla nostra sovranità. Nicola ucciso per aver evitato il blitz...
Un blitz che invece ha ammazzato la cooperante scozzese, Linda Norgrove. Come un avvertimento (ricordiamo anche Emergency)per chi continua a voler testimoniare un senso di pace diverso da quello espresso con bombardamenti e ferocia.
Così riflettendo mi sono andato a guardare il profilo Fb di Linda e altre cose che segnalo in link. Leggendo e guardando con occhi diversi quello che accade in un Paese lontano.
Abbiamo anche il dovere della testimonianza, come professionisti dei media, non solo dell'accondiscendenza atavica verso le verità preconfezionate del potere, o la vocazione per il microfono davanti alla bocca dell'ultimo politico che alza il dito medio o invoca cazzate padane.
Profilo Facebook di Linda Norgrove. Molto, ma molto interessante.
E poi Death of Linda Norgrove, su Wikipedia.
Ci sono un sacco di link e di spunti interessanti per vedere questa guerra in modo diverso.
Sull'uccisione dei quattro alpini italiani, leggi anche Ennio Remondino:
L'inganno dell'Afghanistan chiamato missione di pace