E’ noto che i cosiddetti servizi segreti e/o servizi di informazione, oltre a cospirare, pescare nel torbido, e a fornire trame per film e romanzi, sono un indice della capacità di penetrazione economica di un paese. L’Intelligence inglese lo ha dimostrato fin dalla nascita come struttura al servizio delle varie Compagnie (commerciali) delle Indie sia Occidentali che Orientali. Non è un segreto che i servizi e il grande business americano hanno un rapporto simbiotico per lo meno fin da quando il presidente Franklin Delano Roosevelt, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, ordinò la creazione dell’Office of Strategic Services (OSS) che fu rimpinzata con i rappresentanti delle più importanti ditte e istituti finanziari. L’OSS, naturalmente, fu la “nonna” della Central Intelligence Agency (CIA). Le grandi banche e corporation americane già presenti in tutto il mondo in parallelo allo slogan “Politica della Porta Aperta” e la forza della US Navy, avevano già di fatto un loro intelligence commerciale. Il passaggio ad una forma istituzionale e centralizzata fu un logico sviluppo. Come esempio basterà citare il caso di Allen Dulles, partner della Sullivan&Cromwell, lo studio legale più influente di Wall Street che, paradossalmente, rappresentava potenti interessi economici e bancari tedeschi. Fu anche direttore della J. Schroder Banking Allen Dulles fu magna pars nell’OSS (da Berna negoziò la resa con alti rappresentanti del Terzo Reich) per poi essere nominato primo direttore civile della CIA. Altro noto esempio, Il capo del controspionaggio della CIA, Jesus James Angleton era figlio del famoso William Angleton della National Cash Register Company, la ditta che mise sul mercato i registratori di cassa stabilendo una rete mondiale. William si stabilì in Italia diventando amico, si dice, dei più importanti gerarchi fascisti. Padre e figlio entrarono poi, insieme, nell’OSS.
Tutto questo per sottolineare quanto sia importante la capacità (e penetrazione) di intelligence per lo sviluppo di una presenza economica. Un recente articolo scritto da un ex analista della più grossa agenzia di intelligence americana, La National Security Agency (NSA) ci riporta indietro nel tempo agli anni Ottanta (Aldo Moro lo stratega del Mediterraneo era stato ucciso nel 1978) , quando l’Italia perse la sua “capacità di penetrazione” estera soprattutto nella zona più importante per il nostro paese, il Medio Oriente. A mettere il dito sulla piaga è Wayne Madsen, un personaggio singolare, autore di scoop incredibili sul mondo dell’intelligence made in USA. Da anni, Madsen, da Washington, continua a far trapelare notizie (incredibili, ma che si rivelano vere) dalle viscere della balena dell’intelligence dove conta parecchi estimatori e confidenti. Le sue fonti, apparentemente vengono silenziate burocraticamente (a volte anche con l’arresto), ma altre saltano fuori. Perciò prendo sempre nota di quello che Madsen scrive. L’11 Agosto scorso il suo sito, Wayne Madsen Report, pubblicava l’articolo “Reagan Ambassador emaciated Italy’s intelligence capabilities in the Arab World”.
Ricercando negli Archivi Nazionali tra i documenti segreti recentemente declassified (de secretati), come fa periodicamente sia sua sponte sia su suggerimento, Wayne ha trovato la traduzione fatta dalla CIA di un articolo apparso l’8 Gennaio 1982 sul settimanale milanese Il Mondo. La traduzione era timbrata “For Official Use Only”. Che diceva l’articolo che la CIA aveva fatto tradurre in tutta fretta e aveva mantenuto tra i suoi documenti ufficiali? Parlava di “una defezione di massa tra i professionisti” che aveva colpito “le più importanti agenzie d’intelligence [italiane]”. I colpi più forti ai servizi italiani “sono venuti con l’arrivo di personale CIA qui [in Italia] e dopo l’arrivo del nuovo ambasciatore USA a Roma, Maxwell Rabb…” Come conseguenza “la capacità italiana di penetrazione all’estero (ed ‘estero’ per l’Italia in questo delicato contesto significa principalmente il Medio Oriente)” è diminuita.
Chi fa fuori i migliori arabisti?
Uno delle vittime di questa operazione, dice l’articolo, fu il Colonnello del SISMI Stefano Giovannone “che ha diretto la divisione sud-est del SISMI e, soprattutto, è stato quello che ha mantenuto stretti contatti con i principali rappresentanti dell’incandescente mondo arabo, compreso i dirigenti Palestinesi.” La partenza di Giovannone avrebbe portato all’abbandono,da parte del SISMI, della politica di “creazione e del rafforzamento di positivi rapporti di lavoro con i paesi arabi del mediterraneo” sia per tenere l’Italia fuori del mirino di gruppi irredentisti e sia per continuare la penetrazione commerciale italiana nei mercati del Medio Oriente.
Secondo la traduzione della CIA, la fine di un servizio Italiano di intelligence autonomo nella regione mediterranea fu organizzato anche dal servizio francese a quei tempi sotto il nome di SDECE (Service de Documentation Extérieure et de Contre-Espionnage), e, dall’aprile 1982, ribattezzato DSGE (Direction Générale de la Sécurité Extérieure) e dal Mossad israeliano. Obiettivo dell’operazione di SDECE e Mossad sarebbero state ditte italiane che avevano contratti con l’Iraq. I servizi francesi e israeliani avrebbero passato ai mass media false informazioni su “presunti pagamenti fatti a gruppi italiani in connessione con accordi commerciali(come la vendita di fregate missilistiche della classe Lupo e, molto probabilmente l’ENI con la Petromin”.
L’ambasciatore Rabb e l’allora governo Spadolini avrebbero iniziato la creazione di “strutture parallele di intelligence” in competizione con i servizi ufficiali.
Aggiunge l’ex analista della National Security Agency, Wayne Madsen, “ma l’epurazione dei funzionari SISMI specializzati nella conoscenza del mondo arabo non finì nel 1982. Il 4 marzo 2005, forze armate USA stazionate sulla strada che porta all’aeroporto di Baghdad aprirono il fuoco sull’auto su cui viaggiavano Nicola Calipari e la giornalista Giuliana Sgrena… Calipari fu ucciso in quella che il sito Wayne Madsen Report (WMR) aveva caratterizzato come un targeted assassination.”
Il coraggio e l’isolamento di Nicola Calipari
In effetti, Madsen è stato il primo a far emergere alcune rivelazioni riguardo all’assassinio di Nicola Calipari. In un’intervista per America Oggi ['Il Teorema di Mandsen / Il Caso Calipari e la guerra tra le spie] che mi diede subito dopo l’assassinio, Madsen insistette in un particolare tecnico su cui, come ex della NSA, aveva una certa familiarità. I cellulari usati da Calipari erano certamente stati intercettati e quindi chi di dovere sapeva precisamente dove si trovasse Calipari. Madsen è un esperto esattamente in questioni di spionaggio elettronico, non a caso ha lavorato in una delle agenzie più ''esotiche'' e meno conosciute, la National Security Agency (NSA) che si occupa di intelligence elettronico, quella che ha avuto storicamente un bilancio di molto superiore a quello della più nota CIA. Madsen spiega che le sue non sono semplici ''fonti'', ma ex colleghi ed amici, per questo spesso è nella posizione di poter dare la temperatura interna in apparati altrimenti inavvicinabili. Madsen ha un carnet professionale di tutto rispetto. Salì alla ribalta della notorietà al tempo del famoso scandalo di spionaggio elettronico conosciuto come Echelon. Su quel soggetto presentò un apprezzato rapporto al Parlamento Europeo. E’ apparso in veste di esperto in programmi televisivi come le News Hour della Pbs, Nightline e 20/20 della Abc, e il Fox News Channel. Ha scritto per il Philadelphia Enquirer, il Miami Tribune, l’Atlanta Journal Constitution, il Village Voice e la sua firma si possono trovare regolarmente su un vastissimo numero di giornali online.
Un anno dopo l’assassinio Rai News 24 mandò in onda un’intervista con Madsen, Ex agente a RaiNews24: la Nsa sapeva dove era Calipari. "La Nsa - spiega Madsen - in una zona di guerra come quella dell’Iraq, ha un registro con tutti i numeri dei telefoni cellulari, le frequenze usate e i nomi delle persone, che vengono monitorate continuamente".
Il 20 marzo 2005, l’ex analista della NSA aggiunge altri particolari a questo scenario di guerra contro l’intelligence italiano. Il suo sito viene fuori con questo titolo ITALIAN AGENT CALIPARI: A TARGET OF OPPORTUNITY FOR U.S. ASSASSINS - Not The First Italian Target of US Covert "Silencers"
Sapevano troppo, credevano nella sovranità italiana
Scrive tra l’altro che Calipari era considerato pericoloso “a causa della sua conoscenza dei legami tra amministrazioni USA del passato e il programma nucleare di Saddam Hussein…”
“Si riporta anche che Calipari era a conoscenza di operazioni clandestine illegali USA in Iraq, informazioni che aveva ricevuto dal gruppo degli insorti che fanno capo all’ex Guardia repubblicana. Inoltre queste fonti di intelligence europee fanno notare che Calipari non è stato il primo agente di intelligence italiano esperto sull’Iraq ad essere ucciso da specialisti di “wet affairs” [“affari bagnati”, una frase usata per indicare operazioni che implicano lo spargimento di sangue ndt]. Nel 1989, l’ex addetto militare a Bagdad, il colonnello delle forze aeree Giuseppe Schiavo, era stato trovato ucciso da arma da fuoco nella sua casa a Torino. La polizia dichiarò la morte un suicidio, tuttavia i colleghi militari e diplomatici del Colonnello Schiavo insistono che il Colonnello era incappato in prove di un complicato schema messo in atto dall’amministrazione di George H. W. Bush, la CIA…
Schiavo fu ucciso prima che I magistrati italiani potessero interrogarlo su ciò che sapeva a proposito sull’affare delle armi irachene. Un collega di Schiavo a Bagdad lo ha definito un professionista a non qualcuno che commetterebbe suicidio: ‘e’ stato fatto fuori perché sapeva,’ ha dichiarato il suo collega.”
Un articolo pubblicato sotto lo pseudonimo Salamandra subito dopo la morte di Calipari [Calipari, e se era lui in vero obiettivo?] prefigura un ipotetico ma plausibile scenario per la preparazione ed esecuzione dell’assassinio.
Questa nuova attenzione al ruolo dei servizi italiani in Medio Oriente, mentre apparentemente gli USA, si sganciano da una overwhelming presenza militare in Iraq, ha fatto rifletter alcuni osservatori di cose strategiche negli USA. Si sta prospettando una situazione strategica nuove nel Mediterraneo? L’Italia sarà capace di coglierlo? Domande generiche e risposte ancora più difficili. C’e’ sempre da sottolineare quell’apparentemente e soprattutto il soggetto della domanda, l’Italia. Dopo la morte di Aldo Moro, la capacità italiana di proiettarsi in modo positivo verso l’estero è caduta progressivamente, quasi a picco. Ci potrebbero essere opportunità strategiche, è vero. Ma ci sarà chi le coglierà?