"La decisione (del presidente della Camera Gianfranco) Fini di lasciare il Pdl ha creato una situazione che ci costringe alla navigazione a vista... La rotta non è tranquilla, però credo che non sia neanche così difficile. In ogni caso non c'è alternativa", spiega Maroni al quotidiano.
Ieri, il segretario del Pd Pierluigi Bersani ha detto di ritenere "più sensato" un governo di transizione a guida Tremonti che tornare alle urne con l'attuale legge elettorale -- che assegna in entrambe le Camere un premio di maggioranza alla coalizione di partiti vittoriosa e non prevede il voto di preferenza.
"Se la nave va sugli scogli, si torna alle urne... La Lega non sarà disponibile a nessun governo alternativo", ha detto oggi Maroni, sottolineando che "non esiste" l'ipotesi di un governo guidato da Tremonti.
"Ho parlato con lui ed è perfettamente d'accordo. Proporre Tremonti è il gesto della disperazione di chi vorrebbe cercare una strada ma non ha nulla da proporre. Non c'è un motivo valido se non la voglia di sfasciare tutto e mandare a casa Berlusconi".
Oggi la Camera voterà sulla mozione presentata dal centrosinistra per chiedere le dimissioni del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo.
I finiani di Futuro e libertà -- che hanno creato gruppi autonomi dal Pdl a Camera e Senato -- ieri si sono riuniti assieme all'Udc, ai rutelliani dell'Api -- transfughi dal Pd ma ancora all'opposizione -- e al Movimento per le autonomie (Mpa), che finora ha votato la fiducia al governo, per decidere di far fallire la mozione di sfiducia.
Le quattro formazioni raccolgono 84 deputati che oggi si asterranno sulla mozione, ma l'auspicio dei loro leader è di ritrovarsi insieme in Parlamento da settembre "su altre questioni", come ha detto il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa.