Si parla genericamente di intensificare gli sforzi comuni come la riforma del Fondo monetario internazionale, il cambiamento climatico, le fonti energetiche ma in realtà nessun impegno preciso è stato raggiunto. Manca tra le due parti quell’intesa di fondo che invece nel 2003 si era concretizzato con un partenariato strategico quando l’Europa si sentiva in posizione di relativa forza rispetto alla Cina. Ora invece i rapporti sono notevolmente cambiati.
L’Europa appare ora sempre più ripiegata su se stessa specialmente dopo la crisi greca ed i timori per la tenuta dell’euro. La Cina invece è passata indenne attraverso la crisi con una economia che continua a crescere ad un tasso a due cifre ed un mercato interno che è diventato il più importante al mondo per molte imprese europee.
Il mercato cinese ha infatti permesso a molte aziende del vecchio continente di sopperire al calo di ordinativi dagli Stati Uniti e le relazioni politiche con la UE sono in stallo. Ingenti riserve valutarie cinesi, stimate intorno ai 2500 miliardi di dollari si stanno riversando in misura sempre maggiore in Europa. La Cina sta investendo massicciamente nelle infrastrutture e nelle aziende manifatturiere europee con l’obiettivo di carpirne il know-how e le tecnologie necessarie all’ammodernamento dell’industria nazionale.
La Cina continua inoltre ad investire nel debito pubblico dei paesi europei ed è sufficiente un annuncio di un impegno cinese all’acquisto di titoli del tesoro greci,spagnoli o irlandesi per ripristinare per un certo tempo la fiducia dei mercati nelle disastrate finanze pubbliche di questi paesi. Nella attuale UE a 27 Paesi manca una chiara visione del ruolo internazionale della Cina e delle finalità di fondo del partenariato strategico tra Bruxelles e Pechino. La Cina tende oggi solamente a mantenere una crescita costante ed elevata, spesso attraverso politiche industriali e commerciali aggressive, per non compromettere la stabilità interna
Sul piano politico rimangono sul tappeto i temi della situazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali inclusa la questione del Tibet. La diplomazia europea continua ad esercitare pressioni su questi temi sui dirigenti di Pechino ma recenti sviluppi interni sembrano invece indicare una accentuazione dell’autoritarismo e del controllo interno. Secondo la UE è auspicabile che Pechino adotti iniziative per contribuire a trovare una soluzione alle grandi sfide globali riconoscendo alla Cina di aver giocato un ruolo positivo nella lotta alla povertà e nei confronti dei cambiamenti climatici.