Con malcelato orgoglio, vorrei ricordare che fu il comune di Maltignano, nella persona del sottoscritto allora primo cittadino e quindi anche garante della salute pubblica in loco, a chiedere la ripubblicazione del progetto, che stava in stato avanzato di procedura ma su cui c’era poca consapevolezza generale perchè scarsa informazione, in quanto proprio Maltignano non aveva avuto la comunicazione ufficiale di quanto proposto, nonostante il territorio fosse confinante e la località di Caselle fosse a qualche centinaio di metri.
Quindi devo esternare la mia soddisfazione come amministratore provinciale perché ho contribuito, allora come Sindaco, a tutelare quelle piccole patrie quali Marino, Poggio di Bretta, Brecciarolo, Villa Sant’Antonio, Villa Pigna e non da ultimo Caselle, che già pativa presenze ingombranti, ma anche buona parte del capoluogo e vallata del Tronto.
Probabilmente quella richiesta di pubblicazione, che si fondava su una mero vizio di forma ma che poi andava ad incidere su questioni di sostanza che è inutile andare a rivangare (inquinamento ambientale ed acustico, scarso o nullo beneficio per il territorio a fronte del notevole impatto etc, etc), fu determinante perché poi l’opinione pubblica di quelle zone, le associazioni ambientaliste e gli esponenti del territorio prendessero coscienza del problema.
Lungi da me elevarmi ad unico paladino della salute di questa fetta del Piceno, anche altri si sono battuti con grande ardore, ma la questione dovrebbe indurre a fare alcune riflessioni:
- Quando si parla di attività dall’innegabile impatto sul territorio a fronte della produzione di energia, spesso vengono coinvolti i comuni in base alle strette competenze amministrative e la questione della centrale di biomasse a Ripatransone, con le conseguenti proteste, lo dimostra.
E spesso è il comune che ospita l’impianto a dover decidere nel bene o nel male quando, in questi casi, il problema ambientale è di area vasta.
- Le questioni ambientali che riguardano la valle del Tronto debbono, per forza di cosa, coinvolgere la provincia di Teramo e la Regione Abruzzo con lo stesso peso decisionale. Un territorio che vive una relazione così forte quasi a rasentare la simbiosi mutualistica, non può ragionare in termini di richiesta e soddisfacimento di energia, o, se del caso, di attività di depurazione, in maniera separata. Altrimenti in questo caso molti sfrutteranno l’ambiguità di queste terre di confine per ospitare nelle Marche o nell’Abruzzo, secondo la convenienza, attività ingombranti dal punto di vista ambientale. La Turbogas è un caso, e ricordo il mio coinvolgimento ai Sindaci della Val Vibrata( quello di Civitella del Tronto di allora si battè fortemente, quelli di Ancarano e Sant’Egidio hanno sempre partecipato alle conferenze dei servizi) nel merito, ma ricordo qualche lustro fa la famosa discarica di Sant’Egidio alla Vibrata che però andava ad impattare proprio sulla valle del Tronto, sponda marchigiana.
- La vicenda Turbogas induce a pensare che considerazione ha la Regione Marche di questo territorio, indipendentemente dai nostri valenti rappresentanti. Al momento del Piano energetico regionale, guarda caso il sito di gran parte della produzione di energia per la regione è stato individuato da queste parti, luoghi di colline, di arte, di storia, di riviere delle palme. Appunto, guarda caso;
- Certe storie dovrebbero insegnare che per i problemi strategici bisognerebbe( uso il condizionale) pensare più come territorio, e quindi far prevalere l’orgoglioso senso di appartenenza, che ragionare su appartenenze ideologiche, che spesso prevalgono e fanno trovare il Piceno diviso ( vedi Fermo sic !);
- Pur non avendo pregiudizi su alternative forme di energia, anzi, soprattutto per risolvere il costo industriale, occorre pensare che la produzione non può essere, anche se cosiddetta verde, realizzata ad ogni costo ed in ogni dove, a spese della comunità.
La recente delibera sul fotovoltaico della nostra amministrazione provinciale credo che sia un bellissimo esempio di come la politica debba avere il coraggio di scelte forti a tutela del territorio, come il presidente Celani ha recentemente ricordato.
Per ultimo su questa storia della Turbogas che si è chiusa, ho tralasciato l’aspetto più amaro. Pur di realizzarla ad ogni costo qualcuno l’ha vergognosamente strumentalizzata legandola alla presunta riapertura della ex Mondatori, giocando sulla buona fede di molti come maestranze e sindacati. Tengo a precisare che nell’ultimo progetto presentato non c’era menzione di tale possibilità. Alla mia domanda e dell’attuale Sindaco di Maltignano Di Pietro ai progettisti, nella conferenza dei servizi di Ancona, se in qualche modo c’era la possibilità di un legame stretto tra Turbogas e Ahlstrom, che doverosamente avrebbe indotto a qualche riflessione o passo indietro visto il risvolto sociale per tante famiglie, ci fu scena muta da parte dell’interlocutore.
La risposta poi non è mai arrivata. Come immaginavo».